Alessandro Miressi a fine gara lo ha detto apertamente: “Abbiamo scritto una pagina di storia”. Mentre parlava, sfiorava l’argento appena conquistato nella 4×100 stile libero uomini. Vincere una medaglia in una staffetta veloce dice tanto dello stato del nuoto di un Paese, ne marchia a fondo la qualità estrema a cui è arrivato. Che ci sia un diamante all’interno di una Nazionale capita a tanti movimenti internazionali e dipende molto anche dal caso e da madre natura, che ha dotato qualche atleta di un fisico o di un talento fuori dal comune. Ma se si riesce a essere competitivi con le staffette (e sarà competitiva anche la nostra 4×200 stile libero e la 4×100 mista uomini), significa che l’Italia ha raggiunto un livello paragonabile alle grandissime scuole natatorie, come quella americana e australiana in primis.

È stata una vittoria dell’intero movimento questo fantastico argento, ma nello specifico di quattro uomini, capaci di reggere la pressione nonostante siano ancora molto giovani. Ad aprire le danze, Alessandro Miressi, il nostro “cannone”, un ragazzo di 202 cm per 96 chili, nato a Torino nel 1998, che ha da anni ormai la pazza idea di sfidare australiani, russi, americani nella gara regina del nuoto, ovvero i 100 metri stile libero. Abbiamo avuto nella nostra storia un bi-campione mondiale nella distanza, Filippo Magnini, oro nel 2005 che nel 2007, ma nessuno aveva mai avvicinato i grandissimi in un contesto olimpico. Per cercare fin da subito di tenere testa al nostro Miressi, gli Usa hanno schierato in prima frazione il loro uomo migliore, Caleb Dressel, partito in maniera sensazionale ma poi rimontato da Miressi, con un arrivo spalla a spalla.

In seconda frazione abbiamo schierato Thomas Ceccon, al momento dello start la nostra incognita più grande. Non tanto per la classe di Thomas che è un atleta eccezionale, ma per il fatto che a 20 anni, alla prima Olimpiade e dopo aver stupito tutti nei 100 dorso arrivando in finale con il quarto tempo generale, Ceccon doveva subito rituffarsi in acqua ed essere performante nella staffetta 4×100. Ma Ceccon è fatto per stupire e si è avvicinato molto agli statunitensi, tenendo dietro Australia e Canada. A fine gara, ai microfoni Rai ha detto, con la consapevolezza del campione del futuro: “Sapevamo di avere una buona possibilità di medaglia. Ho fatto la scelta di fare entrambe le gare, dato che ero andato bene nel dorso non potevo che fare altrettanto in staffetta”. Come se fosse facile fare quello che hanno fatto.

Se Miressi e Ceccon erano in parte attesi a livelli altissimi, a darci la gioia più grande sono stati gli ultimi due frazionisti. Il terzo è stato Lorenzo Zazzeri, fiorentino, cresciuto anno per anno partendo da molto lontano. Il nuoto italiano lo scopre nel 2016 quando vince i 100 sl al trofeo Mussi Lombardi Femiano e nello stesso anno abbatte una soglia anche psicologica importante, quella dei 49”, nuotando 48”96 ai Campionati italiani e qualificandosi per le Universiadi di Taipei 2017, dove vince la sua prima medaglia internazionale con la 4×100 sl nuotando in prima frazione 48”89. Fino a oggi aveva brillato molto di più in vasca corta, con due bronzi ai Campionati europei di Copenaghen nel 2017, bronzo vinto nella 4×50 ai Mondiali di vasca corta a Hangzhou nel 2018. Il Direttore tecnico della nostra Nazionale di nuoto, Cesare Butini, lo ha voluto fortemente e oggi Lorenzo lo ha ripagato con una frazione ottima che non ha lasciato scappare gli americani, prima dell’ultima affidata a Manuel Frigo. A fine gara era il più emozionato di tutti e ha tenuto a sottolineare l’importanza del gruppo: “Sono felicissimo di farne parte”, ha detto ai microfoni Rai prima della consegna della medaglia, “siamo uniti, ci siamo abbracciati anche prima di partire, eravamo convintissimi di poter fare una grande gara”.

Infine Manuel Frigo, quello che, numeri alla mano, era considerato il nostro anello debole. Con il suo baffo molto anni ’70 forse voleva nascondere anche il timore di affrontare questo suo primo enorme evento internazionale dopo che aveva ben figurato ai Mondiali di Gwangju nel 2019. Lo abbiamo sostenuto tutti durante la sua ultima frazione, perché ha nuotato più con il cuore e la voglia che con la tecnica, ha stretto i denti e ha tenuto dietro i frazionisti di Australia e Canada che hanno fatto di tutto per prenderlo. Il risultato finale della grande impresa di questi quattro ragazzi è stato l’argento olimpico con il nuovo record italiano a 3.10.11. Qualcosa di enorme, che certifica la grandezza ormai raggiunta del nuoto italiano con un futuro ancora tutto da scrivere.

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