A quattro giorni dalla scadenza del dpcm attualmente in vigore, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il nuovo decreto che regolerà la vita degli italiani dal 6 marzo al 6 aprile, cioè fino a dopo Pasqua. La principale novità, come ampiamente anticipato, riguarda le scuole: gli istituti di ogni ordine e grado che si trovano in zona rossa o in un’area con un’incidenza dei casi superiore ai 250 su 100mila abitanti passeranno alla didattica a distanza. Il motivo, ha spiegato il ministro Roberto Speranza in conferenza stampa, è che la variante inglese – diventata “prevalente” nel nostro Paese – “ha una particolare capacità di espansione nelle fasce più giovani“. Il “principio guida” del nuovo dpcm, quindi, resta quello della “tutela della Salute”: Speranza ha ribadito che per far ripartire l’Italia “bisogna vincere la battaglia sanitaria”. Soprattutto ora che la “curva dei contagi mostra segnali robusti di risalita e facciamo i conti a livello europeo e mondiale con alcune varianti del virus”. L’ultimo studio dell’Iss ha infatti accertato la presenza della mutazione britannica al 54%, seguita da quella brasiliana (4%) e dalla sudafricana (0,4%).

Speranza: “Resta la divisione dei colori” – Il ministro ha avvertito che le restrizioni sono “necessarie” e verranno valutate “giorno dopo giorno” in base all’andamento della curva, che può essere velocizzata proprio dalle varianti. Resta confermata la cornice delle misure vigenti, cioè il modello di divisione a colori del Paese, costruito sulla base del quadro epidemiologico di ciascun territorio. “Riteniamo che differenziare i territori sia la strada giusta perché permette di dare una risposta più idonea a ogni segmento”, ha chiarito Speranza, aggiungendo che le ordinanze sub-regionali adottate in queste ore da molti presidenti di Regione rafforzano ulteriormente la strategia anti-Covid del Paese. A suo parere, però, non ne usciremo solo grazie ai dpcm e alle ordinanze: “Abbiamo sicuramente bisogno di istituzioni forti che facciano scelte giuste e che con coraggio dicano fino in fondo al Paese come stanno le cose. Ma serve il contributo di tutti i cittadini per non abbassare la guardia”. A chi gli chiede se il governo valuterà di allungare il calendario scolastico oltre i termini previsti, fa sapere che sul tema “ci sarà bisogno di un’ulteriore riflessione“.

Draghi assente, Gelmini rivendica discontinuità con Conte – Alla conferenza stampa, come anticipato nel corso della giornata, non ha partecipato il premier. Il motivo? “La presenza qui dei ministri rappresenta lo spirito con cui il presidente Draghi opera, uno spirito di squadra. Per le occasioni pubbliche del presidente Draghi stiamo preparando un’agenda e presto ci saranno comunicazioni su questo punto”, ha fatto sapere la sua portavoce Paola Ansuini. È intervenuta, invece, la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, rivendicando in prima battuta il fatto che c’è stata una “netta” discontinuità con il governo Conte: “I tempi sono fondamentali per non arrecare nuovi disagi ulteriori ai cittadini: la bozza è pronta da venerdì e siamo in grado stasera di completare il dpcm Covid, che non è last-minute. C’è un cambio nel metodo, perché il dpcm è improntato alla massima condivisione possibile”. Con toni più da comizio che da conferenza stampa, Gelmini ha annunciato inoltre che sono state accolte diverse richieste delle Regioni: l’entrata in vigore delle misure restrittive partire dal lunedì, l’avvio di un tavolo di confronto sui 21 parametri che determinano lo scivolamento nelle varie fasce di rischio, la riapertura dei luoghi della cultura come teatri e cinema a partire dal 27 marzo (su prenotazione). Sono in arrivo, inoltre, “200 milioni di fondi” per supporto alle famiglie sul tema dei congedi parentali con il decreto Sostegno in arrivo settimana prossima.

L’allarme sulle varianti – Il testo del dpcm è frutto di un lungo lavoro di confronto con le Regioni e gli scienziati del Cts, che già venerdì avevano avvertito sui rischi della diffusione delle varianti nelle scuole. Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ne ha chiarito i motivi: “Abbiamo anche noi evidenze chiare sul fatto che la variante inglese” è più trasmissibile “nelle fasce di età comprese tra i 10 e i 19 anni, ma anche tra i 6 e 10 anni” nelle quali “vi è un aumento del numero di casi” infetti con Sars-Cov 2. “Questo maggiore potere infettante o contagiante”, però, “non si associa a una patologia più grave“. Resta il fatto che i bambini rischiano di essere un veicolo del Covid in famiglia. Poi c’è il tema della variante brasiliana, presente soprattutto in Umbria, Toscana, Lazio, Marche. “E’ un dato particolarmente preoccupante, ma queste varianti sono nuove e devono essere stimate sia rispetto ad aumentata trasmissibilità che alla potenzialità di non garantire la stessa copertura immunitaria“, ha aggiunto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. “Sono estremamente importanti da monitorare ed è necessario che si adottino le misure più restrittive possibili. Le regioni che hanno avuto questi focolai stanno adottando tempestivamente le zone rosse. La variante sudafricana è allo 0,4%, in particolare in alcune zone del Sudtirolo“. La sfida, in questi territori, è quindi quella del contenimento: “Bisogna intervenire chirurgicamente ed evitare che si diffonda in altri contesti”, conclude Brusaferro. “Questa doppia strategia si dovrà accompagnare a un monitoraggio stretto anche delle incidenze e un forte supporto alle vaccinazioni”.

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