Sono passati sei anni da quando il caso Dieselgate scoppiò negli Stati Uniti, per poi estendersi anche nel vecchio continente. E arrivando a costare circa una trentina di miliardi di dollari, tra rimborsi e spese legali, al gruppo Volkswagen.

Eppure gli strascichi continuano a non mancare. In particolare, ora gli stracci volano in una sorta di regolamento di conti interno, perché ieri Volkswagen ha reso noto di voler chiedere un risarcimento danni “a causa di negligenza ai sensi della legge sulle società per azioni” a due suoi ex top manager: l’amministratore delegato del gruppo Martin Winterkorn e quello del marchio Audi Rupert Stadler, senza dubbio dei pezzi da novanta all’epoca dei fatti.

Partiamo con il “grande vecchio” Martin Winterkorn, che dopo la scoperta delle manomissioni del software che regolava le emissioni dei gas di scarico dei motori diesel di alcuni modelli Vw da parte delle autorità statunitensi, fu costretto a lasciare l’azienda. Dopo le sue dimissioni, avvenute poco dopo lo scoppio dello scandalo, l’azienda continuò nondimeno a difenderlo: risale al settembre del 2015 la nota del Consiglio di Sorveglianza del gruppo tedesco, in cui si dichiarava che “i membri del comitato di presidenza affermano che il dottor Winterkorn non era a conoscenza della manipolazione dei valori delle emissioni”.

Una posizione che, dopo quasi sei anni, cambia dunque radicalmente. Con l’azienda che accusa il suo ex capo ed è pronta a chiedergli conto (soprattutto economico) di quanto accaduto. Come mai questo ripensamento? Come riportato dall’Ansa, nelle carte predisposte dallo studio legale che assiste l’azienda di Wolfsburg si legge che una delle colpe imputate a Winterkorn sarebbe quella di non aver assicurato che le domande poste dalle autorità statunitensi avessero “una risposta veritiera e completa”. Le stesse domande, s’intende, che all’epoca tutti si facevano, al di là dell’aula di tribunale: com’è possibile che l’allora numero uno dell’azienda non sapesse? Si poteva gestire meglio lo scandalo per ridimensionarne i contorni? Proprio su questi temi, evidentemente, verrà combattuta la battaglia legale Vw-Winterkorn.

Quanto all’ex amministratore delegato di Audi, Rupert Stadler, a lui viene contestato il fatto di non aver garantito che i propulsori di cubatura più elevata sviluppati da Audi, che andavano ad equipaggiare anche i mezzi più grandi di marchi come Porsche e Volkswagen, passassero verifiche più accurate “per quanto riguarda le funzioni software non ammesse”.

E’ da ricordare, infine, che per i due manager sono già in corso procedimenti giudiziari. Winterkorn sarà nell’aula di tribunale del Braunschweig a settembre (dopo rinvio causa Covid) per rispondere insieme ad altri 4 dirigenti, di presunta frode commerciale. Stadler invece a è processo presso le autorità giudiziarie della Baviera con l’accusa di complicità nella manipolazione dei valori delle emissioni.

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