di Marco A. Munno

L’impresa dell’Italbasket a Belgrado

Sembrava l’ennesima occasione in cui si sarebbe pensato solamente alla prossima possibilità. L’Italia della pallacanestro non ha più partecipato alle Olimpiadi dal 2004, in cui si accomodò sul secondo gradino del podio, superata solamente in finale dall’Argentina della Generacion Dorada.

Da allora, nonostante la migrazione più corposa di ragazzi italiani dal vecchio continente alla NBA, i Giochi sono sempre stati un miraggio, con la delusione più grande arrivata nel 2016, con la finale del PreOlimpico per ottenere la qualificazione persa a Torino, nel torneo organizzato in casa. Figurarsi allora se sarebbe stato possibile acciuffare la partecipazione conquistando il torneo organizzato a Belgrado, nella tana della squadra che a ranghi completi nei pronostici avrebbe potenzialmente conteso la medaglia d’oro agli Stati Uniti.

Se le altre avversarie non preoccupavano più di tanto, la sfida con la Serbia era vista come impossibile. Pure a roster ridotti, con gli uomini di Kokoskov più profondi nonostante le assenze (in casa azzurra belle pesanti, col trittico Gallinari-Datome-Belinelli). E invece.

Achille Polonara e Simone Fontecchio hanno mostrato tutti i miglioramenti derivati dalla loro esperienza in Eurolega fuori dalla penisola, il figlio d’arte Nico Mannion con l’incoscienza dei suoi vent’anni ha affrontato a viso aperto la difesa avversaria, Alessandro Pajola ci ha aggiunto la grinta necessaria insieme a quella degli altri compagni per uscire dall’inferno di Belgrado con un risultato incredibile: 102 punti segnati ai padroni di casa, che attoniti hanno visto sfuggire un risultato mai sfiorato nel corso di una partita perfetta dei ragazzi di coach Sacchetti.

Capitan Melli, unico presente in quel di Torino (insieme a Stefano Tonut) dopo la delusione del 2016 ha trovato il proprio riscatto. È il suo, abituato all’umiltà e al sacrificio lungo tutta la carriera, il volto di un’Italbasket che finalmente si riaffaccia alla competizione a cinque cerchi, con la speranza di bissare l’impresa dei ragazzi proprio di quel 2004, con una medaglia portata a casa nonostante la nutrita concorrenza (così come in questa occasione). Se poi addirittura si volesse vincere la finale…

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