I leghisti di Calabria? Devono evitare accuratamente di parlare con la stampa, soprattutto delle dinamiche interne al partito. Per il resto basta “l’umiltà e la passione, aprendo sempre più dialoghi sereni con le persone che devono essere ascoltate e rassicurate”. Da cosa non è dato saperlo. E’ quello che scrive il commissario calabrese della Lega Giacomo Francesco Saccomanno nella lettera che, nei giorni scorsi, ha spedito ai referenti provinciali del Carroccio.

Più che un vademecum, è un vero e proprio “manuale del perfetto leghista di Calabria” che gli esponenti del Carroccio devono seguire se vogliono “comprovare fattivamente sia l’appartenenza che l’efficienza”. La lettera ha il sapore di una sorta di reprimenda che l’avvocato ed ex sindaco di Rosarno vuole fare gli altri leghisti: “Ho avuto l’impressione – scrive – che molte regole siano saltate e non vi sia chiarezza sulla funzione del commissario (cioè la sua, ndr) e, quindi, mi pregio, brevemente, tracciare delle linee di comportamento in modo tale che si evitino errori, molte volte, per mancata conoscenza”.

Il commissario calabrese della Lega sottolinea quindi quali sono i suoi poteri. Si legge, infatti, nella lettera: “Con la nomina del commissario si azzerano tutte le posizioni esistenti e, quindi, decadono tutti gli organi sui territori. Ogni decisione definitiva sarà assunta dopo la competizione regionale anche a seguito dei risultati raccolti e guardando appunto anche all’impegno e, quindi, alla meritocrazia”. E chi ha necessità di contattare i responsabili nazionali della Lega magari per discutere dei problemi calabresi? Deve mandare una mail al commissario regionale, che è sempre Saccomanno, il quale deve dare il placet: “Per i contatti con i nostri responsabili nazionali – chiarisce – è necessario trasmettere una e-mail dal provinciale allo scrivente con il motivo dell’eventuale incontro e delle ragioni dell’eventuale intervento”.

Ma è con i punti 3, 4 e 5 della missiva che l’avvocato Saccomanno, un ex di Forza Italia fulminato sulla via del salvinismo, serra le file, spiegando che “ogni problematica esistente si discute all’interno delle sedi ufficiali del partito dove si devono trovare delle soluzioni condivise sempre nell’interesse del movimento”. In altre parole, i panni sporchi si lavano in casa e il “partito saprà riconoscere l’impegno di ognuno e saprà assumere quei provvedimenti che possano comprovare, appunto, la costanza di ognuno e l’attività proficua portata avanti”.

Un capitolo a parte quello sulle “condotte assolutamente vietate”. A partire “dall’assumere atteggiamenti non consoni allo stile della Lega e cioè prudenza, umiltà, condivisione, responsabilità, credibilità, militanza, rispetto e, comunque, adesione alle direttive del partito”. L’elenco è lungo, ma allo stesso tempo chiaro. Il perfetto leghista di Calabria non può “commentare negativamente azioni o provvedimenti assunti dagli organi del partito o da rappresentanti dello stesso nelle istituzioni”. La ciliegina sulla torta è il rapporto con la stampa. Tra le cose “assolutamente vietate” c’è, infatti, il “comunicare ai giornali e ai media eventuali insofferenze o altre notizie che possano nuocere al partito”. Parola di Giacomo Saccomanno che, oltre a essere iscritto all’ordine degli avvocati, dal 1999 è pure iscritto nell’albo dei giornalisti pubblicisti.

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