Il banco di prova più sentito e importante per riportare definitivamente in auge il nostro tennis: la 78esima edizione degli Internazionali d’Italia rappresenta uno spartiacque, la prima occasione per misurare fino a che punto sia arrivata la crescita di Matteo Berrettini, Jannik Sinner, del movimento azzurro in generale. Le prime risposte le avremo domenica 9 maggio, quando prende il via il Masters 1000 di Roma, massimo torneo tennistico italiano, che dagli ottavi di finale tornerà anche ad avere il pubblico (al 25% della capienza). Dopo tanti anni di grandi delusioni e speranze disattese, al Foro Italico la voglia di vedere un italiano ad alti livelli si incontro con la crescita di questa nuova e talentuosa generazione azzurra.

I successi italiani prima del tabù – A Roma gli Internazionali sono sempre stati d’Italia ma poche volte degli italiani. Almeno negli ultimi 43 anni. In questo lasso di tempo solo Filippo Volandri è riuscito a raggiungere la semifinale. Era il 2007 e il tennista livornese – da wild card – venne sconfitto dal cileno Fernando Gonzalez 6-1 6-2 dopo aver battuto il numero uno del mondo Roger Federer al terzo turno. Un exploit memorabile quanto isolato, dato che da allora l’Italia ha collezionato appena tre quarti di finale: Andreas Seppi nel 2012 (sconfitto da Federer 6-1 6-2), Fabio Fognini nel 2018 (battuto da Rafael Nadal 4-6 6-1 6-2) e Matteo Berrettini nel 2020 (estromesso dal norvegese Casper Ruud 4-6 6-3 7-6). Per ritrovare un azzurro in semifinale a Roma bisogna tornare indietro fino agli anni Settanta, quando il tennis italiano primeggiava ad altissimi livelli. Dal 1978 al 1973 il trio formato da Tonino Zugarelli, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci mise insieme ben tre finali e una semifinale. Dei quattro che trionfarono in Coppa Davis nel 1976, solo Barazzutti non ha mai trovato grandi soddisfazioni al Foro Italico, spingendosi per due volte fino ai quarti di finale nelle edizioni 1976 e 1980. Prima di loro gli Internazionali d’Italia erano stati spesso terreno di conquista di giocatori nostrani. Ci sono stati i titoli pionieristici di Emanuele Sertorio e Giovanni Palmieri (1933 e 1934) e i successi di Fausto Gardini (1955) e Nicola Pietrangeli (1957 e 1961). A questi si devono aggiungere le finali di Giuseppe Merlo (1955 e 1957), Gianni Cucelli (1951), Giorgio De Stefani (1934), Uberto De Morpurgo (1930) e ancora di Giovanni Palmieri (1935) e Nicola Pietrangeli (1958 e 1966). Una lunga serie di nomi e di successi che servono a capire quanto gli italiani abbiano avuto un posto importante nella storia degli Internazionali d’Italia. Non c’è stato sempre un tabù Roma per gli azzurri.

Roma 2021 come prima chance per la svolta – Perché questa edizione dovrebbe essere diversa rispetto a come siamo stati abituati negli ultimi 40 anni? Perché è lecito e giusto aspettarsi un exploit dagli azzurri quest’anno? Mai il nostro tennis maschile si era presentato al Foro Italico con così tanti interpreti e con così tante possibilità di fare bene. Per la prima volta dopo tanto tempo gli azzurri sono attesi come veri protagonisti della rassegna, insieme ai soliti Rafael Nadal e Novak Djokovic (non ci sarà invece Roger Federer). Un’abbondanza non solo nelle quantità ma anche nelle qualità, che è il prodotto di almeno due anni di progressione costante dell’intero movimento. Nel 2019 la vittoria nel 1000 di Montecarlo di Fabio Fognini ha anticipato la semifinale agli Us Open di Matteo Berrettini, il suo ingresso in top 10 e la sua qualificazione alle Atp Finals di Londra. Nel 2020 invece c’è stata la crescita di Jannik Sinner, con primi quarti di finale Slam (al Roland Garros) e il primo successo Atp a Sofia. Senza dimenticare la vittoria di Lorenzo Sonego ad Antalya nel 2019, le prestazioni Slam di Salvatore Caruso e i primi lampi di classe di Lorenzo Musetti a Roma nel settembre scorso. Un’onda azzurra che ha preso ad accelerare proprio in questi primi mesi di 2021.

La stagione fin qui – Negli Australian Open Fognini e Berrettini si sono fermati agli ottavi (rispettivamente estromessi da Nadal e da un infortunio), mentre negli altri tornei gli azzurri sono stati spesso grandi protagonisti. Tre tornei vinti e due finali. Nel 250 di Melbourne il secondo titolo Atp di Sinner nella finale tutta azzurra contro Stefano Travaglia, a Cagliari il successo – il primo dopo 14 anni di un italiano in un appuntamento casalingo – di Sonego contro Laslo Djere, poi il trionfo di Berrettini a Belgrado contro Aslan Karatsev. A questi vanno aggiunti i quarti di finale nel 1000 di Montecarlo di Fabio Fognini, la semifinale giocata nel 500 di Acapulco dal 19enne Lorenzo Musetti e la finale nell’Atp Cup a squadre persa contro la Russia. Ma sopra tutti questi risultati c’è un exploit che si è concluso con una sconfitta nell’ultimo atto. Quello ancora di Sinner nel Masters 1000 di Miami. La prima finale in un torneo di questa categoria per il 20enne altoatesino ha avuto un sapore inusuale. Mai un azzurro si era spinto così avanti in un 1000 giocato sul cemento. Mai lo aveva fatto così presto. Mai un tennista italiano aveva messo d’accordo così tanti addetti ai lavori circa le sue doti.

La “squadra” azzurra – Sinner, Berrettini, Fognini, Sonego e Musetti (rispettivamente in classifica alla posizione 17, 10, 28, 33 e 82) ma non solo. Dietro a loro il tennis italiano può sfoggiare molto altro. Il già citato Marco Travaglia, Salvatore Caruso e Gianluca Mager hanno ottenuto una wild-card per accedere al tabellone principale del torneo. Marco Cecchinato ha beneficiato del forfait di Sebastian Korda e ha ceduto la sua wild-card per le qualificazioni a Gian Marco Moroni. Tra questi quelli più i forma sono Travaglia e Mager. I due hanno raggiunto rispettivamente una finale Atp e una vittoria Challenger in questi primi cinque mesi di stagione. Non sarà invece del torneo Andreas Seppi. Il 37enne azzurro è attualmente out a causa di persistenti problemi all’anca.

Questi Internazionali d’Italia sono un momento importante anche per un altro motivo: le prossime Atp Finals di Torino. In quanto Masters 1000 il torneo romano mette in palio punti pesanti per la conquista di un posto tra i migliori otto dell’anno. La prospettiva di giocare in casa le Finals può dare ulteriori stimoli. Per l’ultimo torneo del 2021 bisogna guardare la Race (la classifica che tiene conto dei punti conquistati nell’anno solare): Sinner a Berrettini sono in ballo, Fognini poco più indietro. Roma potrebbe aprire un cerchio che si chiuderebbe a fine anno a Torino.

Twitter: @giacomocorsetti

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