Prima si corregge un errore, meglio è. Era un obbrobrio fin dall’inizio il cashback sui pagamenti elettronici, uno sperpero programmato di 4,7 miliardi di denaro pubblico a vantaggio soprattutto delle banche italiane. Bene quindi finirla già ora, anziché a metà 2022.

Ma di cosa si tratta nella sostanza? Pagando con bancomat, carte di credito, smartphone ecc. si può ottenere indietro (back) dallo Stato il 10% della spesa, con un massimo di 15 euro per singolo pagamento e di 150 euro per persona a semestre. Non si tratta però di un rimborso. Le banche, Nexi, Paypal, Visa ecc. non restituiscono neanche un euro delle provvigioni incassate. Il cashback è una pura elargizione di denaro pubblico.

In Rete molti inveiscono contro la saggia decisione. A riprova che tanti onesti (?) cittadini, indignati per le mangerie di soldi pubblici, accorrono poi a depauperare le casse dello Stato a proprio vantaggio, appena gli si presenta l’occasione. Ebbene, la festicciola è finita.

Ma oltre al cashback c’era un’altra magagna nel Piano Cashless, una delle iniziative più indecenti del governo Conte 2, giustamente censurata dalla Banca Centrale Europea (Bce). È la lotteria degli scontrini con premi addirittura di 5 milioni di euro. Una trovata che indirettamente nobilita la logica delle lotterie: se l’adotta anche lo Stato, sarà una cosa giusta. Invece in Italia ogni forma di gioco d’azzardo è semmai da contrastare, vista la gravità del fenomeno della ludopatia.

Fuoco amico. Non sarebbe carino ricopiare e riportare qua le critiche espresse nel mio libro Viva i contanti, dove dedico all’argomento un intero capitolo: “Cashback, tanto paga Pantalone”. Poiché sono dispettoso, citerò invece Vincenzo Visco, ex ministro dell’Economia di quello stesso Partito Democratico così amico delle banche e quindi così favorevole alla lotta al contante: “Quel che mi guarderei bene dal fare è dare incentivi all’utilizzo di carte di pagamento: è solo uno spreco di denaro pubblico” (il Fatto Quotidiano, 25-6-2020 p. 7). Infatti il cashback è proprio questo. E poi: “il cashback […] verrà sfruttato da chi è già abituato a usare la moneta elettronica” (Panorama, 6-1-2021, p. 38), senza condurre a uno stabile incremento dei pagamenti digitali, avvantaggiando solo chi già li utilizza.

La sbandierata lotta all’evasione. Vari studiosi ed esperti quali Alessandro Penati o Ranieri Razzante smontano la tesi, furbescamente strombazzata dalle banche, che la lotta al contante, War-on-Cash, sia efficace contro l’evasione fiscale. È efficace per accrescere il loro incassi e così magari aumentare di qualche milione l’anno lo stipendio dei loro vertici.

La stessa lettera di censura della Bce del 14 dicembre 2020 osserva che “dovrebbe sussistere una chiara prova che il meccanismo di cashback consenta, di fatto, di conseguire la finalità pubblica della lotta all’evasione fiscale”. Tale prova non c’è e non ci può essere: solo l’abolizione del contante impedirebbe pagamenti in nero, ma ciò implicherebbe uscire dall’euro. Questo lo sanno tutti gli esperti, che però di regola si guardano bene dal dirlo, per non danneggiare i propri rapporti con le banche.

Panem et circenses. C’è anche un’altra interpretazione del piano Cashless. Infatti esso ricorda il panem et circenses (Giovenale, Satira X) dell’antica Roma: elargizioni al popolo per guadagnare consenso. Non solo soldi pubblici sperperati a vantaggio dell’establishment finanziario, quanto piuttosto una pura e semplice elargizione di denaro per “comprarsi” il favore dei cittadini, grati per il regalo. I bonifici agli interessati e i premi della lotteria degli scontrini, premurosamente pompati dalla stampa, sono graditi alla plebe di Roma… Mi correggo: al popolo italiano.

Per finire, agli esponenti del M5S che ora difendono il cashback, faccio notare che Beppe Grillo, nel suo blog con Gianroberto Casaleggio, pubblicò un mio post a favore dei contanti con l’eloquente titolo “L’indecenza delle banche”. Non prese invece mai posizione a favore dei pagamenti elettronici. Ma molti di loro dimostrano ormai forte attaccamento alle poltrone, più che salda fedeltà ai principi.

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Il dietrofront sul cashback è un segnale politico: ci dice che a governare sono altri

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