Un cortocircuito al 15esimo piano, poi il passaggio decisivo, “l’effetto camino”, creatosi nell’intercapedine tra le finestre e la struttura in metallo che sorreggeva la ‘vela’. È questa l’ipotesi che sta prendendo corpo dopo i primi accertamenti tecnici dei Vigili del fuoco, supportati dai colleghi romani del Nucleo investigativo antincendi, nel day after dell’incendio che ha divorato la Torre dei Moro di via Antonini, a Milano. La possibilità che sia stato un cortocircuito a scatenare le fiamme è una di quelle al vaglio degli investigatori e degli inquirenti, guidati dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, che in giornata aprirà un fascicolo con le ipotesi di disastro colposo o incendio colposo. Viene invece data per certa la dinamica dello sviluppo del maxi-rogo: dopo l’innesco al 15esimo piano, in un appartamento in quel momento vuoto, si è rapidamente propagato a tutto l’edificio a causa dell’’effetto camino’, generato dallo spazio fra la struttura in cemento armato e la copertura in metallo. Un’intercapedine di alcuni centimetri in cui l’aria all’interno ha accelerato la diffusione delle fiamme, che hanno velocemente divorato la struttura esterna e l’edificio.

Le verifiche strutturali sull’edificio – In queste ore sono in corso verifiche strutturali sul palazzo, all’interno del quale resistono ancora piccoli focolai sotto controllo. La squadra di polizia giudiziaria insieme al magistrato sta controllando uno per uno gli appartamenti, mentre i Vigili del fuoco sono al lavoro sulla verifica della statica del manufatto, per capire se sia necessario abbatterne alcune parti. “Ci sono ancora focolai dal piano dodici al diciannove”, ha detto un vigile del fuoco. “Bisogna smassare la cenere e spegnere ma ci vuole pazienza, quante ore ci vorranno non lo so, il lavoro è lungo perché la brace va smassata e col vento ricomincia a bruciare”. Per quanto riguarda la stabilità, i Vigili hanno spiegato che i solai sono danneggiati ma la struttura della vela e gli ancoraggi non lo sembrano, e anche il blocco scale è stabile. Intanto emerge chei proprietari dell’appartamento al quindicesimo piano dal quale si è sprigionato l’incendio erano in ferie da due settimane: l’ultima persona che era entrata nell’abitazione, a quanto si apprende, è stato il portiere dello stabile che 5 giorni fa era andato ad innaffiare le piante.

La pm Siciliano: “Possibili criticità del sistema antincendio” – “L’accesso è stato eseguito fino al dodicesimo piano, al momento manualmente. Si conferma che non ci sono vittime, che è la cosa più importante, se non un cagnolino”, ha detto la pm Siciliano. “Per il momento a quanto pare non ci sono grossi problemi di stabilità, almeno per introdursi e poterlo ispezionare. All’interno si può entrare solo con cure straordinarie, perché il grande calore si è sviluppato ha distrutto le solette. La struttura nell’insieme regge, ma le solette sono pericolanti. È molto pericoloso. I droni – ha spiegato – ci stanno consentendo di avere delle immagini molto buone anche all’interno degli appartamenti. Ritengo che in un tempo molto ragionevole si potrà cominciare ad avere qualche risposta“. Ma “qualunque ipotesi sarebbe veramente dissennata in questo momento”, precisa, “è veramente troppo presto. Quella del cortocircuito è una delle ipotesi”. Ai giornalisti che le hanno chiesto se il sistema antincendio abbia funzionato, Siciliano ha risposto: “Al momento forse emergono delle criticità, che però devono essere ancora valutate”. Le bocchette antincendio, secondo quanto si apprende da fonti investigative, si sono attivate correttamente fino al quinto piano del palazzo, non hanno funzionato dal quinto al decimo piano e hanno funzionato in parte nei piani superiori. Nei due piani interrati, invece, gli erogatori si sono azionati per spegnere le fiamme. Le scale del palazzo hanno invece permesso alle persone di evacuare il palazzo in sicurezza, perché costruite nel rispetto delle norme antincendio e antifumo.

“Pannelli bruciati come il cartone” – Nei prossimi passaggi dell’inchiesta, la procuratrice aggiunta e il sostituto Pasquale Addesso acquisiranno tutta la documentazione relativa alle modalità di costruzione del grattacielo e ai materiali utilizzati. Si dovrà verificare se il materiale che è stato usato per realizzare i pannelli di rivestimento del palazzo, ossia una sorta di “cappotto termico“, era indicato come ignifugo o meno. “Ero appena tornato a casa dalle vacanze, ho sentito un forte odore di fumo già sul pianerottolo, mi sono affacciato dalla finestra e ho visto le volute di fumo provenire dall’appartamento di sotto al quindicesimo piano”, ha raccontato, sentito dagli investigatori, un inquilino del sedicesimo. “Abbiamo visto che i pannelli rivestiti di alluminio che rivestivano il palazzo hanno preso fuoco, però bisogna esaminare il materiale, e sono tutte cose che andranno fatte in laboratorio“, spiega ancora Siciliano. “Poi bisognerà verificare la normativa dell’epoca, perché questo palazzo ha dieci anni: sembrano molto pochi, ma in dieci anni tante normative sono cambiate e ci sono anche nuove conoscenze sui materiali”, ha chiarito, “per cui ci sono tante cose da valutare che richiederanno tempo e grande accuratezza”. E da ambienti della procura filtra che i pannelli sono “bruciati come il cartone“, il che fa ritenere che, “evidentemente”, il materiale con cui erano realizzati non fosse ignifugo.

La normativa pre-2013 – E in effetti, come sottolinea il direttore centrale antincendio dei Vigili del Fuoco Stefano Marsella, l’edificio era stato progettato e realizzato con i requisiti antincendio previsti all’epoca della costruzione, dunque prima del 2013, quando sono sono stati fatti aggiornamenti sulla normativa antincendio che riguarda le facciate. Marsella ha annunciato un nuovo decreto per la sicurezza antincendio proprio delle facciate e delle sovrastrutture esterne dei palazzi, comprese le coperture. “In Italia – spiega – esiste una normativa antincendio che indica come devono essere progettati gli edifici e una specifica per quelle che tecnicamente si chiamano “facciate continue“, vale a dire i rivestimenti di un edificio, i cappotti. Nel 2013 sono state pubblicate le linee guida per questi rivestimenti, recepiti con il decreto del gennaio 2019 relativo alle norme antincendio per gli edifici civili e ora, come Comitato centrale tecnico scientifico di prevenzione incendi, abbiamo definito il nuovo decreto per la sicurezza delle facciate, che aggiorna la guida tecnica del 2013: è in corso la notifica a Bruxelles e nel 2022 dovrebbe essere pronto”. Intervistato dall’Ansa, il docente di Architettura tecnica del Politecnico di Milano Stefano Lucchini conferma che non è stato “applicato alcun criterio progettuale antincendio per la parte esterna dell’edificio, perché all’epoca non c’erano riferimenti normativi sul tema”. Mentre esistevano rispetto alla struttura interna, come dimostra il fatto “che al momento non risultano vittime e c’è stato il tempo di evacuare i residenti dell’edificio”.

I vigili: “Mai vista a Milano una cosa così” – Per ora, si specifica intanto a Palazzo di giustizia, la priorità resta la messa in sicurezza dell’edificio, perché si temono soprattutto crolli interni e non è esclusa la necessità di abbattere per sicurezza parti della struttura, soprattutto il “cappotto esterno”. Per quel che riguarda il rischio strutturale, il comandante di Milano Giuliano Santagata ha chiarito che “sarà verificato da uno strutturista. Noi diciamo per precauzione che adesso l’edificio è pericolante. Questa struttura è stata compromessa da un incendio e quindi potrebbe subire danni. La verifica sarà fatta nelle prossime ore, c’è qualche situazione di pericolo e questo non si può nascondere, ma nessuno può dire se cadrà il palazzo. Mai vista a Milano una cosa così“, ha concluso il comandante dei Vigili del fuoco sottolineando che è “probabile” che la facciata “fosse fatta di materiale molto combustile“. Una dichiarazione che avvalora quanto emerso già domenica, cioè che il materiale utilizzato fosse polistirene. Un’eventualità allontana dall’amministratore dello stabile, Augusto Bononi, che ha riferito come la facciata era composta di Alucobond, un pannello composto da due lamiere esterne di alluminio e un nucleo centrale di sostanze minerali difficilmente infiammabili o ignifughe.

I residenti: “Ha preso fuoco come un fiammifero” – “Siamo 70 famiglie senza una casa, oggi ripartiamo da zero”, ha raccontato una residente. “Io abitavo al quarto piano. Non è rimasto nulla del palazzo”. Ieri in preda alla fretta di scappare “c’è chi ha lasciato gli animali domestici in casa” perché “non si pensava che sarebbe stata una cosa così veloce e così devastante”, ha aggiunto. La facciata del palazzo ha preso fuoco “come un fiammifero”, come “un fazzoletto imbevuto di alcol” e in meno di 30 minuti è divorata dalle fiamme, hanno spiegato altri abitanti del grattacielo. In totale gli evacuati sono 74, ha spiegato l’assessore alle Politiche abitative del Comune di Milano, Gabriele Rabaiotti. Alcuni hanno dormito in un hotel a pochi metri da quella che era la loro casa e ancora oggi non si spiegano come possa essere accaduto e chiedono che vengano stabilite presto le responsabilità.

La coppia: “Siamo senza casa, vogliamo giustizia” – Silvana e Carmelo hanno fatto a piedi le scale che li separavano dall’uscita appena hanno sentito odore di fumo e visto il fumo che dai piani sopra al loro si propagava sempre più velocemente nelle scale del palazzo. “Abbiamo fatto le undici rampe di scale di corsa – hanno spiegato – Siamo scesi e abbiamo visto che c’erano delle fiamme al quindicesimo piano. In meno di mezz’ora, anzi in pochi minuti, c’è stato un effetto fiammifero. Io spero che la magistratura indaghi velocemente perché noi siamo rimasti senza casa. Un palazzo che ha dieci anni è finito così. Noi condomini vogliono una sorta di giustizia. Abbiamo visto una fiammata velocissima su tutto l’edificio”. Sul fronte delle responsabilità, anche il sindaco Beppe Sala ha chiesto risposte in tempi brevi: “La magistratura – ha detto – è già al lavoro per chiarire la dinamica dell’accaduto. Il mio auspicio è che le responsabilità siano accertate con rapidità. La Torre dei Moro è stata costruita poco più di 10 anni fa e non è accettabile che un edificio così moderno si sia dimostrato del tutto vulnerabile”.

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