Ancora scontri in Myanmar tra i militari golpisti e i manifestanti scesi in piazza contro il golpe del 1 febbraio. Questa volta gli uomini della giunta hanno aperto il fuoco a Bago, vicino a Yangon, sulla folla in lutto al funerale di una delle 114 persone uccise ieri, il giorno di protesta più sanguinoso dal colpo di Stato militare. Lo riporta il Guardian dopo aver raccolto alcune testimonianze dei presenti, secondo cui non ci sarebbero per ora vittime tra i partecipanti alla cerimonia funebre. “Mentre cantavamo la canzone della rivoluzione, le forze di sicurezza sono arrivate e hanno sparato, noi siamo scappati”, ha raccontato una donna di nome Aye. Due persone sono state invece uccise oggi durante le proteste in altre città.

Da questa mattina il Paese è in stato di agitazione, le proteste si stanno svolgendo in diverse città all’indomani della giornata di repressione più dura per il popolo birmano. Unanime la condanna della comunità internazionale che ha chiesto alla giunta militare di fermare il bagno di sangue. Sventolando le bandiere birmane, centinaia di persone sono scese per le strade di Bago e nella piccola città di Moe Kaung, nello stato di Kachin. “Condanniamo l’uso letale della forza contro persone disarmate. Un militare professionista segue standard internazionali di condotta ed è responsabile di proteggere, non di fare del male alla gente. Sollecitiamo le forze armate birmane a cessare la violenza e a lavorare per ripristinare il rispetto e la credibilità che ha perso tramite le sue azioni”, si legge in un comunicato congiunto dei capi delle forze armate di Australia, Canada, Germania, Grecia, Italia, Giappone, Danimarca, Olanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Regno Unito e Stati Uniti.

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