All’improvviso, come un fulmine. Quando la squadra sembrava aver trovato la quadra sul campo e quell’oasi di pace dopo un inizio di stagione parecchio turbolento, è arrivata la notizia dell’arresto dell’ex presidente Bartomeu nell’ambito dell’indagine ‘Barçagate. Dal riciclaggio all’appropriazione indebita, anche se nel mirino degli inquirenti è finito soprattutto lo scandalo social che ha travolto la società nel febbraio 2020. I Mossos d’Esquadra (i poliziotti catalani) si sono presentati negli uffici blaugrana e hanno esaminato tutte le fatture pagate a ‘I3 Ventures’, l’agenzia incaricata di gettare fango su alcuni tesserati del Barcellona (su tutti Leo Messi), colpevoli di non condividere l’ormai ex linea presidenziale. Il club ha diffuso una nota, offrendo piena collaborazione alle autorità giudiziarie ed esprimendo il massimo rispetto per il procedimento in corso e per il principio della presunzione di innocenza delle persone colpite. Un vero e proprio terremoto, a pochi giorni da quelle che in tutta probabilità saranno le elezioni più importanti di sempre.

Le presidenziali di domenica 7 marzo serviranno a eleggere la nuova guida del Barcellona. Joan Laporta, già al comando dal 2003 al 2010, proverà a battere la concorrenza dei due sfidanti Victor Font e Toni Freixa. Oltre alla guarigione dalla grave situazione finanziaria, scaturita dalla pandemia e da alcune operazioni di mercato discutibili, il compito principale del neo-eletto sarà quello di trattenere Messi al Camp Nou. Il malessere che sta vivendo il fuoriclasse argentino è sotto gli occhi di tutti: il contratto è in scadenza a giugno, l’idea Psg non gli dispiacerebbe, ma la priorità è restare a casa. Chiudere la carriera indossando la maglia che gli ha permesso di diventare il migliore al mondo. Un progetto sportivo mirato a corredo dell’elezione di Laporta (il rapporto tra i due è ottimo) potrebbe aiutarlo nella scelta definitiva già nel giro di poche settimane. Per dare un senso all’importanza che Leo riveste nell’ambiente catalano, è sufficiente dare un’occhiata al servizio di presentazione elettorale trasmesso da TV3.

I candidati hanno posato con il manichino di Messi nella Sala Roma, l’incantevole spazio situato al di sopra della tribuna principale del Camp Nou. Ognuno ha rivolto il proprio messaggio, come se davanti avesse l’argentino in carne e ossa. C’è stato chi si è limitato a baciare lo stemma del Barça e chi, come Laporta, si è spinto oltre baciando e abbracciando il fantoccio di Leo. Ma l’obiettivo è stato comune: il primo impegno appuntato in agenda è la discussione con il numero 10. Per Laporta bisognerebbe farlo rimanere a ogni costo, offrendogli un contratto degno della sua grandezza. Per Font la questione principale non è relativa al denaro: Messi va convinto con una proposta che va al di là del calcio giocato. Dovrebbe continuare a operare all’interno del club anche dopo il ritiro. Freixa è invece il candidato più pragmatico: si augura che Leo rimanga, ma in un’intervista ha dichiarato che nessuno è imprescindibile. In nome della maestosità del Barça. Parole che gli sono state rinfacciate da Laporta nel dibattito di martedì. E questo spiega perché proprio Laporta sia il candidato preferito dai tifosi.

Per votare è necessario essere soci del Barcellona. Il club ne conta circa 223mila, in quest’ottica è il più grande al mondo. Ci sono tre categorie che consentono l’accesso alla famiglia blaugrana: da 0 a 5 anni il costo annuale della tessera è di 44 euro, dai 6 ai 14 è di 92 mentre dai 15 in su è di 185. Può partecipare attivamente alle elezioni soltanto chi soddisfa determinati criteri come la maggiore età o l’essere membro da almeno dodici mesi. Domenica, per la prima volta nella storia, gli elettori avranno a disposizione ben sei seggi con l’obiettivo di decentralizzare il voto e non creare una calca che sarebbe diventata insostenibile alla luce degli attuali contagi. Dal Camp Nou al Palau Blaugrana fino a Girona e Andorra, dalle 9 alle 21 si deciderà il futuro del club. Molti hanno già votato per posta, evitando la normale stretta anti-Covid: uso obbligatorio della mascherina, distribuzione di gel igienizzante, distanziamento sociale e la presenza di numerosi agenti che avranno il compito di far rispettare tutte le misure di sicurezza.

Il 6 marzo, la vigilia, sarà il giorno del silenzio elettorale. Le attività di campagna sono espressamente vietate dalla mezzanotte: i tre candidati non potranno rilasciare interviste né fare la minima dichiarazione ai media. Al termine delle votazioni di domenica 7, il tavolo elettorale passerà al conteggio dei voti e proclamerà il nome del vincitore provvisorio. Poi sarà compito del direttivo neo-eletto ratificare e formalizzare la nomina del nuovo presidente. Il tutto entro dieci giorni dalla fine delle elezioni. Di sicuro non dovranno mancare onestà e trasparenza, valori che l’ultima giunta ha messo spesso da parte per tornaconto personale. Il Barcellona sente l’urgenza di un profondo rinnovamento. E tutto parte dalle qualità morali.

Nell’ultimo periodo l’immagine della società è stata danneggiata dal punto di vista economico, istituzionale e sportivo. Serve credibilità, occorre rilanciare un progetto che porti nuova luce. La sfida è alle battute finali. In testa c’è l’avvocato ed ex deputato nel parlamento della Catalogna Joan Laporta, che intende riportare lo spirito vincente che ha contraddistinto il club negli anni della sua vecchia presidenza. E a seguire Victor Font, il CEO futurista di Delta Partners Group (società di consulenza strategica e di investimenti finanziari), e Toni Freixa. Quest’ultimo probabilmente è il profilo più noto, al netto di Laporta. Anche lui è un legale e in passato ha ricoperto vari ruoli all’interno della dirigenza. Ha lavorato come portavoce e adesso punta a un modello sportivo sostenibile: “Non possiamo garantire ciò che non siamo in grado di soddisfare”. Forse il più sincero, di certo non il più amato. La palla è sempre di Leo Messi.

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