Il bombardamento ha fatto crollare uno sull’altro tutti i 12 piani del grattacielo di al-Jala, nel pieno centro di Gaza, che si è dissolto dentro un’indefinita massa di polvere. Un luogo di importanza cruciale per i media internazionali, visto che agli ultimi piani ospitava le sedi di al-Jazeera e di agenzie di informazione, tra le quali l’Associated Press, mentre gli altri piani sono occupati da uffici commerciali. E’ stato annunciato con un’ora di anticipo: Jawad Mehdi, proprietario dell’edificio, ha ricevuto l’ordine di evacuazione dall’intelligence israeliana e la sua richiesta di concedere un tempo maggiore, anche solo pochi minuti, è stata respinta. L’ultimatum stringente ha quindi impedito ai reporter di mettere in salvo materiale e attrezzature. Mentre l’esercito israeliano, che prosegue senza sosta l’offensiva nella Striscia, ha giustificato la sua azione, “diretta a un palazzo che Hamas – dicono i militari – usava come nascondiglio”.

Da Washington la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki fa sapere che gli Usa hanno “comunicato agli israeliani che garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità fondamentale“. Oggi il presidente Joe Biden ha avuto due colloqui telefonici con il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Intanto dall’Egitto è arrivato un nuovo appello per un cessate il fuoco immediato, ma un’alta fonte governativa israeliana a Channel 12 ha fatto sapere che “non è il momento per un cessate il fuoco. Continuiamo“.

Associated Press: “Siamo inorriditi”. La reporter di Al Jazeera: “Lavoriamo dall’ospedale” – La giornalista di Al Jazeera Youmna al-Sayed ha riferito dal sito dell’emittente che attualmente l’ospedale Al Shifa di Gaza City è “l’unico posto” dal quale la testata è in grado di lavorare. “È il posto più sicuro che conosciamo – ha spiegato -. Shifa è stato preso di mira in passato, ma ovviamente è un ospedale, quindi potrebbe essere il posto più sicuro ora a Gaza da dove trasmetteremo”. Durissima la presa di posizione dell’emittente del Qatar: “Al Jazeera condanna con la massima fermezza il bombardamento e la distruzione dei suoi uffici da parte delle forze armate israeliane a Gaza e vede questo come un atto chiaro per impedire ai gio.rnalisti di svolgere il loro sacro dovere di informare il mondo e riferire gli eventi sul campo. Chiediamo a tutti i media e alle istituzioni per i diritti umani di denunciare questo crimine atroce”

“Siamo sconvolti e inorriditi”, scrive in una nota l’Associated Press rispetto alla distruzione di al-Jala, che era anche sede di un ufficio dell’agenzia di stampa americana. “Questo episodio rappresenta uno sviluppo incredibilmente inquietante della situazione”, afferma il numero uno dell’Ap, Gary Pruitt. “Abbiamo evitato per un soffio la perdita di vite umane“, aggiunge, sottolineando come ora “il mondo sarà meno informato su quello che accade a Gaza“. E mentre la comunità internazionale non riesce ancora a trovare una posizione univoca per esprimersi sull’escalation di questi giorni ed Erdogan soffia sul fuoco e cerca alleati nei Paesi musulmani, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito telefonicamente oggi pomeriggio, a quanto si apprende, l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Un colloquio centrato sulla situazione in Medio Oriente e la necessità di organizzare a stretto giro una riunione straordinaria tra i ministri degli Esteri europei. Solidarietà invece ai palestinesi da parte della Turchia, dove il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu su Twitter ha fatto sapere che Ankara è a fianco della popolazione, alle prese con una “pulizia etnica, religiosa e culturale”.

Israele: “Hamas usa il grattacielo come nascondiglio” – “Hamas ha trasformato zone residenziali a Gaza in postazioni militari – ha affermato il portavoce militare israeliano giustificando l’abbattimento del palazzo -. Usa edifici elevati a Gaza per fini militari di vario genere come la raccolta di informazioni di intelligence, la progettazione di attacchi, operazioni di comando e controllo, e per le comunicazioni”. Così gli israeliani motivano l’attacco e l’abbattimento dell’edificio, senza aggiungere nulla sul fatto che si trattasse di un luogo essenziale per stampa internazionale indipendente e quindi per le informazioni su ciò che accade a Gaza. Il portavoce si è limitato a dire che la aviazione israeliana ha avuto cura di non colpire civili, “ricorrendo a messaggi sms” e “colpendo preventivamente il tetto” dell’edificio con un primo attacco di avvertimento “che fa rumore e non danni”. “Ciò lascia tempo a sufficienza per abbandonare l’edificio”. E ha rivendicato: “Quando Hamas utilizza un edificio elevato per fini militari, esso diventa un obiettivo militare legittimo. Il diritto internazionale è chiaro”. All’attacco è seguita la reazione di Hamas, che ha minacciato nuovi razzi contro Tel Aviv.

Biden chiama Netanyahu e Abu Mazen – E in una telefonata al presidente americano Joe Biden, dopo che la Casa Bianca ha comunicato a Israele che “garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità fondamentale“, il primo ministro Benyamin Netanyahu si è limitato a dire che le torri, al cui interno c’erano obiettivi terroristici, attaccate dall’esercito, sono state sgomberate dalle persone non coinvolte”. Netanyahu ha aggiornato Biden “degli sviluppi e delle azioni di Israele anche future” e lo ha ringraziato per il sostegnoincondizionato al diritto dello Stato ebraico di difendersi”. Nessun riferimento, almeno da quanto è stato diffuso, al duro colpo inferto alla libertà di stampa.

In giornata il americano ha avuto anche il suo primo colloquio telefonico con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Biden ha sottolineato la necessità di puntare alla calma e di ridurre le violenze nella Regione. Il presidente palestinese ha chiesto all’amministrazione Usa di intervenire “per mettere fine agli attacchi israeliani“. Biden, scrive l’agenzia di stampa palestinese Waf, ha assicurato che gli Usa stanno già facendo sforzi con le parti interessate per raggiungere quello scopo. Biden, secondo la agenzia, ha poi confermato l’impegno degli Stati Uniti per la ‘Soluzione dei due Stati’ e ha criticato ogni “misura unilaterale” di insediamento.

Gli attacchi e le vittime – Nella notte tra venerdì e sabato è proseguita con una costante e inarrestabile escalation di violenze: che finora ha ci sono 144 vittime, quasi tutte palestinesi, e tra loro ci sono anche 37 minori e 22 donne. Sono invece oltre 950 le persone rimaste ferite. Decine di vittime si sono registrate la notte scorsa, nei tunnel sotterranei dove si erano rifugiati miliziani e combattenti dopo avere appreso di un possibile attacco via terra di Israele. Attacco che però non c’è mai stato. E la pioggia di bombe ha centrato anche un campo profughi di Al-Shati, nel nord della Striscia, in cui hanno perso la vita almeno 10 persone, tra cui 2 donne e 8 bambini.

I caccia di Tel Aviv, come riporta l’esercito, hanno colpito diversi siti nella Striscia, tra cui un “ufficio operativo” di Hamas vicino al centro di Gaza City. Ulteriori attacchi notturni sono stati condotti contro quelli che i militari hanno chiamato “siti di lancio sotterranei“, cioè i tunnel costruiti sotto la sabbia. Anche i lanci di razzi da Gaza nella notte non si sono interrotti: le sirene di allarme anti-missile hanno suonato a Bèer Sheva e in altre località del sud di Israele. Il Times of Israel riporta che una raffica di razzi è stata lanciata da Hamas verso le località di Ashkelon, Ashdod, Beersheba e Sderot. Un missile ha colpito un condominio ad Ashdod, mentre un altro è atterrato nel porto, centrando un serbatoio di carburante che poi è esploso. Al momento non si registrano vittime. Alcuni dei razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre altri sono atterrati in aree disabitate. Dopo alcune ore di quiete, i lanci sono ripresi in mattinata. Secondo l’esercito – che in risposta ha colpito numerosi obiettivi di Hamas nella Striscia, tra cui strutture di comando – i razzi sono stati circa 200.

Nel frattempo non si ferma l’ondata di violenze nelle città. La scorsa notte nel rione Ajami di Jaffa (Tel Aviv) una bottiglia incendiaria ha scatenato un incendio nell’appartamento di una famiglia araba. Un bambino di 12 anni è stato ustionato in maniera grave, ed il fratello in modo medio. Disordini anche a Gerusalemme est, dove gruppi hanno attaccato ed incendiato una volante della polizia. Altri episodi sono stati segnalati a Lod (bottiglie incendiarie lanciate presso una moschea) e ad Akko-S.Giovanni d’Acri (distrutto il magazzino di un teatro a gestione congiunta arabo-ebraica). In Cisgiordania, ha riferito la radio militare, oltre 40 incendi sono stati attizzati con molotov da palestinesi nelle vicinanze di insediamenti o di basi militari.

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