Ha ricevuto quasi quindicimila euro di donazioni durante la campagna elettorale. Soldi arrivati da tre finanziatori: la ceo di una società di lobbying, la moglie di un noto imprenditore del settore farmaceutico e una srl della provincia di Catania. Adesso è stato segnalato ai probiviri del Movimento 5 stelle. È bufera su Dino Giarrusso, ex inviato delle Iene eletto dai 5 stelle a Bruxelles. L’eurodeputato è stato citato dall’ultima inchiesta di Report per alcune donazioni ricevute per la campagna elettorale del 2019. All’ex Iena, infatti, sono arrivati da 4.800 euro da Ezia Ferrucci, ceo della Bdl lobbying srl, iscritta nel Registro dei rappresentanti di interessi della Camera. La Bdl si occupa della “gestione dei rapporti con gli Organi Istituzionali e con diversi decisori pubblici nazionali e comunitari”, come si legge sul suo sito. Tra i suoi clienti annovera la multinazionale del tabacco British American Tobacco, quella farmaceutica Bracco, la multiutility bolognese Hera. E anche la Adler Plastic, fabbrica che si occupa della produzione e lavorazione di gomma e materie plastiche, finita sulle pagine dei giornali nel maggio del 2020, a causa dell’esplosione causata da un incendio nello stabilimento di Ottaviano, in provincia di Napoli.

Tra i fondatori della Bdl, sempre secondo il sito ufficiale, c’è il responsabile della comunicazione del gruppo Unicredit, Maurizio Beretta, già direttore del Tg1. E pure Piero di Lorenzo, titolare, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia, diventata nota negli ultimi tempi perché sta lavorando al vaccino anti Covid insieme allo Jenner institute della Oxford university e AstraZeneca. Anche la moglie di Di Lorenzo, Carmela Vitter, ha devoluto un contributo alla campagna di Giarrusso: ha donato 5mila euro. Il 13 marzo scorso l’europarlamentare elogiava la società del marito con un post su facebook: “In Italia – scriveva – abbiamo grandi eccellenze. Fra queste l’Istituto Irbm di Pomezia, che mi auguro possa davvero scrivere una pagina di storia e aiutare l’intera umanità in questo momento difficile”. Secondo il Corriere in passato Di Lorenzo ha finanziato anche la fondazione Open, vicina a Matteo Renzi, con 160mila euro. Tra i soldi donati a Giarrusso anche 4.900 euro arrivati da una srl di San Giovanni La Punta, in provincia di Catania: si chiama Promedica.

Dopo il servizio di Report Vito Crimi, capo politico ad interim del Movimento 5 stelle, ha segnalato Giarrusso per il caso delle donazioni al collegio dei probiviri. Secondo il vademecum stilato dal Movimento 5 stelle per le Europee del 2019, ogni candidato “non può accettare donazioni da parte di uno stesso soggetto complessivamente superiori a 3.000 euro”. Nello stesso vademecum, alla voce rendicontazione, si chiede di riportare “i contributi e servizi provenienti dalle persone fisiche, se di importo o valore superiore a 3.000 euro”. Questo passaggio si riferisce alla norme sul finanziamento ai politici contenuti dalla legge cosiddetta Spazzacorrotti, che impone come soglia per le erogazioni la quota di 5mila euro. Un limite che però viene rivisto al ribasso dai 5 stelle per i candidati alle Europee.

Giarrusso da parte sua si dice “molto tranquillo. Ho rispettato le regole del M5S e la legge. Farò chiarezza agli organi di garanzia, di cui mi fido ciecamente”. Intervistato da Report ha detto di non conoscere la professione della ceo di Bdl lobbying srl. “Se lo avessi saputo ci avrei pensato un attimo”. Oggi l’europarlamentare si difende con un video pubblicato su facebook in cui ha definito come assolutamente regolare il finaziamento della Ferrucci: “L’ho accettato solo dopo aver saputo che la stessa Ferrucci ha finanziato allo stesso modo la campagna elettorale del 2018 di tutto il M5s“. Giarrusso infatti mostra alcuni documenti con i quali sostiene come la Ferrucci abbia donato 4mila euro al Comitato elettorale dei 5 stelle per le politiche del 2018. “Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se questa persona ha finanziato tutti gli eletti alle politiche del 2018, potrà finanziare anche me”. Sul limite di 3mila euro per ogni donazione imposto dal vademecum dei 5 stelle ai candidati alle Europee, Giarrusso invece con l’agenzia Adnkronos si giustifica così: “È un vademecum interno, legato solo alle europee, che onestamente mi era sfuggito. Ho comunque comunicato tutto, in piena trasparenza, sia al nostro comitato interno che naturalmente agli organi previsti dalla legge, e nessuno ha avuto nulla da ridire su questo”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il Gruppo Hera intende precisare che il rapporto con la società Bdl Lobbying è ormai terminato diversi anni fa e non ci sono più state occasioni di contatto. Vi pregheremmo quindi di tenere presente questa informazione qualora ritornaste a occuparvi del tema.

Francesca Cavazza
Ufficio stampa del Gruppo Hera

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO/2

In merito ad alcuni articoli usciti sulla stampa in questi giorni relativi alla società Bdl lobbyng srl, il gruppo Adler dichiara di non intrattenere rapporti con detta società dal 2014.

***

La redazione de ilfattoquotidiano.it prende atto delle repliche delle due aziende, ma per dovere di cronaca è costretto specificare che i rapporti della Bdl con Hera e Adler le quali sono citate sul sito ufficiale della società di lobbying (con i loro loghi) alla voce clienti, senza alcuna specifica a contratti risolti, terminati o non rinnovati. A beneficio dei lettori e delle aziende coinvolte quello che segue è ciò che compare sul sito della Bdl Lobbying.

Articolo Precedente

Mattarella: “Il virus tende a dividerci, basta polemiche scomposte per interessi di parte. Serve leale collaborazione tra le istituzioni”

next
Articolo Successivo

Donazioni da lobbisti, l’autodifesa di Giarrusso: “Contributo ricevuto dalle stesse persone che hanno finanziato il M5s nel 2018”

next