Dopo il voto del Parlamento europeo di marzo, adesso anche il Tribunale dell’Unione europea conferma la revoca dell’immunità da europarlamentare per l’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, e i suoi ex ministri, Toni Comín e Clara Ponsatí. La decisione dei giudici dà ragione quindi alla Plenaria di Strasburgo, di cui i tre fanno parte dal 2019, che a inizio anno aveva votato con 400 sì, 248 i no e 45 astenuti la revoca all’immunità che apre le porte a un nuovo esame delle richieste di estradizione emesse dalla Spagna: ad esaminarle, nei casi di Puigdemont e Comin, sarà la giustizia belga, mentre Ponsati vive in Scozia.

Secondo i giudici, però, questa loro decisione non apre nuovamente al rischio estradizione, e quindi di incarcerazione, dei tre leader catalani, fuggiti dal Paese dopo il referendum sull’indipendenza del 2017 ritenuto illegale dal governo centrale spagnolo e che è costato loro le accuse di sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici (quest’ultimo reato solo per Puigdemont e Comìn). Nelle motivazioni si legge infatti che “non vi è motivo di ritenere che le autorità giudiziarie belghe o le autorità di un altro Stato membro possano eseguire i mandati d’arresto europei emessi nei confronti dei deputati e consegnarli alle autorità spagnole”. Attualmente sono ancora in corso in Belgio e nel Regno Unito i procedimenti legali per decidere se le autorità locali debbano eseguire la richiesta di estradizione della Spagna. Ma la battaglia legale non è destinata a finire in tempi brevi: se la giustizia europea e le corti belghe dovessero dare un giudizio sfavorevole, Puigdemont e Comín potrebbero decidere di andare in Cassazione e, se necessario, anche davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Tranquillità trapela anche da Junts per Catalunya, il partito del leader indipendentista, secondo cui la decisione della giustizia europea “non mette a rischio” i suoi “diritti politici”. In una nota, la formazione sostiene infatti che la decisione del Tribunale dell’Unione europea determina che, nel caso in cui la Spagna riattivasse ordini internazionali d’arresto nei loro confronti, “ripristinerebbe misure cautelari” a tutela dei tre esponenti catalani.

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