In attesa di vedere quale sarà l’impatto della fine del blocco dei licenziamenti che termina oggi (e già si segnalano i primi annunci di tagli come alla Abb di Sesto San Giovanni), i dati dell’Istat sul mercato del lavoro in maggio ci consegnano un quadro in lieve miglioramento. Rispetto ad aprile si contano 36mila occupati in più, con un tasso di occupazione (ossia la quota di persone che lavorano sul totale della popolazione in età lavorativa, ndr) che sale dello 0,2% al 57,2%. Il numero di occupati rimane comunque inferiore a quello di maggio 2020 particolarmente tra le donne, i dipendenti permanenti, gli autonomi e gli occupati 35-49enni. Tuttavia, per effetto della diminuzione della popolazione in età attiva, il tasso di occupazione è cresciuto. Rispetto a febbraio 2020,ultimo mese prima dell’inizio della pandemia, il numero di occupati è ancora inferiore di oltre 700mila unità.

I disoccupati (chi cerca un lavoro e non lo trova) diminuiscono dello 0,1% e si fermano al 10,5%. Rimane molto alta (31,7%) la disoccupazione giovanile che risulta comunque in calo dell’1,1%. Cala infine anche il numero di inattivi, ossia chi non studia, non lavora e non cerca lavoro: sono 30mila in meno di aprile, con una diminuzione soprattutto tra maschi e under 35. L’Istata segnala come rispetto all’anno scorso siano in deciso aumento (+ 525mila) le persone che si sono messe in cerca di lavoro, segnale di un atteggiamento più ottimista sulle prospettive dell’economia e della possibilità di impiego.

L’Istat segnala oggi anche che nel primo trimestre dell’anno, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono diminuiti dello 0,6%. Di conseguenza, la propensione al risparmio (la quota di reddito risparmiata e non spesa) è salita al 17,1%, in aumento dell’ 1,8%rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto 0,9%. “Il reddito disponibile e il potere d’acquisto, dopo il calo registrato nel quarto trimestre 2020, hanno segnato un aumento ma restano ancora al di sotto dei livelli precedenti la crisi”, commenta l’Istituto.

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