Unicredit, il giorno dopo. Ed è un brutto giorno con il titolo che sprofonda in borsa arrivando a perdere quasi l’ 8%. L’addio dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier era nell’aria ma l’ufficialità ha scatenato le vendite. Al manager francese è stato fatale l’atteggiamento piuttosto tiepido sul dossier Mps, banca che il Tesoro, ora primo azionista con il 68%, deve vendere entro un anno. Per rendere più appetibile un boccone difficile da digerire, il governo ha messo sul piatto una dote di almeno 3 miliardi di euro, troppo poco secondo il numero uno di piazza Gae Aulenti. Su questo, e sul tema dello scorporo delle attività estere della manca, sono maturati negli ultimi mesi i dissapori tra Mustier ed alcuni membri del consiglio della banca. L’arrivo alla presidenza di Pier Carlo Padoan, ex ministro del Tesoro ed artefice dell’ultimo salvataggio di Mps, non ha certo contribuito a calmare le acque.

Terremoto in borsa – L’uscita di Mustier ha innescato una serie di downgrade (abbassamento di giudizio, ndr) da parte degli analisti. Citi, ad esempio, ha abbassato il suo rating da ‘buy/high risk’ a ‘neutral/high risk’, specificando che con l’uscita del manager francese aumentano le incertezze sulle strategie del gruppo. Gli analisti di Société Générale hanno cambiato il loro giudizio da ‘hold’ a ‘sell’, ossia consigliano di vendere il titolo a chi lo ha in portafoglio. Mediobanca, a sua volta, ha sforbiciato da ‘neutral’ a ‘underperform’. Al contrario guadagna circa il 4% il titolo Mps che già ieri aveva chiuso la seduta in deciso rialzo. Il prossimo cambio ai vertici di Unicredit sembra spianare la strada ad una acquisizione della banca senese. Ad ulteriore testimonianza del sentimento dei mercati questa mattina Mps ha collocato sul mercato un bond quinquennale da 750 milioni di euro, raccogliendo ordini per 1,8 miliardi che hanno permesso di ridurre il rendimento dello 0,3% rispetto alle previsioni iniziali.

Tra ieri e oggi il Unicredit ha bruciato quasi 2 miliardi di capitalizzazione. Perché l’acquisizione e l’integrazione di Mps è un’operazione dai molti rischi che l’attuale dote del governo non è probabilmente del tutto sufficiente a compensare. Finisce poi nel surgelatore il progetto caro a Mustier di separare le attività internazionali della banca e quotarle per il 50% a Francoforte. Il futuro torna, per ora, incerto, in attesa di un nuovo condottiero. E l’incertezza a chi deve comprare le azioni si una società non piace mai. Secondo letture forse un po’ ardite, il vuoto di potere rende Unicredit una possibile preda soprattutto per le banche francesi che attraverso l’istituto italiano riuscirebbero a entrare con forza anche nel mercato tedesco (Unicredit ha acquisito Hypoverinsbank nel 2005). “I governi non dovrebbero forzare le banche ben gestite a ripulire gli errori di quelle mal gestite. Le condizioni devono essere di mercato. Altrimenti le direzioni di viaggio per gli investitori saranno opposte a quelle dell’epoca imperiale: tutte le strade condurranno lontano da Roma”, scrive il Financial Times a conclusione della Lex Column dedicata alla vicenda. “I visitatori di Roma sono avvisati di comportarsi come i cittadini romani. Sfortunatamente per il francese Jean Pierre Mustier, i suoi supervisori romani vogliono il consolidamento” mentre il capo di Unicredit “si è opposto a una fusione” con Mps. “Non il tipo da omologarsi, Mustier ha preferito rassegnare le dimissioni”, cosa che “non è piaciuta agli azionisti”, si legge sul quotidiano finanziario londinese che aggiunge: la nomina in cda di Pier Carlo Padoan”ha messo fine alle sue speranze” di far crescere “organicamente” una Unicredit “ben capitalizzata e profittevole”. Ma “i salvataggi hanno un prezzo”-

Alla guida della banca dal 2016, Massiah tra i possibili successori – La gestione Mustier, iniziata a fine 2016, ha avuto il merito di raffporzare la solidità del gruppo. Obiettivo perseguito a suon di cessioni ed aumenti di capitale. Cinque le pietre miliari del percorso del manager: quotazione di Fineco che ha fruttato 900 milioni, cessione di Bank Pekao con incasso di 2,5 mld, cessione di Pioneer (3,8 mld), cessione quote Fineco (2,1 mld), maxi ricapitalizzazione da 13 miliardi. Nel frattempo hanno già iniziato a circolare i nomi sul possibile successore di Mustier. Tra i più gettonati ci sono l’ex numero uno di Ubi Banca Victor Massiah, l’attuale amministratore delegato di Poste italiane Matteo Del Fante (che però ha negato qualsiasi veridicità delle indiscrezioni che lo riguardano) e il responsabile finanziario di Nexi Bernardo Mingrone.

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