Anni fa Giorgio Faletti pubblicò un giallo di grande successo in cui un uomo individuava le vittime e le assassinava lasciando sul posto una frase scritta col sangue: “Io uccido”. Lo rileggo pensando alla politica poiché il Paese, da anni, vive come in un giallo in cui “il killer”, per molte complicità, è a piede libero.

In Io uccido l’assassino telefonava a Radio Monte Carlo e annunciava i delitti, ma non fu facile rintracciarlo perché le chiamate “partivano proprio dalla sede dell’emittente stessa”. Bene. Le “telefonate” di R. al governo partono dalla sede del governo stesso. Urge dire dei suoi “crimini politici” poiché l’uomo, da sempre, distrugge tutto. Vediamo.

1. “Io uccido” è impressa col sangue anzitutto sui lavoratori (occorreva ammazzare lo Statuto dei lavoratori che tutelava diritti e il Nostro l’ha fatto, senza pietà); è in “Enrico stai sereno” prima di pugnalarlo, pari per efferatezza a Oliverotto che uccise lo zio e i notabili “che li andorono drieto”. Niente sangue, certo, ma a me sembra che Letta non si sia più ripreso.

2. “Io uccido” è il marchio del segretario Pd che massacra il partito, deride il sindacato, duetta amorevolmente con Confindustria, violenta i valori che dovrebbe difendere; è nello scempio dei principi: da premier, taglia i diritti e ne sbandiera l’estensione; parla di lavoro e pensa al Capitale; contesta l’accusa di thatcherismo e l’incarna distruggendo le conquiste sociali della nostra democrazia.

3. “Io uccido” colpisce anche un uomo giusto come Pier Luigi Bersani, costretto a lasciare un Pd che nega se stesso: siamo in presenza del capolavoro politico della borghesia imprenditrice orientata a destra: s’è fatta rappresentare dal leader della sinistra. E’ stata (è) l’anomalia italiana. Più lancinante del condannato B. trattato da statista.

4. “Io uccido” segna l’attentato fallito alla Costituzione; vengono i brividi a pensare cosa sarebbe accaduto (la riforma ricalcava quella della P2) se la società civile non avesse respinto l’attacco.

5. “Io uccido” è nell’odio per i magistrati; per la blocca-prescrizione; per Bonafede; per tutto ciò che ostacola i suoi piani; è in tutti i suoi atti: la scissione, la politica dei veti, la formazione del governo giallo-rosso per taglieggiarlo, ricattarlo e colpirlo a morte quando gli fa più comodo: in queste settimane, per esempio, con la scusa del Mes.

6. “Io uccido” è nell’affondo contro Giuseppe Conte nel violentissimo discorso al Senato: R. punta alla crisi di governo, ma non lo dice; vuole il rimpasto, ma lo nega; contesta la task force, ma per contare di più al tavolo delle trattative. E’ il killer di sempre: rivendica la collegialità che negava quando gestiva il potere e pone veti su ogni legge. Verifiche. Governissimi. Ricatti. Non pensa ad altro.

A quali interessi sono funzionali i suoi atti? E’ tutto trasparente? Vorrei poter dire sì, ma una vecchia intercettazione disse di una soffiata che “regalò” 600mila euro a Carlo De Benedetti. E’ un fatto, e ora non mi sento per niente tranquillo.

Ma c’è di più: i giornali hanno mostrato, non molto tempo fa, come R. si sia offerto a Salvini, B. e Fratelli d’Italia, che non si fidarono. La più lucida è stata Giorgia Meloni: vuoi stringere un patto con noi? “Stacca la spina a Conte e poi parliamo di alleanze”. Gli chiese di essere “il killer” del governo: ha capito l’uomo, che oggi si muove in questa direzione: “Conte venga in Parlamento o a fine anno stacco la spina”. Alla lettera.

R. è un concentrato di cinismo: simula/tradisce/inganna. Domanda: perché i giornaloni danno tanto spazio a uno così? Quando Repubblica non era di John Elkann, e Scalfari non prendeva la linea dal “Punto” di Stefano Folli, R. non avrebbe avuto ascolto. Nel giallo di Faletti il killer, chiamato “Nessuno”, afferma: “Uccido per curare il mio male e vivere”. I misfatti di R. che male curano? Il Nostro “ucciderà” ancora: fra non molto, alla prima occasione utile (a fine anno?), appoggiato da lobby, centri di poteri e interessi economici ed editoriali, lo pugnalerà. Conte non stia sereno.

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