Dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco che ha negato la supremazia assoluta del diritto comunitario su quello nazionale e dichiarato la propria Costituzione incompatibile con due articoli del Trattato sull’Unione europea, diversi esponenti politici europei hanno proposto un paragone con un caso all’apparenza simile avvenuto in Germania. La questione ha tenuto banco anche in Italia: mentre il segretario del Partito Democratico Enrico Letta condannava il pronunciamento della corte polacca, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto sui social che l’accaduto rispecchia “esattamente quanto fatto più volte dalla Germania della Merkel”. In questo modo, la leader di FdI appoggia e in qualche modo giustifica il comportamento del partito Diritto e Giustizia (PiS), suo alleato nella famiglia dei Conservatori e Riformisti europei, che governa in Polonia e ha presentato il caso alla corte.

Quello alla situazione tedesca è infatti un riferimento utilizzato spesso anche dai legali del governo polacco durante l’udienza, per dimostrare una sorta di precedente giuridico che avrebbe giustificato una decisione analoga da parte del tribunale. In particolare, c’è una sentenza della Corte Costituzionale Federale tedesca, datata 5 maggio 2020, che sembra avvicinarsi a quella della sua recente corrispettiva polacca.

Il tribunale con sede a Karlsruhe stabilì allora che un programma di acquisto di bond effettuato nel 2015 dalla Banca centrale europea chiamato Pspp era stato illegale, salvo dimostrazione del contrario da parte della stessa Bce, perché violava il mandato dell’istituzione. Il pronunciamento suscitò clamore: di fatto negava quanto stabilito due anni prima dalla Corte di Giustizia europea, che invece aveva sancito la legittimità dell’operazione. Secondo la corte di Karlsruhe, il comportamento della banca era stato ultra vires, cioè invasivo del campo del diritto nazionale. La questione nel merito si risolse con una spiegazione della Banca federale tedesca ritenuta soddisfacente dalla corte, ma quella giuridica proseguì, tanto che la Commissione ha attivato a giugno una procedura d’infrazione contro la Germania sul tema.

Pur riguardando anch’essa la supremazia del diritto comunitario su quello nazionale, la sentenza tedesca è però molto diversa da quella polacca. “Il pronunciamento del 2020 fa riferimento a una questione molto tecnica, ossia se la politica di acquisto di obbligazioni della Bce fosse proporzionata o meno rispetto agli obiettivi perseguiti. La Corte di Giustizia europea non ha voluto approfondire, sostenendo che fosse compito di un organo di analisi economica e non di un tribunale. Quella costituzionale tedesca, invece, lo ha fatto”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Daniel Sarmiento, professore di Diritto dell’Ue all’Università Complutense di Madrid ed esperto dei due casi.

In Polonia, invece, la vicenda è molto più “giuridica” in senso stretto: “Il tribunale polacco ha giudicato la reazione dell’Unione europea di fronte a un progetto di sottomissione del sistema giudiziario da parte del potere politico. Le due questioni non hanno nulla a che vedere”. Questa visione è confermata da altri esperti, come il ricercatore polacco dell’istituto di ricerca Democracy Reporting International, Jakub Jaraczewski, secondo cui le recenti frizioni della Corte Costituzionale tedesca con la Corte Ue riguardano aspetti “relativamente minori”, come il diritto dell’organo comunitario di giudicare le operazioni della Banca centrale.

Al contrario, lo scontro intrapreso da quella polacca verte su un elemento chiave del diritto comunitario. La prova, per Daniel Sarmiento, è che la sentenza tedesca lasciava spazio a una soluzione, di fatto poi incontrata dalla Bundesbank. Quella polacca invece non ha rimedio, visto che sancisce l’incompatibilità dei Trattati europei con la Costituzione e non concede alla giustizia comunitaria di garantire l’autonomia giudiziaria dalla politica nei singoli Paesi. “Gli Stati membri non possono rinunciare al principio dell’indipendenza della magistratura, perché altrimenti l’Unione cesserebbe di essere un’Unione di diritto”, evidenzia l’accademico.

Un altro aspetto, non meno importante da considerare, è che il tribunale di Karlsruhe gode di incontestata legittimità, una condizione sicuramente non ascrivibile al suo omologo a Varsavia. “Il Tribunale costituzionale polacco è un organo prigioniero del partito governante, composto da giudici agli ordini del potere politico”. A dirlo non sono solo affermati esperti del settore, come Laurent Pech, direttore del dipartimento di Legge della Middlesex University di Londra. Anche la Corte europea dei Diritti dell’Uomo (che non è un’istituzione dell’Ue) ha ravvisato irregolarità nella nomina dei giudici costituzionali polacchi.

Per tutti questi motivi, secondo gli esperti ogni paragone dev’essere fatto con le dovute cautele e precisazioni. Ultimo dei quali, secondo Jaraczewski, il fatto che la corte tedesca lavorasse in “buona fede”, cercando il dialogo con la giustizia europea. Quella polacca, al contrario, sta di fatto attaccando la Corte di Giustizia dell’Ue per proteggere l’operato del governo di Varsavia. Se il caso tedesco è stato una sorpresa in ambito comunitario e ha suscitato polemiche, quello polacco sembra piuttosto l’atto finale, annunciato, di un lungo scontro politico e giudiziario tra la Polonia e le istituzioni dell’Unione.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Polonia vs Ue, era il 1964 quando si sancì il primato del diritto comunitario (grazie all’Italia)

next
Articolo Successivo

Polonia fuori dall’Ue? Non è come la Brexit: noi tentati di cacciarli, loro non vogliono andarsene

next