Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a Italian Life di Tim Parks, Maschi e Murmaski di Chiara Bongiovanni, Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

La verità è che questa settimana avrei dovuto leggere un altro libro ma l’attrazione è stata fatale. “Dai, leggo giusto l’incipit e poi lo metto via”, mi sono detta. Solo che poi la prima riga è diventata il primo capitolo che è diventato la prima parte e in un attimo è arrivata la fine. Italian Life (Rizzoli) è semplicemente magnetico, una fiaba moderna disillusa e dissacrante, che consegna al lettore un ritratto scomodo e veritiero del nostro Paese e dei suoi meccanismi collaudati. Lo sguardo di Tim Parks, scrittore e giornalista inglese che vive in Italia da quarant’anni, colpisce e affonda con una precisione impeccabile, colpendo con un pugno la pancia dell’Italia. La storia vede intrecciarsi le vite di Valeria, giovane che decide di lasciare il paesino della Basilicata dove è nata e cresciuta per studiare in una prestigiosa università privata di Milano; e di James, un giovane professore britannico laureato a Oxford e Yale e innamorato inspiegabilmente del nostro Paese, ostinato a fare carriera nel mondo accademico, che si scontra ripetutamente con le magagne e i modus operandi tipicamente italiani. Con una certa caustica ironia e una buona dose di rassegnazione, questi due personaggi vedono i loro sogni scontrarsi, in una battaglia persa ancor prima di esser combattuta, con i baroni universitari e il loro potere che si manifesta sottoforma di nepotismo, clientelismo, corruzione, intrighi, massoneria e uso strumentale della burocrazia. Ma non solo: ci sono anche l’eterno conflitto Nord-Sud, una profonda riflessione sul concetto tutto italiano di comunità, di inclusione (o meglio, esclusione), e di famiglia. Il tutto raccontato attraverso una narrazione puntuale, affascinante e colta, ricca di citazioni letterarie, excursus da Dante a Verga e sublimi accostamenti con alcuni episodi tratti dal repertorio fiabesco-popolare di Giambattista Basile. Una storia dal sapore dolceamaro (più amaro che dolce, per la verità) che ci sbatte in faccia tutte le scorrettezze e le contraddizioni – insite nel nostro sistema universitario ma non solo – a cui noi italiani siamo ormai assuefatti. Risvolti tragicomici e un finale assolutamente struggente. Voto (disincantato): 9.

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