Parli di Ranieri e subito riaffiora in mente la favola del Leicester. Grazie a quell’impresa, probabilmente la più incredibile del calcio moderno, l’allenatore testaccino si é liberato dell’etichetta di eterno secondo, cambiando per sempre la propria narrazione. Per gli acuminati tabloid inglesi, che durante l’avventura al Chelsea lo avevano descritto come un “tinkerman” – l’indeciso – dal 2016 é diventato Sir Claudio. Da Sor a Sir, un certificato di affetto e stima, a testimonianza di un legame speciale con l’Inghilterra. Una nazione e una nazionale che aspetta di festeggiare da più di mezzo secolo e che domenica sera, a Wembley, vuole farlo battendo gli azzurri nella finale di Euro 2020.

L’Inghilterra gioca in casa ed é favorita. Come può l’Italia di Mancini metterla in difficoltà?
L’Inghilterra è sicuramente favorita. Ci sarà lo stadio pieno e credo che per un buon 80-90% sarà riempito da tifosi inglesi. Ma non credo che questo possa incutere timore né a Mancini né ai giocatori, abituati ad esprimersi in determinati contesti. Anzi, forse potrebbe rivelarsi un elemento di ulteriore pressione per gli inglesi e quindi giocare paradossalmente a nostro favore. Di sicuro assisteremo ad una bella partita.

L’Italia, rispetto al passato, sta mostrando uno stile di gioco molto più propositivo e meno reattivo. Si ha la sensazione che questa squadra abbia voglia di determinare il proprio destino.
L’Italia sta mettendo in mostra qualcosa di diverso rispetto a quello che all’estero viene definito spregiativamente come “gioco all’italiana”, contraddistinto da un atteggiamento eccessivamente attendista. In questo Europeo, a dire il vero, ho visto molto squadre giocare “all’italiana”. Ad esempio lo ha fatto anche il Belgio nella partita contro di noi, quando ha adottato uno stile di gioco basato su difesa e contropiede. Quella che sta portando avanti Mancini è una filosofia bella, propositiva e fresca. Tutti in Italia apprezziamo il gioco propositivo. Poi è chiaro: è assolutamente legittimo che chi ha dei valori tecnici non proprio d’eccellenza sfrutti tutte le conoscenze tattiche a sua disposizione per arrivare al risultato.

Quanto peserà l’assenza di Spinazzola?
Spinazzola stava disputando un Europeo meraviglioso. Era probabilmente il giocatore più in forma di tutti, ma adesso è inutile pensarci. Emerson Palmieri, che presumibilmente giocherà al suo posto, ha fatto bene e sono convinto che farà lo stesso domenica, anche se sarebbe sbagliato fare paragoni con il terzino della Roma.

Dopo aver sofferto con la Spagna, secondo lei l’Italia ritornerà a praticare il calcio propositivo che l’aveva contraddistinta in questo Europeo?
Bisogna dare merito alla Spagna in questo caso. Quando affronti la Roja già conosci in anticipo il tipo di partita che ti attende: sai già che manterranno il pallino del gioco in mano e che sarà molto difficile strapparglielo. Sono anni che giocano in questo modo, è una scuola che si tramanda da generazioni. Poi giocando senza attaccante, non dando punti di riferimento all’Italia, la difficoltà per gli azzurri è aumentata. Ma si è trattato di un rischio abbastanza calcolato: la Spagna ha fatto molto possesso palla, ma alla fine piuttosto sterile, senza creare molti pericoli dalle parti di Donnarumma. L’ingresso di Morata, infine, gli ha permesso di essere più diretti e verticali. Non a caso il gol è arrivato su un’imbucata di Dani Olmo proprio per lui.

Giocando con un falso nueve, e con Dani Olmo a galleggiare tra linee, la Spagna ha causato grossi problemi all’Italia, non consentendo a Bonucci e Chiellini di avere punti di riferimento su cui orientarsi. Con Harry Kane, che é un grandissimo attaccante, potremmo paradossalmente soffrire meno a livello tattico?
Dal mio punto di vista non è tanto la difesa ad aver sofferto, ma il centrocampo. Jorginho, Verratti e Barella, infatti, si sono ritrovati in una condizione di costante inferiorità numerica rispetto ai raffinati palleggiatori spagnoli. Io credo che Bonucci e Chiellini siano stati molto più preoccupati dopo l’ingresso di Alvaro Morata che non prima. E sarà lo stesso con Harry Kane in finale. L’attaccante inglese è bravissimo a legare il gioco in giro per il campo quando serve. Sicuramente potrà creare delle superiorità numeriche, ma diventa devastante negli ultimi sedici metri o quando riceve a limite dell’area di rigore. Ecco: quella è una situazione di gioco a cui dovremmo prestare la massima attenzione.

Che differenza c’è tra questa Inghilterra e quella del passato? Quanto la presenza di allenatori come Guardiola e Bielsa ha finito per influenzare lo stile di gioco inglese, molto lontano dal kick and run del passato?
Ormai poche squadre in Premier League praticano il cosiddetto calcio all’inglese, quello in cui il lancio lungo fa da preludio ad una battaglia per accaparrarsi la seconda palla. È innegabile, quindi, che Guardiola e Bielsa hanno dato un forte impulso innovativo al calcio inglese, portando idee nuove e all’avanguardia. Ma non solo loro. Nel caso specifico, Southgate ha osservato e attinto molto anche da allenatori italiani, portoghesi e francesi ed è stato molto intelligente ad adattare la sua filosofia di gioco ai giocatori a disposizione.

Con la Germania, Southgate ha preferito coprirsi, mettendosi a cinque dietro. Pensa che nella finale con l’Italia possa tornare a schierarsi con l’assetto più prudente?
Ogni allenatore studia attentamente l’avversario, ne valuta punti di forza e punti deboli e poi inizia ad elaborare delle soluzioni per metterlo in difficoltà. Ogni allenatore cerca di mettere in campo l’assetto più giusto per vincere la partita, tenendo inevitabilmente conto anche delle peculiarità dell’avversario. Ma non è una questione di prudenza o meno.

É vero che in Inghilterra ci sono meno pressioni rispetto all’Italia?
Si, è vero. Rispetto all’Italia i giocatori sono più spensierati, sono lasciati più tranquilli dalla stampa durante la settimana e negli spogliatoi si respira meno tensione. Forse c’è più spazio per il divertimento, ecco.

Si parla sempre con maggiore insistenza di Jorginho come candidato al prossimo Pallone d’Oro. Secondo lei è un’esagerazione?
Jorginho è sempre stato un grande giocatore. Adesso giocando in Inghilterra ha forse fatto il definitivo salto di qualità, imponendosi anche in Europa con il suo club, il Chelsea, fresco vincitore della Champions League. Per cui non credo che questa sia un’esagerazione, anche se in tema Pallone d’Oro sappiamo che gli attaccanti godono sempre di maggiore appeal tra i giurati del premio.

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