Il ministero dell’Economia smentisce di avere responsabilità nel nuovo pasticcio che riguarda il pagamento della cassa integrazione. Due giorni fa Italia Oggi aveva dato notizia che centinaia di migliaia di persone (fino a 600mila secondo il quotidiano economico) sono in attesa della cig da mesi “perché la Ragioneria dello stato, guidata da Biagio Mazzotta, non sblocca i fondi”, anche se “l’Inps è al passo con i tempi di autorizzazione delle istanze presentate dai datori di lavoro”. Questo a causa di un meccanismo adottato dalla stessa Ragioneria per “fare cassa, risparmiare“. Mercoledì sera però da via XX Settembre è arrivata una secca smentita.

Il ministero, dopo aver chiarito che “la Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato né ritardato in alcun modo il trasferimento delle somme da destinare alla quota di integrazioni salariali finanziata dallo Stato per il 2021″, specifica che Mef e Ragioneria “hanno fornito tutto il necessario e tempestivo supporto, anche attraverso il dialogo costante con le strutture Inps, per il superamento dei blocchi autorizzatori determinati dalle modalità di imputazione adottate dell’Istituto di previdenza“, che sono quelle previste per legge, “anche suggerendo una diversa e più flessibile allocazione delle risorse previste tra i diversi istituti di integrazione salariale e in relazione agli specifici stanziamenti di bilancio previsti, al fine di agevolare l’attività amministrativa e di riconoscimento dei trattamenti di integrazione salariale”. La colpa sarebbe dunque dell’Inps, tanto più che “nel corso del 2021, per facilitare l’attività dell’Istituto, MEF e RGS si sono fatti promotori di interventi legislativi, tra i quali il DL 41/2021 e il DL 73/2021, volti a potenziare gli strumenti di flessibilità a disposizione dell’Inps per consentire un più efficiente utilizzo e una migliore allocazione delle risorse”.

All’istituto non risulta che siano in ritardo pagamenti per 600mila persone. Anche lo scorso anno, durante il picco della pandemia che ha visto Inps erogare cassa integrazione Covid per circa 28 miliardi di euro a oltre 7 milioni di lavoratori, ci sono stati ritardi poi risolti anche grazie alle interlocuzione con il Tesoro. Lo scorso aprile, poi, è partita la nuova modalità di invio dei flussi di pagamento diretto tramite il modello Uniemens.

Certo è che il Tesoro ha ritenuto necessario precisare che le risorse finanziarie “previste a legislazione vigente per l’attività di riconoscimento dei trattamenti da parte dell’Inps sono state rese disponibili integralmente e immediatamente, non essendo prevista alcuna modalità di erogazione “a tranche” da parte della Ragioneria Generale”. Nessun blocco da parte degli uffici che fanno capo a Daniele Franco, dunque. Che nel frattempo secondo La Stampa viene però tirato in ballo anche dal titolare del Lavoro Andrea Orlando: secondo il quotidiano torinese il ministro, sulla graticola per il ritardo nel varare la riforma degli ammortizzatori, “con chi gli ha parlato qualche giorno prima di Ferragosto è stato netto: «Se non fosse per il Mef la riforma degli ammortizzatori l’avremmo già fatta»”. Perché i tecnici dal Tesoro non sono ancora in grado di dire quante risorse saranno a disposizione per finanziare la revisione e quanto, invece, sarà a carico delle imprese. Lo staff di Orlando ha fatto sapere che “quanto viene ricostruito dal giornale, a partire dai virgolettati attribuiti al ministro, non corrisponde al vero”.

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