Multa record per il colosso globale dell’e-commerce Amazon. L’autorità lussemburghese per la protezione dei dati personali (Cnpd) ha inflitto al gruppo statunitense una multa da 746 milioni di euro per aver trattato i dati personali in violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea (Gdpr). La decisione, risalente al 16 luglio scorso, conclude un’indagine partita da una denuncia del 2018 da parte del gruppo francese per i diritti alla privacy La Quadrature du Net.

A comunicarlo è la stessa azienda che però rilancia definendosi “fortemente in disaccordo con la sentenza dell’Autorità lussemburghese” e annuncia quindi ricorso. “La decisione relativa al modo in cui mostriamo ai clienti pubblicità rilevante, si basa su interpretazioni soggettive e inedite della normativa europea sulla privacy e la sanzione proposta è del tutto sproporzionata anche rispetto a tale interpretazione”, aggiunge Amazon. “Mantenere la sicurezza delle informazioni relative ai nostri clienti e la loro fiducia sono priorità assolute per noi. Non c’è stata alcuna violazione di dati personali, né alcuna esposizione a terze parti di dati relativi ai nostri clienti. Queste circostanze sono indiscutibili”.

L’azienda è nata a Seattle negli anni ’90, città in cui si trova ancora oggi la sua sede centrale, ma è operativa in tutto il mondo tramite portali web di e-commerce e sedi fisiche. Conta, a livello globale, una forza lavoro composta da oltre 640 mila dipendenti. In Italia impiega circa 8500 addetti. E’ uno dei primi gruppi al mondo per valore di borsa con una capitalizzazione di 1.800 miliardi di dollari. Ieri il gruppo ha diffuso i dati sul secondo trimestre dell’anno che, nonostante utili in crescita del 5% a 7,8 miliardi, ha deluso gli analisti per la previsione di un rallentamento della crescita dei ricavi nel terso trimestre. Dopo i dati di bilancio e la notizia della sanzione il gruppo perde in borsa oltre il 7%.

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