A 24 ore dalla messa in onda su Rai3 del servizio di ReportLa consapevole foglia di fico” – di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella – sul dossier dell’Oms (leggilo qui sotto) riguardante la risposta dell’Italia al coronavirus pubblicato e poi tolto dal sito nel maggio scorso, continuano a fare discutere i contenuti delle email tra il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, e il coordinatore dei ricercatori Francesco Zambon. “Non fatemi casino su questo – scriveva Guerra al collega l’11 maggio –. Stasera andiamo sui denti di Report e non possiamo essere suicidi (…) Adesso blocco tutto (…). Così non può uscire. Evitate cazzate. Grazie e scusa il tono. Ranieri”. La trasmissione sostiene che Guerra abbia fatto pressioni per correggere quel documento prima della pubblicazione. Il motivo? Denunciava che l’Italia non avrebbe mai aggiornato il suo piano pandemico, limitandosi a “riconfermare nel 2017” quello elaborato nel 2006. Il punto è che Guerra è stato direttore generale per la Prevenzione del ministero della Salute italiano dal 2014 al 2017, quindi gli aggiornamenti del piano, in quegli anni, spettavano anche a lui. Ma non è tutto. Come documentato da Report, il direttore aggiunto dell’Oms in un’email ha tirato in ballo anche il ministro Roberto Speranza. “Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (si suppone intendesse ‘foglia’, ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…). Se anche Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese”.

Sollecitato da Ilfattoquotidiano.it a fornire dei chiarimenti sui suoi rapporti con Ranieri Guerra e con i vertici dell’Oms, il ministro della Salute ha preferito non rispondere. Il suo staff segnala però la replica che è stata inviata alla trasmissione tv di Rai3, disponibile anche online. Nel comunicato si legge che, a quanto risulta all’ufficio stampa di Speranza, il dossier sulla gestione della pandemia da parte dell’Italia in primavera non è “un documento ufficiale dell’Oms e non è mai stato trasmesso al ministero della Salute che quindi non lo ha mai né valutato, né commentato. Ogni informazione in merito deriva da fonti non istituzionali“. Si precisa inoltre che l’Italia è dotata di un piano di “prevenzione e risposta al Covid-19” elaborato dai tecnici del ministero, dell’Iss, del Consiglio superiore di Sanità, dello Spallanzani di Roma e altri. Poi c’è il nodo del “piano pandemico”: nel comunicato si legge che “l’Oms, l’Ecdc e l’Italia fanno riferimento al Piano pandemico influenzale che è un documento pubblico consultabile sul sito del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc”. In ultimo il ministero fa sapere che il contributo di spesa che il nostro Paese ha versato nel 2020 per l’Organizzazione mondiale della sanità ammonta a quasi 14 milioni di euro.

Resta il fatto che molte delle domande che i giornalisti di Report hanno posto al ministro prima della messa in onda del servizio non hanno avuto risposta. “Il ministro è stato informato” della “rimozione improvvisa” del dossier “dal sito Oms dopo circa 24 ore dalla pubblicazione? Ne conosce le ragioni?”, è uno dei quesiti posti dalla trasmissione. “Al ministro risulta che il rapporto sia stato rimosso perché ne emergeva un quadro oggettivo critico della ‘preparedness’ italiana?”. E poi ancora: “Al ministro risulta sia stata ultimata la stesura di un piano pandemico aggiornato?”. Dubbi che non sono stati chiariti nemmeno da Guerra. Anzi, come mostrato in tv, il direttore aggiunto dell’Oms è rimasto per diversi minuti in silenzio mentre il giornalista Giulio Valesini gli chiedeva conto dell’accaduto, riprendendolo a sua volta con lo smartphone. A tentare di ricostruire l’intera vicenda sarà ora la procura di Bergamo, che – dopo la denuncia del Comitato dei parenti delle vittime ‘Noi denunceremo’ – indaga per capire se l’Italia effettivamente avesse un piano pandemico al momento della prima ondata e quando risale il suo ultimo aggiornamento. I magistrati hanno già interrogato Guerra come persona informata dei fatti (non è indagato). Chi non è stato sentito, invece, sono Zambon e i suoi colleghi ricercatori, per cui l’Oms ha invocato l’immunità diplomatica. Lo scopo, sostiene l’organizzazione, è quello di proteggere “l’imparzialità e l’oggettività dell’Oms”.

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