Il problema della ricerca epidemiologica è sempre tutto compreso nella domanda: dalla domanda dipende la risposta. Nel libro Epidemiologia e valutazione degli interventi sanitari del professor Francesco Attena, libro di testo di noi specializzandi presso la Sun di Napoli, si legge infatti la seguente metafora: “Un domenicano e un gesuita stanno leggendo il breviario. Il gesuita fuma. Il domenicano osserva: ‘Ma come: fumi mentre leggi il breviario?’ E il gesuita: ‘Sì, ho ottenuto il permesso dal Vescovo…’ ‘Anch’io ho chiesto il permesso, ma mi è stato negato’ dice il domenicano. ‘Ma come glielo hai chiesto?’ E il domenicano: ‘Ho detto al Vescovo: Eminenza, posso fumare mentre leggo il breviario? E lui mi ha cacciato in malo modo!’ Il gesuita sorride: ‘Hai sbagliato la domanda. Io ho chiesto: Eminenza, posso pregare mentre fumo? E lui ha approvato con gioia!’”

Per cui, se oggi, disponendo dei dati finalmente resi pubblici dello studio Spes chiediamo: “Ci sono più cittadini (sani con prelievi su base volontaria) contaminati nell’avellinese o in Terra dei Fuochi?”, la risposta è “nell’avellinese”. Ma se la domanda è: “si muore di più nell’avellinese o in Terra dei Fuochi?” la risposta è: “In Terra dei Fuochi. Anzi, più precisamente, nel Triangolo della Morte del nolano!”

Il valore del prezioso studio Spes voluto dal compianto collega Medico dell’Ambiente, Maurizio Montella, è proprio quello di darci indicazioni su quello che sta accadendo e che possiamo ancora recuperare in termini di danno sanitario da contaminazione ambientale. I dati dell’”Atlante di Mortalità della Regione Campania”, pubblicati nel massimo silenzio istituzionale nel febbraio 2020 e tantomeno ricordati nella conferenza stampa su Spes dalla stessa Regione Campania il 3 giugno 2021, ci raccontano invece quello che è già accaduto e che non possiamo più recuperare in termini di prevenzione ma soltanto alleviare, con costi sanitari altissimi, in termini di cura, sino ad ora di fatto anch’essa carente.

Come già scrivevo in questo blog un anno fa, scorrendo la tabella dei 550 Comuni della Regione Campania e seguendo con gli occhi gli asterischi di significatività statistica (2006-2014) – con la conseguente “Probabilità di rischio a posteriori” (Pp) – veniva così confermato il famoso “Triangolo della Morte” pubblicato su Lancet Oncology nel 2004 (Acerra RR 1,6 PP > 97.5%, Nola-Marigliano 2,68 – Mariglianella 2,82 – Brusciano 2,91), la cosiddetta “Terra dei Fuochi campana” (Acerra 1,61, Castello di Cisterna, Afragola, Casoria, Caivano 1,79, Cardito 1,71, Casalnuovo 1,63, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore, Aversa, Santa Maria Capua Vetere, Marcianise), cioè il territorio in gran parte ricompreso nel – da sempre contestato dalla Regione Campania – “Progetto Sentieri” dell’Istituto superiore di sanità come “Area Litorale Domitio Flegreo”.

La linea dei comuni interessati tra Napoli e Caserta segue bene la linea dei Regi Lagni e quella della falda acquifera superficiale, riscontrata pesantemente inquinata nell’80% dei pozzi analizzati grazie alle battaglie di tanti eroi come il vigile Michele Liguori e il generale, ex ministro, Sergio Costa. Il tricloro e tetracloroetilene riscontrati in eccesso nei pozzi anche da Izs (Istituto zooprofilattico e sperimentale) e Spes, patogeneticamente connessi con l’eccesso di cancro alla vescica certificato nell’Atlante, si concentrano pressoché esclusivamente in questi territori, non nell’avellinese, ben correlandosi con i dati dell’Atlante di mortalità!

“I dati di mortalità rappresentano un prezioso supporto conoscitivo per l’analisi dello stato di salute della popolazione” si legge nel rapporto. Si nota che i Comuni più a rischio sono caratterizzati da grande disponibilità di aree demaniali e bassa densità abitativa (per esempio Acerra 971 abitanti/kmq vs Napoli 8137 abitanti/kmq). In questo caso, dunque, per urbanizzazione non si deve intendere le aree a maggiore densità abitativa, ma tutte quelle zone dove si smaltiscono in prevalenza rifiuti industriali. Quindi, a nostro parere, il termine più corretto era “industrializzazione” e non “urbanizzazione”.

Napoli tra poco dovrà scegliere il nuovo Sindaco della Città metropolitana, cui sarà affidata la responsabilità diretta della tutela della Salute in tutti i Comuni certificati con maggiore mortalità per tutte la cause (2006-2014) dalla Regione Campania. I candidati di maggiore caratura in base ai sondaggi pre-elettorali si sono occupati entrambi di questi territori a maggiore indice di mortalità della intera regione Campania. In particolare va segnalata la presenza di un rettore di Università, Gaetano Manfredi, ex ministro anch’egli, primo caso di un componente dell’Accademia che ha scelto di “sporcarsi le mani”.

A Napoli tutto è azzurro, soltanto azzurro, compreso lo stemma della sua città natale, Nola, ma non è affatto vero che Napoli non ami il colore bianconero. È il colore del saio proprio di San Gaetano, domenicano teatino, co-patrono della città di Napoli insieme al nostro San Gennaro.

San Gaetano, nato a Vicenza, in pochi anni di incessante attività caritatevole e di infinito amore concreto per i napoletani, ostacolando sia l’intolleranza della controriforma cattolica (impedendo la nascita a Napoli della terribile Inquisizione spagnola), che l’usura dei banchieri ebrei (contribuendo a creare per i poveri il Monte di Pietà che diventerà in seguito il nostro Banco di Napoli), è diventato così amato e così popolare a Napoli da essere nominato non solo Santo ma anche co-patrono della nostra Città, insieme a San Gennaro, ed indicato come il “Santo della Provvidenza”.

Il nostro augurio quindi è: Nomen Omen! E speriamo che tutti i candidati a Sindaco di Napoli sappiano porre a tutela della salute pubblica le domande giuste in epidemiologia, ma soprattutto sappiano agire senza altri ritardi, aspettando risposte che ormai non servono più!

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