Nuovo ostacolo e nuovi problemi per il Movimento 5 stelle impegnato nella rifondazione a guida Giuseppe Conte. Mentre si attendono ancora l’elezione online e l’investitura finale per l’ex premier, a preoccupare ora è la sentenza del tribunale di Cagliari dove si discute dell’espulsione dal M5s della consigliera regionale Carla Cuccu. I giudici della Corte d’appello hanno infatti respinto il ricorso di Vito Crimi: ritengono che il ruolo di capo politico reggente non sia più valido e non hanno rivisto la decisione presa a febbraio scorso di nominare al suo posto come rappresentante legale il curatore Silvio Demurtas. Gli avvocati di Cuccu, Patrizio Rovelli e Lorenzo Borrè, chiedono ora che “il M5s proceda alla nomina del nuovo legale rappresentante a norme di Statuto” e che, quindi, si proceda all’elezione del direttorio, come stabilito dagli iscritti M5s dopo il voto di inizio anno sulla piattaforma Rousseau. Un’ipotesi di fatto già respinta dal Movimento che per il momento non intende fare niente.

Chi però guarda con interesse a cosa succede a Cagliari sono i parlamentari espulsi dal Movimento che, secondo quanto riferito dall’agenzia Adnkronos, valutano se chiedere i danni per essere stati cacciati da un leader “decaduto”. E’ tornata alla carica anche l’associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio che, due settimane fa, si è separata dai 5 stelle: “Il M5s non ha un capo politico”, si legge sul Blog delle stelle. E, riferendosi esplicitamente a Conte, prosegue: “Chiunque decida di impegnare il Movimento rispetto a qualunque atto di ordinaria o straordinaria amministrazione, parla a titolo personale“. E in riferimento a Crimi, l’associazione intima che “chi ha deciso le espulsioni ora ne risponda” e definisce il nuovo regolamento per le restituzioni (quello che ha interrotto i versamenti a Rousseau) “illegittimo”. E a questo proposito, il post si chiude parlando dei mancati versamenti: “Nonostante le promesse, il Movimento non ha onorato i suoi debiti e i fornitori aspettano ancora, dopo ormai molto tempo, di essere pagati”.

Cosa dice la sentenza e la posizione del M5s (che per ora non intende fare niente) – Del resto la Corte d’appello, nel dispositivo che l’Ansa ha potuto leggere, dichiara che “il decreto reclamato non ha accertato in via definitiva l’attuale insussistenza di un legale rappresentante dell’associazione, avendo la più limitata portata di creare una situazione di legittimazione processuale strumentale a garantire all’istante la corretta instaurazione del contraddittorio processuale nel giudizio instaurando….”. E proprio dietro questo passaggio si trincerano i 5 stelle che, poco dopo la sentenza, hanno diffuso una nota per dire che la decisione “ha una portata limitata e ben circoscritta: mira a garantire alla ricorrente, Carla Cuccu, la corretta instaurazione del contraddittorio processuale, con funzione strumentale ai fini del singolo processo e nell’ambito del quale esaurisce la sua funzione” e dunque non ci sarebbe “nessun accertamento in via assoluta e definitiva circa la carenza di un rappresentante legale del Movimento”. E, continua la nota, “la Corte di appello ha ritenuto il provvedimento di nomina del curatore non reclamabile, senza essere entrato nel merito della decisione del giudice del tribunale“. Ovvero, di fatto, il Movimento vuole prendere tempo e aspettare le nuove nomine della gestione Conte.

Di diversa opinione è lo stesso curatore legale. “La Corte di Appello dice che la mia rappresentanza ha solo valenza processuale? Quella è stata la ‘stura’ per il giudizio sull’espulsione di Cuccu, ma ora sono rappresentante a tutti gli effetti. In linea teorica potrei dover essere io ad indire eventuali votazioni, nel caso in cui la Procura di Cagliari dovesse decidere così. Questo è un ginepraio: in teoria potrei anche essere chiamato come rappresentante legale da un altro Foro chiamato a decidere su altre espulsioni dal Movimento” ha dichiarato l’avvocato sardo. “Non ho ancora letto il dispositivo ma mi pare che oggi la Corte di Appello non abbia fatto altro che confermare quello che ha stabilito il Tribunale: il M5s non ha un rappresentante legale” ma anche se la decisione nasce da un’esigenza processuale “ora il curatore speciale è per tutto. La cosa rilevante è questa. Dunque ora il ‘gioco’ si fa molto serio”, ha detto Demurtas che ora ha come sicuro obiettivo il giudizio di merito sull’espulsione della consigliera Carla Cuccu, in calendario per il 6 luglio. E nel frattempo potrebbe essere chiamato come rappresentante anche in altri ricorsi contro le espulsioni di esponenti M5s? “In teoria sì. Questa vicenda è un ginepraio giudiziario e politico. Ci sono mille questioni da risolvere, vedremo come si evolve la vicenda. Sempre che qualcuno non decida di risolvere il tutto a monte, recidendo il nodo gordiano…”.

Perché Crimi non può più essere considerato il capo reggente – Al centro della contesa c’è appunto la leadership del Movimento (e in particolare la rappresentanza legale) che, dalle dimissioni di Luigi Di Maio, è stata affidata al reggente Vito Crimi. A inizio anno però gli iscritti alla piattaforma Rousseau hanno votato per la modifica dello statuto del M5s, introducendo un Comitato direttivo di cinque membri al posto del Capo politico, con tutte le funzioni di rappresentanza legale. Ma quel Comitato non è stato ancora eletto, in attesa che la leadership passi a Giuseppe Conte, e la reggenza è rimasta in mano a Crimi (come indicato da Beppe Grillo). Su questo punto si sono scontrati a febbraio scorso proprio il garante e Davide Casaleggio: quest’ultimo, da poco separato dal Movimento, ha annunciato la decadenza di Crimi, ma è stato smentito dal comico.

Ora, uno degli scenari estremi prevede che sulla piattaforma Rousseau sia davvero indetta la votazione per eleggere il Comitato direttivo a 5. Gli avvocati difensori di Carla Cuccu subito dopo la sentenza hanno inviato alla Procura di Cagliari gli atti relativi alla decisione della Corte di Appello. La procedura prevede che a questo punto, avendo la Corte respinto il ricorso del M5s contro la nomina del curatore legale, il procuratore si attivi per ottenere, tramite il garante Beppe Grillo, il ripristino di una legale rappresentanza del Movimento secondo le norme del codice civile. Ma non è per niente scontato che venga chiesta la votazione.

Ad agitarsi ora sono anche gli ex M5s espulsi per aver votato contro la fiducia al governo Draghi. Secondo quanto apprende l’Adnkronos, alcuni di loro stanno valutando, in queste ore, la possibilità di chiedere i danni a Crimi. “Ci riserviamo di procedere civilmente. Crimi non è il rappresentante legale del Movimento, stando a quello che si legge, e non aveva il diritto di cacciarci dal Movimento”, ha detto un ex. Alcuni di loro si sono esposti anche pubblicamente. “E quindi… che significa? La mia espulsione nasceva da una richiesta ufficiale del ‘capo politico’ che, a quanto pare, non era capo politico come ho ripetuto più volte nei mesi passati (tra l’altro). Torno ad essere un portavoce del Movimento 5 Stelle?”, ha scritto su Facebook il deputato Alessio Villarosa. E così anche la deputata Manuela Corda: “Ma guarda?! La verità viene sempre a galla! Il reggente non era più capo politico al momento delle espulsioni. Cosa che abbiamo contestato tutti nei ricorsi presentati. Dunque, a che titolo avrebbe sbattuto fuori i suoi colleghi dal gruppo? Può una persona auto-prorogarsi per un anno e mezzo in un ruolo di comando fregandosene anche delle votazioni fatte agli Stati Generali dove si era deciso che a dirigere il Movimento fosse una guida collegiale regolarmente votata dagli iscritti? Curioso appellarsi alle regolette per mettere alla porta i colleghi e poi non rispettarne neanche mezza!”.

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