Il completamento della rete delle ciclovie turistiche può essere una leva per la ripresa del turismo, uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica. Non solo: è anche un’opportunità di trasformazione del nostro Paese in chiave ecologista e di valorizzazione del patrimonio artistico e naturale nei territori esterni ai circuiti del turismo di massa.

Secondo il recente rapporto Isnart-Legambiente, il cicloturismo in Italia è in continua crescita e ha trovato ulteriore impulso nel 2020 a seguito dei cambiamenti nella scelta dei luoghi di vacanza indotti dalla pandemia. Se per il 2019 il rapporto stimava una spesa complessiva dei cicloturisti pari a 4,6 miliardi di euro (di cui 3 miliardi di euro spesi dai cicloturisti stranieri), per la sola estate 2020 è stata stimata una spesa di poco superiore ai 4 miliardi di euro, pari al 18% dell’intera spesa turistica generata in Italia, contro il 5,6% registrato dal cicloturismo nell’intero 2019.

Anche in quest’ottica ho ritenuto importante portare all’attenzione dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna la questione del completamento delle ciclovie turistiche: con un’interrogazione ho chiesto chiarimenti alla giunta regionale sullo stato dell’arte della realizzazione della rete delle ciclovie di rilevanza regionale e nazionale che attraversano la regione.

Il sistema nazionale delle ciclovie turistiche è stato finanziato, a partire dalla Legge di Stabilità del 2016, con 361 milioni di euro e prevede la realizzazione di dieci tracciati nazionali, tre dei quali interessano l’Emilia-Romagna: la Ciclovia Vento, che andrà da Venezia a Torino lungo il Po, la Ciclovia del Sole, che attraverserà le provincie di Modena e Bologna e da Verona porterà a Firenze, e la Ciclovia Adriatica, che seguirà tutta costa dalle valli di Comacchio alle Marche e oltre. Come si può intuire, si tratta di percorsi di grande interesse storico-culturale e naturalistico.

Oltre a queste tre ciclovie finanziate dal governo nazionale, l’Emilia-Romagna ha deciso di realizzare una fitta rete di ciclovie interregionali che disegnano itinerari caratterizzati da grandi potenzialità di attrazione del cicloturismo locale e internazionale. Tra queste voglio citare la Ciclovia Tirrenica, anche detta Ti-Bre dolce, che attraversa la provincia di Parma e porta dal Brennero al mare Tirreno; la Ciclovia del Crostolo, al cui completamento mancano solo pochi chilometri, che collegherà Reggio Emilia a Guastalla e al Po.

La Regione Emilia-Romagna ha stanziato, negli anni, oltre 25 milioni per sostenere lo sviluppo della mobilità ciclabile, ma non ha previsto finanziamenti specifici per le ciclovie turistiche, lasciando ai Comuni la scelta se privilegiare queste o altre tipologie di percorsi ciclabili. Per questo ho chiesto di conoscere lo stato dell’arte della realizzazione delle ciclovie e i tempi necessari al loro completamento, sollecitando la giunta a considerarle di importanza strategica per lo sviluppo sostenibile del turismo e la creazione di occupazione in aree lontane dal turismo di massa.

Per noi Verdi le ciclovie sono infrastrutture fondamentali per la transizione ecologica, perché tutelano l’ambiente e incentivano il cicloturismo che contribuisce a valorizzare l’intero patrimonio culturale, paesaggistico ed enogastronomico del nostro Paese. Investendo sulle ciclovie si rilancia su basi nuove e su percorsi capillari il turismo, un’attività rilevante per l’economia regionale e nazionale, da un anno in gravissima sofferenza a causa della pandemia.

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