Giornata nera in Borsa per la galassia editoriale che fa capo ad Urbano Cairo. Il titolo Cairo Communication ha lasciato sul terreno circa il 3%, quello di Rcs è crollato di oltre il 6 per cento. A far scattare le vendite il timore che le aziende possano essere costrette a mettere mano al portafoglio per risarcire Blackstone, che ha dovuto rinunciare alla vendita dello stabile ad Allianz proprio a causa del contenzioso avviato dal presidente del Torino e patron di La7 sulla cessione dell’immobile di via Solferino. La posta in gioco è del resto alta: in ballo c’è una richiesta da 300 milioni (più 300 a carico di Cairo in persona) su cui dovrà esprimersi il tribunale di New York. Dalla loro, gli americani hanno la vittoria davanti al Tribunale della Camera di Commercio di Milano che venerdì 14 maggio ha respinto le istanze di Rcs sulla vendita dell’immobile di via Solferino al fondo.

Secondo il lodo arbitrale, non c’è stata alcuna usura da parte del fondo nella cessione della sede storica del Corriere della sera. L’operazione, avvenuta nel 2013 per 120 milioni di euro con il contestuale affitto dell’immobile da parte della casa editrice per 10,4 milioni l’anno, è totalmente regolare. Tanto più che, come spiega il lodo, “nulla obbligava Rcs a porre in essere un procedimento competitivo di vendita, anziché procedere direttamente a intavolare una qualsivoglia trattativa privata”. Per il Tribunale della Camera di Commercio, “le considerazioni svolte non hanno posto in luce altro se non lo svolgersi di una trattativa commerciale tra soggetti in bonis” e “senza che sia emersa la prova di alcuna indebita pressione operata sulla controparte”. Dunque “non è dato ravvisare nel comportamento di Blackstone nulla che appaia indiscutibilmente contrario ai doveri di correttezza e buona fede”. Per questa ragione, come evidenzia il lodo, “le domande di risarcimento del danno proposte da Rcs sul presupposto che la controparte abbia tenuto un comportamento qualificabile come usuraio o abbia comunque violato i doveri di correttezza e buona fede nella trattativa e nella conclusione dei contratti dei quali si è discusso non possono essere accolte”.

Stando così le cose, che cosa deve attendersi Cairo a questo punto? Il giudizio negativo nel loro arbitrale milanese non promette niente di buono per la causa intentata a New York da Blackstone per ottenere un maxi-risarcimento del gruppo editoriale italiano. Inoltre, secondo Banca Akros, “l’eco mediatica negativa potrebbe a breve termine influenzare il prezzo delle azioni”. Più ottimista Banca Intesa, che però, oltre ad essere il principale creditore di Cairo, è stata anche advisor nella compravendita dell’immobile di via Solferino a Blackstone. Secondo un report del 17 maggio redatto della banca guidata da Carlo Messina, ci sono tre potenziali scenari. Il primo prevede l’appello da parte di Rcs; il secondo vede Blackstone in pressing per ottenere il risarcimento milionario a New York. Infine, il terzo intravede la possibilità di una conciliazione. Nel primo caso si allungherebbero ancora i tempi di un braccio di ferro che dura ormai dal 2018. Con il rischio che possa lievitare anche la richiesta di risarcimento di Blackstone. Situazione più complessa nella seconda ipotesi con gli americani che riescono a spuntare il risarcimento a New York: la richiesta è decisamente elevata (300 milioni), soprattutto se paragonata alla capitalizzazione dell’intera casa editrice in Borsa (circa 400 milioni). Per questo, negli ambienti finanziari milanesi, la terza opzione sembra la strada più facilmente percorribile. Magari con il sostegno di Carlo Messina che, sin dall’inizio, non ha gradito la decisione di Cairo di mettere in discussione la cessione dell’immobile avvenuta nel più ampio progetto di ristrutturazione della casa editrice.

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