“Quando sono arrivato in Rai nel 1969, non avevo esperienza né di tv né di giornalismo – racconta a ilfattoquotidiano.it Bruno Pizzul, mentre segue da casa sua le Olimpiadi di Tokyo – Ero un novellino e Nando Martellini mi ha accolto con simpatia e con una umiltà unica. Non era uno che dava consigli, era modesto e mai presuntuoso: si raccomandava soltanto di essere sempre se stessi perché in diretta si capisce se uno è spontaneo o cerca di imitare qualcun altro. Faccio fatica ora a nascondere un pizzico di emozione mentre penso a lui, a Carosio e Albertini. Tutti inviati in Messico per il Mondiale del 1970, il mio primo grande evento”. Pizzul ricorda con commozione il collega, proprio oggi di Nando Martellini ricorre il centenario della nascita (è morto a Roma il 5 maggio 2004). “Sono stato spesso accanto a Nando in tribuna stampa – continua – anche durante quella Coppa del Mondo. No, non mi è mai capitato di condividere con lui una telecronaca, allora non si usavano le seconde voci”.

Nato il 7 agosto di cento anni fa in un paesino della Ciociaria, un giovane Martellini venne preso dalla R.A.I. come annunciatore nel 1944. Dovrà occuparsi soprattutto di politica estera, ma già nel 1946 su spinta di Vittorio Veltroni commenterà per radio la sua prima partita di calcio, Bari-Napoli 2-2. Due anni dopo fece l’esordio al Giro d’Italia, mentre nel 1956 alle Olimpiadi di Melbourne fu l’inviato del Giornale Radio. Con le telecronache esordì nel 1958, da quel momento parteciperà a sei Mondiali di calcio, compreso quello vinto dall’Italia nel 1982, e a cinque Europei, tra i quali il 1968 conquistato dagli azzurri. Proprio durante il torneo di Roma si alternò alla telecronaca della Nazionale con il pioniere Nicolò Carosio. Doveva essere così anche nel mondiale messicano di due anni dopo. Nel quarto di finale col Messico la telecronaca dell’Italia toccò a Martellini. La Rai tuttavia annunciò che sarebbe stato ancora lui al commento nella semifinale con la Germania. Dopo aver fatto la prima dell’Italia, Carosio fece come da accordi la terza del girone con Israele, finita 0-0. Il telecronista disse in diretta un paio di volte “etiope” ad uno dei due guardalinee, mostrando un po’ di astio per alcune scelte arbitrali. Si sparse la voce con ogni probabilità infondata che lo avesse invece chiamato in termini razzisti. Ci furono polemiche anche sui giornali nei giorni seguenti. Carosio rimase così in Messico, ma venne dirottato allo stadio di Guadalajara per l’altra semifinale del torneo. Gli venne dunque tolta la Nazionale. La mitica Italia-Germania 4-3 fu dunque raccontata in piena notte proprio da Martellini. “Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani!”, disse a milioni di telespettatori in Italia. A telecronaca conclusa ebbe pure una crisi nervosa che lo portò quasi alle lacrime per l’emozione.

L’anno seguente Martellini diventò la voce titolare dell’Italia, di cui nelle successive quindici stagioni salterà pochissime telecronache, alcune di queste rimpiazzato proprio da Pizzul. Il Mondiale del 1986 doveva essere il suo l’ultimo, ma una volta arrivato in Messico ebbe un malore e fu sostituito proprio dal più giovane collega friulano. Pochi giorni dopo Nando andò in pensione e Bruno prese definitivamente il suo posto, quest’ultimo non ebbe però la fortuna di commentare né un Europeo vinto né di dire qualcosa di simile al “Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!” che Martellini tirò fuori dal cilindro in Spagna. “Dopo che l’ho sostituito – conclude Pizzul – è continuata la nostra amicizia. Andavo a trovarlo a Terracina, dove aveva messo la residenza. Onestamente non sono mai riuscito a trattarlo come un collega normale, per me è sempre stato Martellini”.

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