A nulla è valsa la manciata di ore in più guadagnate dai sindacati per tentare di evitare soluzioni unilateriali da parte di ITA sull’assunzione degli ex lavoratori Alitalia. Nessun accordo è stato raggiunto con l’azienda: dopo l’ultimatum di oggi per ottenere dai sindacati l’ok ad un taglio dei salari dal 30 al 40%, il presidente della società pubblica ITA, Alfredo Altavilla, ha deciso di andare dritto per la sua strada: ha iniziato a selezionare la forza lavoro per la compagnia che rileverà 52 aerei dall’Alitalia. Con l’aiutino del governo Draghi che nel decreto trasporti ha previsto la possibilità di spezzettare un’azienda in crisi per venderla anche bene per bene senza la necessità del passaggio in blocco dei lavoratori. “L’azienda, rilevata la indisponibilità alla firma unitaria dei testi presentati il 6 settembre, requisito imprescindibile per accompagnare la nascita di un progetto così ambizioso e di respiro internazionale, ha preso atto della impossibilità di addivenire ad un accordo – si legge nel comunicato diffuso in serata da ITA – Nell’impossibilità di soluzioni condivise, la conclusione di questa fase deriva dalla necessità di attivare i numerosi e complessi processi per garantire la partenza operativa il 15 ottobre e per consentire alle strutture aziendali l’esame dei 30mila profili ricevuti”. Per il resto, “Il presidente di ITA Alfredo Altavilla esprime il rincrescimento per l’impossibilità di arrivare ad un accordo, motivato dal perdurare di pregiudiziali puramente formali che nulla hanno a che fare con il merito e la bontà del progetto relativo alla nascita di ITA e che rispecchiano consuetudini e linguaggi non più attuali”, conclude la nota.

Pesante il clima della manifestazione indetta dai sindacati all’aeroporto di Fiumicino dove si sono riuniti più di 500 dipendenti con la protesta che si è spostata all’Eur davanti alla sede dell’azienda e ha bloccato al Roma-Fiumicino. Per i sindacati le “posizioni sono inavvicinabili” come ha dichiarato il segretario nazionale Ugl, Francesco Alfonsi. “Al momento una piattaforma di dialogo non c’è”, ha aggiunto il segretario nazionale Filt Cgil Fabrizio Cuscito. “Serve un intervento sia sul piano industriale per assumere più persone ed inoltre sui contratti, sull’adesione dell’azienda al contratto nazionale collettivo del lavoro. E soprattutto rifiutiamo azioni unilaterali”, ha aggiunto. Inoltre “c’è necessità di un approccio alle relazioni industriali dignitoso, non si può pensare di affrontare una trattiva contrattuale che parta da richieste di taglio del 40-50% del personale” come ha spiegato il segretario nazionale della Uil Trasporti, Ivan Viglietti. Ma, secondo Antonio Amoroso, segretario nazionale trasporti Cub, la cosa più inquietante per i lavoratori è il fatto che un’azienda pubblica stia dribblando i vincoli previsti dalla legge italiana nel trasferimento dei contratti di lavoro con il passaggio del ramo di azienda. “È un precedente pericoloso, messo in campo per di più, da una società completamente controllata dal Tesoro. La disapplicazione del contratto nazionale non è stata mai chiesta da Bruxelles come non è mai stata chiesta l’uscita di Alitalia dall’associazione datoriale di categoria”, ha spiegato Amoroso.

I sindacati – soprattutto Cgil, Cisl e Uil – hanno insistito ancora sulla necessità di ottenere dal governo la cassa integrazione fino al 2025 per tutti i lavoratori Alitalia che non dovessero essere ricollocati. Per la Cub invece meglio sarebbe puntare sul piano di rilancio e sul lavoro visto che lo Stato ci sta mettendo altro denaro pubblico. La questione cassa integrazione non è certo una richiesta da poco dal momento che gli ammortizzatori sociali sono attualmente previsti fino al 22 settembre con la possibilità di proroga per altri dodici mesi. Per non parlare del fatto che ITA assorbirà circa 2800 dipendenti (con “l’applicazione di un regolamento aziendale”, come spiega ITA) su un totale di 10500 lavoratori solo ed esclusivamente nel segmento aviation. Nulla si sa invece ancora sulle prospettive per il settore handling e manutenzione dove i tagli saranno comunque consistenti. Per il governo Draghi, del resto, non esiste un piano B: “La rotta è obbligata e stiamo cercando di proseguirla nel modo migliore possibile – ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti rispondendo nell’Aula della Camera al question time a un’interrogazione di Leu – È un passaggio delicato e complicato e delicato, ma ribadisco che l’alternativa a questo passaggio era il fallimento, non ancora del tutto scongiurato perché gli aiuti di Stato deliberati dal Parlamento sono oggetto di decisione, che anche questa è pendente e rischia di compromettere l’operazione”. In dettaglio, sulle prospettive occupazionali, Giorgetti ha precisato che la discontinuità pretesa dall’Ue “vale per tutto, vale per il ramo aviation, e vale per il personale, perché la discontinuità non è soltanto sui numeri, ma è anche sui contratti di lavoro”. Fermo restando l’autonomia concessa ai suoi amministratori dall’azionista ministero dell’Economia.

Detta in altri termini, il governo dà la benedizione all’idea che, nel passaggio dalla vecchia Alitalia ad ITA, scompaia il fardello dei dipendenti e si faccia spazio a nuovi contratti. Accordi che, nei progetti di Altavilla, prevedono la selezione attraverso una piattaforma del nuovo personale (già 29mila le domande) con tagli dei salari del 30% sul contratto nazionale del personale navigante e il 20% di quello di terra. “Dal ministro Giorgetti è giunta una risposta insoddisfacente. La rotta non era obbligata. Sulla liquidazione di Alitalia e sulla strutturazione di ITA il governo prova a scaricare le proprie responsabilità politiche sulla Commissione europea – ha dichiarato il deputato Leu, Stefano Fassina – Ma la disapplicazione del contratto nazionale di lavoro, come la scelta sull’aggiramento dell’articolo 2112 del Codice civile in merito al trasferimento del personale da Alitalia a Ita e sulla durata della cassa integrazione sono interamente del governo”. Con il rischio concreto che la storia si ripeta anche altrove.

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Alitalia, lavoratori in protesta sotto la sede di Ita all’Eur: il corteo blocca la Roma-Fiumicino – Video

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