La terza ondata di contagi preoccupa la Francia. E le misure adottate fin qui dal governo per affrontare l’aumento dei casi di Covid e l’impennata dovuta alla variante inglese viene messa sotto accusa da sanitari e scienziati. Oggi il governo ha annunciato ulteriori restrizioni: “Ci sono state 45.000 diagnosi di positività nelle ultime 24 ore”, ha detto il ministro Olivier Véran nel corso di una conferenza stampa. E 408 persone sono entrate in rianimazione. “La tendenza è ovunque all’accelerazione”. Quindi ha annunciato il passaggio in zona rossa di altri 3 dipartimenti, dove “la pressione dell’epidemia è allarmante“, e che si aggiungono ai 16 già in “allerta rafforzata”. Si tratta del Rodano (Lione), dell’Aube (a est di Parigi) e della Nièvre (centro). La situazione “più preoccupante – ha aggiunto il ministro – è quella dell’Ile-de-France, delle Hauts-de-France (nord di Parigi) e della Provenza-Costa azzurra”. Secondo i dati del ministero francese, il tasso di incidenza settimanale è di 312 casi ogni 100mila abitanti (la settimana scorsa in Italia era di 250 casi).

Le misure prese dall’esecutivo potrebbero non bastare e aumentano le pressioni perché si intervenga per la chiusura delle scuole, un’ipotesi che viene ancora considerata come estrema. Il direttore sanitario dell’Ap-Hp Martin Hirsch ha dichiarato a Le Monde, che i servizi ospedalieri hanno avuto un numero di pazienti in 24 ore paragonabile solo alla prima ondata, sia per quanto riguarda i ricoveri che per l’ingresso in rianimazione. “Da qualche settimana, non siamo più su un plateau ma vediamo un aumento” dei casi, ha detto invece il medico ed ex direttore generale della Salute William Dab a Bfmtv. “Questo aumento è un po’ inquietante perché i nostri servizi ospedalieri di rianimazione sono ora quasi saturi, non possiamo neanche più evacuare i pazienti verso altre Regioni. Oggi l’epidemia è fuori controllo“. E Dab segnala quanto in Italia è già stato registrato, ovvero che la variante inglese, “ora dominante in Francia”, risulta “più grave dei casi precedenti”. Una variante che, confermano anche i francesi, colpisce pazienti più giovani e allunga la durata della permanenza dei pazienti in terapia intensiva.

I contagi nelle scuole – In queste ore delicate, in attesa di capire se il governo rafforzerà ulteriormente le misure, gli occhi sono puntati sulle scuole: proprio la Francia è stata presa a modello in Europa per la decisione di non imporre la didattica a distanza e di tenere aperte gli istituti anche in lockdown. Ma nelle ultime ore, i quotidiani francesi hanno posto l’attenzione sulla situazione critica in numerosi istituti dal Nord al Sud del Paese. Senza dimenticare che, al momento, non è previsto un piano di vaccinazione per gli insegnanti: Macron solo nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità che da metà aprile si possa iniziare con un piano di distribuzione delle dosi anche ai professori.

Intanto negli ultimi giorni si è registrato un notevole aumento dei casi: il tasso di incidenza tra gli alunni tra 0 e 9 anni e quello tra gli adolescienti (10-18 anni) si è impennato rispetto alla prima ondata. Secondo France Info, più di 4mila positivi tra alunni e personale scolastico sono stati registrati solo lunedì scorso: erano 15mila la settimana scorsa (11-18 marzo), 9mila quella prima. Tenendo presente che i numeri sono da considerare al ribasso perché basati sulle autodichiarazioni delle famiglie. La settimana scorsa, secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Educazione, sono state messe in quarantena quasi 3mila classi (da 833 a 2962 in una settimana) e 104 scuole materne. Ovvero + 30 per cento in una settimana. Una crescita che è dovuta, scrive le Monde, all’aumento dei test salivari (250mila il 20 marzo scorso), ma anche alla forte contagiosità della variante inglese.

Il 19 marzo scorso il ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer ha difeso la decisione di tenere aperti gli istituti, garantendo che la scelta è controbilanciata da un alto numero di test salivari che vengono fatti da circa 3 settimane: “In media è soltanto lo 0,5% degli allievi che si contagia a scuola, circa 500 su 100.000, al di sotto del tasso di incidenza”, ha detto sei giorni fa il ministro a Bfmtv. Ma sui quotidiani francesi non mancano le proteste di chi contesta l’effettiva realizzazione dei test. Secondo i sindacati sono numerosi i casi di scuole dove ci si sta trovando nella situazione estrema di non avere abbastanza insegnati (assenti perché malati o perché in quarantena) per tenere aperte le classi.

Nelle scorse ore, intervistata da le Monde, Devi Sridhar professoressa di Sanità pubblica all’università di Edinburgh e consulente del governo scozzese, ha dichiarato: “Le scuole non possono restare aperte se aumenta la circolazione del virus. Anche se i bambini sono mento contagiosi degli adulti, si contagiano tra di loro, contagiano le famiglie e mettono in pericolo gli insegnanti”. Sridhar ha ribadito poi un concetto che prima della Francia era stato applicato all’Italia: “La reazione dell’Europa di fronte alle varianti è stata incredibilmente lenta”, ha detto. “Sarebbe bastato guardare l’Inghilterra per dire che non volevamo subire la stessa cosa”. E ha concluso: “E’ come guidare verso un muro e dire che frenando il più tardi possibile si guadagnerà tempo”. E sui quotidiani francesi, sono tanti gli interventi per chiedere un intervento per la chiusura delle scuole: “Abbiamo negato il contagio nelle scuole“, ha detto a Libération Dominique Costagliola, direttrice di ricerca epidemiologica all’Istituto Pierre-Louise, affermando che “il protocollo sanitario nelle scuole è diventato insufficiente per affrontare l’epidemia”.

La ministra della Cultura in ospedale -A essere colpito dai contagi è anche lo stesso governo francese. Dopo le dimissioni dall’ospedale della ministra dei Trasporti Elisabeth Borne, oggi a dare notizie del suo ricovero è stata la collega titolare alla Cultura Roselyne Bachelot. Che ha annunciato su Twitter di aver avuto bisogno “ossigenoterapia rafforzata”. Settantaquattro anni, malata di Covid e ricoverata ieri mattina, la Bachelot rende noto di essere in mano “a personale sanitario eccezionale” e di essere sottoposta a terapia a base di ossigeno. Un membro del suo entourage ha spiegato che ieri sera per la ministra si era rivelata insufficiente la dose di ossigeno che le era stata prescritta e che “è stato deciso di aumentarla”. Ex ministra della Salute, la Bachelot ha ricevuto una prima dose di vaccino il 17 marzo, 3 giorni prima di annunciare di essere stata contagiata.

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