Non è affatto convinto da un centrosinistra che parta da Azione e arrivi al M5s. Anzi, volge lo sguardo anche dall’altra parte: perché c’è un’Italia “seria” che in parte “sta nel centrodestra”, in altre parole all’ala di Forza Italia riconducibile a Mara Carfagna. E mette un paletto anche a Matteo Renzi, con il quale un percorso si può anche fare ma chiarendo una “questione etica fondamentale”, ovvero che “non si possono mischiare gli affari con la politica”. Dopo il successo del centrosinistra nei ballottaggi dello scorso week end, dentro l’area magmatica che va da pezzi del Pd fino a Azione è già partito il gioco al distinguo rispetto alla traiettoria individuata dal segretario dem Enrico Letta per vincere le prossime Politiche. Il freno lo tira per primo Carlo Calenda in maniera chiara: “La lettura di queste ore del Pd ‘si vince mettendo tutto insieme da Conte a Calenda’ non mi convince affatto”. Perché, sostiene, il “dato delle elezioni è la scomparsa politica del M5S e la sconfitta della destra sovranista” e quindi “occorre rompere le alleanze con le forze anti sistema”.

La strategia del leader di Azione dopo aver mancato l’elezione a sindaco di Roma per la quale ha lavorato quasi un anno è un’altra: “Questo paese deve ricomporre l’Italia seria che una parte sta nel centrodestra e una parte che sta nel campo della sinistra”. Ma i paletti riguardano anche la presenza di Italia Viva, a causa dei rapporti di Renzi con il principe saudita Bin Salman e le sue cariche in società private, come quella nella società di car sharing Delimobil leader di mercato in Russia, ma anche per l’ondivago appoggio all’asse Pd-M5s in alcune zone e il lavoro dietro le quinte per stringere un patto con l’area di centrodestra in Sicilia: “Compito delle forze liberali è trovare una sintesi. Per farlo occorre essere netti sul rapporto tra politica e business/lobby, sul rinnovamento della classe dirigente – dice l’eurodeputato – Non si può stare con Miccichè e Cuffaro in Sicilia e con Fico a Napoli”. Altrimenti, sottolinea Calenda, “non è la versione italiana di Renew ma la versione Toscana dell’Udeur”.

Renzi, sostiene, “non l’ho sentito” però “Azione è apertissima al dialogo”, purché “si chiarisca” che “il business con la politica non possono stare insieme”, ha ribadito a L’Aria che Tira. Mentre l’analisi della vittoria di Letta, dice sempre Calenda, è in parte “sbagliata” perché “i cittadini oggi vogliono che ci sia una campo di forze, sì largo, ma che sia pragmatico, serio, capace di governare il Paese”. In altre parole, che porti “avanti l’esperienza di Draghi anche senza Draghi”. La questione si riduce in sostanza all’esclusione del Movimento 5 Stelle dal perimetro: “In queste elezioni ha preso meno della mia lista a Roma – attacca – La Raggi non è riuscita nemmeno a dire che votava Gualtieri, Di Battista sta girando le piazze, per fare non so cosa, i 5 stelle, esattamente come i sovranisti, quindi Meloni e Salvini, sono inaffidabili nella gestione di governo”. Il “perno” che va trovato, ha concluso il leader di Azione, è “quello europeo, dove i popolari, cioè Forza Italia, chiaramente rinnovata perché così non può andare avanti, i liberali, i verdi, e i socialdemocratici lavorano insieme”. Lo si può fare con i 5stelle? “Io non credo o, almeno, non con tutti”.

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