Porta Pazienza si trova nella periferia di Bologna, nel quartiere del Pilastro. Oltre a essere una pizzeria, è un progetto sociale di inclusione e reinserimento di persone in difficoltà, tra cui anche ragazzi con la sindrome di Down. “Il nostro è un tentativo di costruire un pezzo di società inclusiva. E così abbiamo deciso di usare la ristorazione per dare un’opportunità a tutte quelle persone alle quali normalmente non viene data”. La pizza e i piatti sono preparati con prodotti provenienti da terreni confiscati alle mafie, realizzati all’interno delle carceri, provenienti da agricoltura sostenibile e presidi slow food.

Oggi, come molte altre attività, Porta Pazienza si trova costretta a fronteggiare le difficoltà conseguenti alla chiusura per Covid. Ripercussioni che non sono solo economiche, ma anche sociali ed educative, perché sono venute meno tutte quelle attività didattiche che si affiancavano al lavoro in pizzeria. Nel settore della ristorazione, poi, ha sofferto più di altri. È ufficialmente un circolo, non un ristorante, perciò non ha potuto riaprire nemmeno in zona gialla. Così, a un passo dalla chiusura definitiva, i gestori hanno avuto un’idea che ha riacceso la speranza: lanciare un crowdfunding per comprare un food truck e continuare l’attività al di fuori del locale, andando nelle piazze con il furgoncino a fare attività di giorno e pizza di sera. La raccolta fondi lanciata sulla piattaforma Ginger ha l’obiettivo di raggiungere i 50mila euro entro il 18 aprile, ma in soli tre giorni ha già quasi raggiunto il primo step di 20mila euro.

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