La Turchia ha scoperto un nuovo giacimento di gas naturale di 135 miliardi di metri cubi nel mar Nero battezzato Amasra-1. Lo ha annunciato stasera in un discorso alla nazione il presidente Recep Tayyip Erdogan. Esponenti del suo governo avevano anticipato l’annuncio imminente di una “buona notizia” analoga a quella dello scorso anno, quando Ankara rese noto di aver individuato il più grande giacimento di gas della sua storia, sempre nel mar Nero. Le riserve complessive dei pozzi sottomarini in quell’area salgono così a 540 miliardi di metri cubi. Nella stessa area, lo scorso anno, era stato infatti individuato un campo con 405 miliardi di metri cubi di gas. Scoperta che aveva fatto programmare al governo, con insolita velocità, tutte le attività tecniche connesse, con relativo cronoprogramma già stilato fino al 2023. Per avere un termine di paragone le riserve di gas più ricche del mondo sono quelle russe e ammontano a 49mila miliardi di metri cubi.

Il tempismo è propizio per il presidente visto che la Turchia vive un momento caratterizzato dalle fortissime tensioni interne causate dalle rivelazioni del boss Sedat Peker. Il malavitoso latitante a Dubai, ha annunciato per il prossimo 14 giugno l’ultimo dei suoi video rivelatori, indirizzato direttamente al presidente. Inoltre il paese attraversa una grave crisi finanziaria con la lira fortemente svalutata e le riserve di valuta estera che si assottigliano. La nuova risorsa nel mar Nero potrebbe fornire una boccata di ossigeno anche alle esauste casse di Ankara. Tornando ad al nuovo giacimento Amasra-1, la compagnia petrolifera statale turca Tpao sta pianificando l’intera progettazione in autonomia, senza finanziamenti esteri: un passaggio che ha fatto storcere il naso a parecchi analisti, consapevoli che si tratta di iniziative estremamente costose che necessitano di tecnologie all’avanguardia. Anche il fatto che il ministero dell’Energia abbia rifiutato di commentare la scoperta di Amasra appare irrituale, in un paese dove si assiste ad una vera e propria corsa agli annunci.

La consistenza dell’eventuale scoperta di Amasra-1 al momento non è stata confermata da alcuna autorità indipendente. Non è stato sinora possibile “controfirmare” i dati relativi al possibile sfruttamento, ovvero certificare se il giacimento sia sostanzioso o meno. Il paese importa il suo intero fabbisogno energetico e ha in essere contratti con la russa Gazprom e l’azera Socar che sono in scadenza. Se il pozzo fosse davvero utilizzabile, Ankara potrebbe diventare indipendente dalle forniture di Iran, Russia e Azerbaijan. Nell’ultimo biennio il governo Erdogan si è distinto anche per le pretese sul gas a Cipro e in Grecia, scatenando la reazione dei super players coinvolti (Usa e Francia su tutti) perché in contrasto con leggi e trattati internazionali, come la Convenzione di Montego Bay.

La Turchia intende anche perforare più pozzi nel Mediterraneo orientale, come annunciato dal ministro dell’Energia Fatih Donmez, un’area in cui le sue operazioni di ricerca e perforazione hanno portato ad una escalation con Atene e Nicosia, mentre con la Libia è stato siglato un memorandum per la zona economica esclusiva che “dimentica” le acque di Creta, isola ellenica e parte integrante di uno stato membro dell’Ue. Resta il fatto che le trivellazioni avviate nel Mar Nero lo scorso 8 aprile danno comunque un risultato che potrebbe essere rivendicato da Erdogan nel suo incontro con Joe Biden del 15 giugno prossimo. Un faccia a faccia in cui si capirà molto delle nuove politiche Usa sul gas nel Mediterraneo, in attesa di sapere con certezza se i pozzi siano buoni o no.

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