Ci sono partite che segnano un confine. Una linea di demarcazione che dà inizio a una storia diversa. Per il Milan di Arrigo Sacchi è la sfida contro la Stella Rossa di Belgrado, stagione 1988/89, ottavi di Coppa Campioni. Proprio lo stesso avversario contro cui i rossoneri di Stefano Pioli dovranno giocare giovedì 18 febbraio nell’andata dei sedicesimi di Europa League. È il 26 ottobre 1988. San Siro non è tutto esaurito. D’altronde quella partita è solo un ottavo di finale e l’avversaria dei rossoneri non è una squadra di grido. È la Stella Rossa di Belgrado, uno dei club più importanti di Jugoslavia ma in campo internazionale la sua fama è ancora limitata. I biancorossi sono allenati da Branko Stankovic e hanno alcuni giovani di grande talento e prospettiva. Tra questi spiccano Prosinecki, Savicevic e, sopratutto, Dragan Stojkovic. È lui il punto di riferimento tecnico e caratteriale della Stella Rossa. L’uomo capace di trascinare la squadra oltre i propri limiti.

Si gioca l’andata e a Milano va in scena uno spettacolo. Ma non dei rossoneri di Arrigo Sacchi – campioni d’Italia e al ritorno in Coppa Campioni dopo otto stagioni – bensì dei biancorossi belgradesi. Pressano alto, non hanno timore reverenziale e creano tante occasioni. Sugli esterni Savicevic e Stojkovic mettono in difficoltà costante una retroguardia abituata, da un anno, a controllare gli attaccanti avversari. Nemmeno contro Diego Armando Maradona il 1 maggio 1988 – il giorno dello scudetto – si erano trovati così in affanno. Il Milan crea e la Stella Rossa controbatte. E controbatte. È un sforzo offensivo che si esaurisce al secondo minuto della ripresa. Un rimpallo, una serpentina tra due avversari e un destro perfetto a trafiggere Giovanni Galli sul primo palo. Dragan Stojkovic ha portato in vantaggio la Stella Rossa. Uno a zero. La risposta dei rossoneri è però fulminea. Talmente tanto da sfuggire anche alla regia RAI, impegnata ancora a trasmettere il replay della rete di Stojkovic. Il pareggio rossonero è tutto nella voce di Bruno Pizzul, che racconta dell’intuizione di Van Basten e dell’esterno destro di Pietro Paolo Virdis. È uno a uno. Terzo minuto del secondo tempo. Donadoni e Stojkovic hanno le occasioni per rompere nuovamente l’equilibrio ma il risultato non cambia più. Al fischio finale dell’arbitro Kirschen sui volti dei rossoneri si legge un forte disappunto. O forse, è solo la consapevolezza che al ritorno non sarà una partita come le altre.

L’arbitro tedesco Pauli è alla sua ultima gara internazionale. Fischia la fine allo stadio Marakana di Belgrado. Ma non siamo al termine della partita. È appena il minuto 57 e la Stella Rossa è avanti uno a zero grazie alla rete di Dejan Savicevic. Una rete che in pochi sono riusciti a vedere, così come nessuno si è reso conto dell’espulsione a Virdis. È il 9 novembre. La capitale jugoslava viene investita da una nebbia omerica. La visibilità è praticamente azzerata. La sospensione è inevitabile. Il Milan viene salvato da un evento raro in quella parte dei Balcani nel mese di novembre. Un po’ come se a Roma il calcio si fermasse per la neve. Anni dopo saranno molti i rossoneri ad ammettere che senza la nebbia non sarebbero riusciti a ribaltare la partita. A dare una mano ulteriore al Milan ci pensa poi il regolamento vigente all’epoca: in caso di sospensione di un match si deve ripartire dall’inizio. Tradotto: zero a zero. Viene deciso di recuperare la partita 24 ore dopo.

Il clima è decisamente differente, così come le condizioni delle due formazioni. Il Milan che rientra al Marakana è una squadra più arrembante e meno timorosa del clima circostante. Un ambiente dove già serpeggiano quelle spinte nazionaliste che un anno e mezzo dopo faranno da miccia per la guerra civile jugoslava. Eppure anche questa ripetizione non sarà una partita “normale”. Passano pochi minuti e su una svirgolata della difesa biancorossa, la palla supera la linea di porta di almeno un metro. Tutti i rossoneri esultano ma il fischio non arriva. Per l’arbitro la palla non è entrata. Serve che la sfera tocchi effettivamente la rete. E così – dopo altre occasioni sprecate dai rossoneri con Donadoni, Maldini e Rijkaard – ci pensa Van Basten a fugare ogni dubbio. Cross perfetto dalla sinistra di Evani e l’olandese schiaccia l’uno a zero fino in fondo alla porta. È il 35esimo. Potrebbe essere il colpo del k.o. Quello che svuota di energie la squadra avversaria, ma quando si gioca contro un club jugoslavo non c’è mai da fidarsi. E infatti passano appena quattro minuti per vedere il lancio perfetto di Savicevic e il sinistro sotto la traversa di Stojkovic. Ancora una volta un botta e risposta nello spazio di pochi istanti. L’incertezza e l’equilibrio regnano sovrane e, a queste, si aggiunge anche il dramma. Al minuto 46 Vasiljevic, su una palla aerea contesa, colpisce con il gomito la mascella di Donadoni. Il numero 7 cade pesantemente a terra e perde i sensi. Vedendolo uscire dal campo in barella, primo di conoscenza, con la lingua rovesciata e la mandibola spezzata, i compagni pensano al peggio. Diversi giocatori cominciano a piangere in campo. Uno di questi è il 20enne Paolo Maldini. È proprio a lui che Stojkovic comunica che lo speaker dello stadio ha annunciato che Donadoni è fuori pericolo. A salvare la vita all’esterno rossonero è il medico della Stella Rossa. Riesce a infilare nella bocca del rossonero una penna bic, creando una piccolo corridoio dove far passare l’aria necessaria. Quando la notizia si diffonde il sollievo divampa e il Milan ritrova le energie per portare a termine la sfida. Non bastano 120 minuti a decidere chi tra i rossoneri e biancorossi dovrà accedere ai quarti di finale di Coppa Campioni. Si va ai calci di rigore.

Stojkovic, Baresi, Prosinecki e Van Basten realizzano senza troppi problemi. Il primo errore è proprio di Dejan Savicevic. Quattro anni dopo vestirà la maglia rossonera. Il suo sinistro è forte ma centrale e Giovanni Galli respinge con i piedi. Evani invece è freddo. Sinistro preciso e sorpasso del Milan. Adesso tocca a Mrkela. Ancora un mancino. Il tiro questa volta è angolato ma Galli si allunga e con la punta delle dita spinge la palla a lato. Se Rijkaard segna il Milan passa. L’olandese è arrivato in estate a Milano e per lui è la prima occasione per lasciare il segno. La sua rincorsa è lunga, il suo destro a mezz’altezza, il palo e poi la rete. Il Milan è ai quarti di finale. Alla fine vinceranno la loro terza Coppa dei Campioni contro la Steaua Bucarest. L’era del Milan di Arrigo Sacchi inizia quella sera. Tra nebbia, sofferenza, sangue, fortuna e sviste arbitrali. Diciotto anni dopo, sempre dalla Stella Rossa parte un’altra avventura. Diciotto anni dopo, sempre dalla Stella Rossa parte un’altra avventura. Quella del Milan campione d’Europa 2006/07. Di quella famosa sera belgradese ci sono ancora Maldini, Costacurta e Carlo Ancelotti (in panchina da allenatore) ancora presenti.

Twitter: @giacomocorsetti

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