Una sforbiciata sui tempi per le autorizzazioni all’istallazione di nuovi impianti per telefonia fissa o mobile su terreni privati o pubblici. Cambiamenti decisi nel sistema di notifiche degli atti e la nascita di un delegato del Sistema pubblico per l’identità digitale (Spid) per facilitare la vita a chi ha scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie. Infine nuovi poteri di vigilanza, verifica e controllo all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) su tutte le norme in materia di innovazione tecnologica e digitalizzazione della pubblica amministrazione. Sono queste le principali novità del decreto Semplificazioni che prova così ad accelerare l’installazione delle nuove reti di telecomunicazione e di sviluppare la cultura digitale nel Paese.

Nel dettaglio, proprio mentre nel campo della telefonia si affacciano nuovi player del calibro di Amazon, il ministero per la Transizione tecnologica ha deciso di velocizzare le procedure autorizzative per realizzare le infrastrutture di telecomunicazioni di nuova generazione. Essenzialmente fibra e 5G, secondo un principio di neutralità tecnologica” che il governo sostiene con l’obiettivo di raggiungere la piena digitalizzazione entro il 2026, con quattro anni di anticipo rispetto al target 2030 fissato da Bruxelles. In particolare, il decreto dimezza da sei a tre mesi i tempi generali di autorizzazione per l’installazione di impianti di telefonia fissa o mobile su proprietà private o pubbliche. Tempi cui dovranno adeguarsi anche le soprintendenze. Inoltre sia per il 5G che per gli scavi finalizzati alla posa della fibra le denunce dei lavori diventano mere segnalazioni con l’istanza di autorizzazione che diventa unitaria davanti alla pubblica amministrazione. Il decreto istituisce inoltre una Conferenza dei servizi che deve essere convocata nel termine di cinque giorni dalla presentazione dell’istanza. Il parere favorevole della Conferenza sostituisce tutti i provvedimenti e le autorizzazioni necessarie e vale anche come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dei lavori. Per le amministrazioni scatta quindi il silenzio assenso dopo 90 giorni. Prima naturalmente c’è la possibilità di esprimere il dissenso dalle decisioni della Conferenza. A patto che ci sia un parere “congruamente” motivato.

Viene inoltre indicata come “obbligatoria” la tecnica della microtrincea, un sistema che consente la posa della fibra con piccoli interventi sul manto stradale (larghezza da 2 a 4 centimetri, con profondità variabile da 10 cm fino a massimo 35 cm), in ambito urbano ed extraurbano, anche in prossimità del bordo stradale o sul marciapiede. Con questa tecnica, gli operatori potranno procedere senza autorizzazioni, ma dovranno comunque comunicare l’avvio dei lavori con 15 giorni di anticipo e predisporre, nei centri storici, un documento tecnico sulla risistemazione degli spazi successivamente all’installazione. E’ questo un punto decisamente rilevante sia per Open Fiber che per Telecom Italia perché consente di abbattere notevolmente il costo di scavo creando nell’asfalto un piccolo canale per posare la fibra senza dover rifare l’interno manto stradale. Tuttavia il ministero non ha previsto un sistema di controllo sul rispetto delle novità di semplificazioni sui lavori. Con la possibilità che le amministrazioni continuino a spingere per interventi stradali più rilevanti che consentano anche di migliorare la viabilità, ma che sono al di fuori del perimetro di investimento per la posa della fibra. Il decreto fa scattare un canale preferenziale anche per il 5G. Non sono stati rivisti i limiti alle emissioni come avrebbero voluto gli operatori, ma, entro precisi limiti, basterà la comunicazione di avvio dei lavori per piazzare le nuove antenne. Anche sui controlli dell’Arpa scatterà il silenzio assenso dopo 30 giorni.

Fin qui le novità che riguardano l’industria delle telecomunicazioni con il governo che tenta di sbloccare il complesso sistema di procedure. Con lo stesso decreto, il ministero ha poi tentato anche di dare una svolta nella cultura digitale sia della Pubblica amministrazione che dei cittadini. Per favorire l’utilizzazione dell’identità digitale, l’esecutivo ha sancito la nascita del delegato Spid. In pratica, chi non ha ancora l’identità digitale può delegare un familiare per avere accesso, ad esempio, ai servizi dell’Inps o a quelli dell’Agenzia delle entrate. Per quanto concerne poi i certificati anagrafici digitali, dallo stato di famiglia al certificato di nascita o di residenza, non si pagheranno più bolli o diritti di segreteria per tutti gli atti scaricati attraverso l’Anagrafe tributaria della popolazione residente. Ci sono poi importanti cambiamenti anche per il sistema di notifiche PagoPa. Nel dettaglio, il gestore della piattaforma sarà tenuto ad utilizzare anche le email non certificate per una sorta di “avviso di cortesia” che avrà tutte le informazioni dell’avvenuta ricezione. “In tutti i casi in cui la legge consente la notifica a mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento, la notificazione dell’avviso di avvenuta ricezione avviene senza ritardo, in formato cartaceo e in busta chiusa, a mezzo posta direttamente dal gestore della piattaforma, mediante invio di raccomandata con avviso di ricevimento” si legge nel testo. Nel caso in cui però non sia possibile recapitare il plico in casi diversi dall’assenza o dal rifiuto del destinatario, “l’addetto al recapito postale svolge in loco ogni opportuna indagine per accertare l’indirizzo dell’abitazione, ufficio o sede del destinatario irreperibile. Gli accertamenti svolti e il relativo esito sono verbalizzati e comunicati al gestore della piattaforma”, prosegue il documento. Così se al termine dell’indagine emerge un diverso recapito, la notifica sarà fatta al nuovo indirizzo.

Infine, il decreto attribuisce nuovi poteri di vigilanza all’AgID “al fine di assicurare l’attuazione dell’Agenda digitale italiana ed europea, la digitalizzazione dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, con specifico riferimento alla realizzazione degli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa o di resilienza” come si legge nel documento. Con particolare attenzione a “garantire il coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale”. Per raggiungere l’obiettivo l’Agid viene anche dotata di un potere sanzionatorio: le amministrazioni che non ottemperano alla “richiesta di dati, documenti o informazioni” o violano “gli obblighi di transizione digitale” rischiano multe da 10mila a 100mila euro. In questo modo il governo spera di poter ridurre finalmente il digital divide.

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