Parla di “un’agenda antipopulismo“, di un fronte che includa anche Forza Italia. Se Enrico Letta dopo le amministrative aveva parlato di “nuovo Ulivo”, rivolgendosi agli alleati dei 5 stelle, Dario Nardella non deve aver sentito. Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni del sindaco di Firenze, esponente del Pd e già fedelissimo di Matteo Renzi al Corriere della Sera. “Enrico Letta e i sindaci sono i vincitori di questa sfida elettorale. Il segretario si è speso con generosità: al suo fianco noi abbiamo spinto i candidati sul territorio. Ma sappiamo tutti che le elezioni comunali sono ben diverse da quelle politiche”, dice Nardella. E quindi? “Dobbiamo esportare nella campagna del 2023 il ‘modello città‘, scommettendo su tre punti. Anzitutto un metodo di selezione dei candidati al parlamento: primarie sempre, e non liste bloccate, che rafforzerebbero l’idea di un partito di apparato. Poi un’agenda ‘antipopulismo‘, perché l’astensione è il frutto malato di una politica rissosa e demagogica che ha svilito le istituzioni e stancato i cittadini”.

Nardella si spende poi in elogi per lo storico rivale di Renzi: “Letta ora è l’unico che può mettere attorno a un tavolo tutti i leader: da Calenda a Speranza, passando per Conte e Renzi. Penso a una costituente per rilanciare quell’espressione assai felice del presidente Mattarella: ‘Questo è il tempo dei costruttori‘. Ecco: costruiamo un fronte delle forze europeiste, democratiche, di sinistra e liberali, senza escludere Forza Italia, che non può sottostare ai diktat della destra radicale. Per il successo di questa operazione serve meno ceto politico e più società civile”. Insomma, un asse con Forza Italia che in automatico esclude il “sogno” di un nuovo Ulivo di Letta. Le parole di Nardella, però, sono molto simili a quelle di Carlo Calenda, che su Repubblica si è detto a favore di un’ampia coalizione che confermi Mario Draghi a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni del 2023. “Una coalizione che crede nella democrazia liberale, nell’europeismo, pragmatica, competente. Una cosa che non può essere schiava dei tumulti di Raggi, Grillo, Salvini”, dice il leader di Azione che va anche più a destra di Silvio Berlusconi: “Ricordo che Giorgetti e Bersani governano insieme, e sono entrambi persone serie. Oggi la frattura passa su un crinale diverso dal passato, chi crede nella democrazia liberale e chi no. Letta è più vicino a Carfagna che alla Raggi”. Calenda però non ha citato Renzi: come mai? ” Porte aperte a chi vuole lavorare con noi. Ma non alleandosi con Micciché e i Cinquestelle, a seconda dei Comuni, mischiando politica e business“, risponde l’ormai ex candidato sindaco di Roma.

Articolo Precedente

Assalto Cgil, alla Camera la discussione delle mozioni sullo scioglimento di Forza Nuova: la diretta

next
Articolo Successivo

Roma, passaggio di consegne tra Virginia Raggi e il neo sindaco Roberto Gualtieri: “Onorata di aver guidato la città”. “Ora inizia il lavoro”

next