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Politica - 12 Novembre 2020
Autostrade, De Micheli al Senato: “Dal mio arrivo radicale cambio con concessionari. Trattativa con Cdp non influisce su decisioni governo”
La Playlist Politica
- 09:04 - Vigilanza Rai, centrodestra diserta di nuovo su voto ad Agnes: è la sesta volta
Roma, 11 dic. - (Adnkronos) - Il centrodestra in blocco ha disertato la seduta di stamane in Vigilanza Rai, convocata per il voto sul presidente del cda in pectore, Simona Agnes. A quanto apprender l’Adnkronos, erano presenti Dario Carotenuto e Dolores Bevilacqua (M5S), Dafne Musolino e Maria Elena Boschi (IV), Stefano Graziano (PD). Non è stata stabilita una nuova data di convocazione.
- 08:57 - **Rai: Vigilanza, centro destra diserta su voto a Agnes, è la sesta volta**
Roma, 11 dic. - (Adnkronos) - Il centrodestra in blocco ha disertato la seduta di stamane in Vigilanza Rai, convocata per il voto sul presidente del cda in pectore, Simona Agnes. A quanto apprende l’Adnkronos, erano presenti Dario Carotenuto e Dolores Bevilacqua (M5S), Dafne Musolino e Maria Elena Boschi (IV), Stefano Graziano (PD). Non è stata stabilita una nuova data di convocazione.
- 08:43 - Siria: Bashir, 'garantiremo i diritti di tutti, i profughi ritornino'
Roma, 11 dic. (Adnkronos) - "Resteremo solo fino a marzo del 2025. Il debito è enorme, la sfida ciclopica". E "garantiremo i diritti di tutte le genti e tutti i popoli della Siria". Lo dice Muhammad al Bashir, che ha dato al Corriere della Sera la sua prima intervista a un media occidentale. Indica tre obiettivi per la Siria del dopo-Assad, ovvero "ristabilire la sicurezza e la stabilità in tutte le città" perché "la gente è esausta di ingiustizia e tirannia", far "tornare i milioni di profughi siriani che sono all’estero" perché "la Siria è ora un Paese libero" e un lavoro "a livello di pianificazione strategica" perché "i siriani non possono vivere nella precarietà di servizi essenziali come elettricità, pane e acqua".
"Sappiamo di ereditare un’amministrazione elefantiaca tormentata dalla corruzione. In fondo il regime si è divorato da solo, ma nel frattempo la gente viveva male - dice dopo aver incontrato ieri mattina "tutti gli ex ministri per cominciare il lavoro", ad eccezione di Interni e Difesa, in un "clima di collaborazione" - Nei forzieri ci sono solo sterline siriane che valgono poco o niente". E, "quindi sì, finanziariamente stiamo molto male".
Sui diritti, che promette saranno garantiti, osserva che "comportamenti sbagliati di alcuni gruppi islamisti hanno portato molte persone soprattutto in Occidente ad associare i musulmani al terrorismo e l’Islam all’estremismo". "Si è trattato di comportamenti errati e di mancanza di comprensione - afferma - Così è stato travisato il significato di Islam, che è 'religione della giustizia'. E noi proprio perché islamici garantiremo i diritti di tutte le genti e tutti i popoli della Siria". In politica estera, "non abbiamo problemi con nessuno, Stato, partito o setta, che si sia tenuto lontano dal regime di Assad assetato di sangue". E alla domanda se sarà "islamica" la nuova Costituzione, risponde: "Chiariremo i dettagli durante il processo costituente".
- 08:22 - Corea Sud, Pyongyang rompe il silenzio: "E il caos"
Seul, 11 dic. (Adnkronos) - La Corea del Nord rompe il silenzio, dopo che la scorsa settimana il presidente Yoon Suk Yeol ha tentato di imporre la legge marziale, poi presto revocata. 'Dittatura fascista sul popolo', commentano i media ufficiali nordcoreani.
Reazioni che arrivano dopo la notizia di un blitz della Polizia negli uffici della presidenza a Seul, mentre l'ex ministro della Difesa sudcoreano, Kim Yong-hyun, ha tentato il suicidio in un centro di detenzione. Kim è dalle prime ore di oggi formalmente in stato di arresto. Per Yoon si moltiplicano le richieste di un passo indietro.
"Il burattino Yoon, che ha già fatto i conti con una grave crisi di governo e l'impeachment, ha imposto a sorpresa la legge marziale e scatenato le armi della dittatura fascista sulla popolazione, seminando il caos in tutta la Corea del Sud", ha scritto la Kcna, parlando di azione "folle" da parte di Yoon, rilancia anche la Kbs.
L'articolo, diffuso pure tramite il giornale Rodong Sinmun, sottolinea il dispiegamento di soldati e mezzi militari e cita le proteste di massa in Corea del Sud, inimmaginabili nella Corea del Nord di Kim Jong-un. "La comunità internazionale osserva con attenzione", dicono dal Paese eremita, convinti che quanto accaduto abbia "messo in luce le vulnerabilità della società sudcoreana" e che "la carriera politica di Yoon possa finire presto". "Il suo gesto folle - aggiungono i nordcoreani - ha provocato una condanna forte da parte di tutti i settori della società, compreso il partito di opposizione, e ha fatto esplodere ulteriormente l'entusiasmo dell'opinione pubblica per l'impeachment".
Stamani, nel quadro dell'inchiesta, secondo l'agenzia sudcoreana Yonhap, la polizia ha perquisito gli uffici della presidenza, sequestrando materiale. Al momento dell'operazione Yoon non era presente. Confermate anche perquisizioni negli uffici della Polizia metropolitana di Seul e della sicurezza dell'Assemblea nazionale.
Intanto, riporta la stessa agenzia rilanciando notizie confermate dal ministero della Giustizia, l'ex ministro della Difesa ha tentato il suicidio nel centro di detenzione di Seul dove si trova con l'accusa di "insurrezione" e ora le sue condizioni vengono definite "stabili". Avrebbe cercato di togliersi la vita in bagno, nella notte, realizzando una corda con la biancheria.Kim è accusato di aver suggerito al presidente di imporre la legge marziale.
- 06:53 - Siria, Iran ha perso tutta la rete e ora torna Trump: Teheran punta sul nucleare?
Washington, 10 dic. (Adnkronos) - Con il crollo del regime di Bashar al-Assad in Siria è andata in frantumi quella rete di proxy e Paesi alleati su cui l'Iran in questi anni aveva investito miliardi di dollari e attraverso la quale esercitava influenza politica e militare in Medio Oriente.
Tutti i pilastri su cui quel sistema poggiava, da Assad agli Hezbollah libanesi fino a Hamas, sono usciti di scena oppure sono stati devastati a livello militare da Israele. Del vecchio 'Asse della resistenza' restano in piedi solo gli houthi in Yemen e le milizie sciite in Iraq, ma la capacità di deterrenza della Repubblica islamica appare compromessa al punto che molti osservatori scommettono ora su un'accelerazione del suo programma nucleare.
La caduta di Assad è l'ultima catastrofe strategica che costringerà l'Iran a ripensare la sua politica di sicurezza. E proprio mentre si avvicina il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con il rischio che torni ad esercitare quella politica di "massima pressione" nei confronti della Repubblica islamica che aveva caratterizzato il suo primo mandato.
La reazione a catena innescata dai fatti del 7 ottobre ha provocato un cambiamento radicale paragonabile per l'Iran solo all'intervento americano in Iraq del 2003. Ma mentre allora la caduta di Saddam Hussein rappresentò un'opportunità, questa volta Teheran è in una posizione di svantaggio al punto che il Council on Foreign Relations, come sottolinea il Wall Street Journal, parla di una delle "battute d'arresto più gravi" per la Repubblica islamica dalla guerra con l'Iraq degli anni Ottanta.
"La Repubblica islamica pensava che l'attacco di Hamas del 7 ottobre fosse un punto di svolta nella storia. È vero, ma nella direzione completamente opposta a quella che sperava - ha affermato Ali Vaez, direttore dell'Iran Project dell'International Crisis Group - I pezzi del domino sul fronte occidentale sono caduti uno dopo l'altro".
Come fa notare il Royal Institute of International Affairs, la fine del regime di Assad rappresenta per gli ayatollah la perdita del loro "ponte terrestre" verso il Mediterraneo orientale, ma anche un 'buco' economico. Solo nel 2023, la Siria ha importato quasi 40 milioni di barili di petrolio dall'Iran, la cui economia è in ginocchio da anni per le sanzioni.
Ancora più importante, la Siria aveva permesso all'Iran di accedere via terra a Hezbollah, il fulcro del suo Asse della resistenza, che grazie al sostegno di Teheran è diventato l'attore non statale meglio armato al mondo. "Non esiste Asse di resistenza senza accesso a Hezbollah", ritiene Vaez.
Teheran ha già manifestato l'intenzione di voler mantenere la sua influenza nel Paese arabo, chiedendo la formazione di un governo che rappresenti tutti. I primi segnali dalla Siria post-Assad, tuttavia, non sono stati amichevoli. Molti siriani ritengono responsabile Teheran, insieme a Hezbollah, dell'oppressione di Assad. Non a caso subito dopo il loro ingresso a Damasco, le fazioni armate hanno risparmiato l'ambasciata russa mentre hanno saccheggiato quella iraniana.
Per Sam Heller, un esperto di Siria presso il think tank Century International, sebbene il futuro del Paese arabo sia ancora molto incerto, è improbabile che qualsiasi leadership emerga "sosterrà gli obiettivi dell'Iran nel modo in cui faceva il governo nazionale siriano controllato da Assad".
La sconfitta in Siria e la rimozione di Hamas e Hezbollah come minacce immediate per Israele hanno ridotto pesantemente la deterrenza che l'Iran aveva contro gli attacchi israeliani. All'inizio di quest'anno lo Stato ebraico ha lanciato due ondate di attacchi aerei diretti contro l'Iran che hanno colpito strutture militari e distrutto sistemi di difesa aerea forniti dalla Russia.
L'Iran è alle prese con questo nuovo scenario di sicurezza in un momento in cui la sua leadership sta invecchiando, con la Guida Suprema, Ali Khamenei, che ad aprile compirà 86 anni. Molti analisti hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che potrebbe accelerare il suo programma nucleare per ripristinare un certo livello di deterrenza contro gli attacchi stranieri.
Per il Cfr, il valore della deterrenza nucleare è aumentato in Iran che, sebbene non possieda ancora armi atomiche, ha incrementato la sua capacità di arricchire l'uranio a livelli vicini a quelli utilizzabili in breve tempo per scopi militari. Da mesi i funzionari iraniani dibattono se aumentare i propri sforzi nucleari e riconsiderare l'impegno preso con una fatwa da Khamenei di non dotarsi di armi di distruzione di massa.
- 00:10 - Siria, al-Jawlani: "Mondo non ha nulla da temere". Il monito di Israele
(Adnkronos) - Il mondo "non ha nulla da temere" dalla nuova Siria. Il messaggio rassicurante arriva da leader del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), Mohammed al Jawlani, che dopo il crollo del regime di Assad appare intenzionato ad aprire una nuova era di dialogo. ''Le paure sono inutili, se Dio vuole. La paura derivava dalla presenza del regime di Assad'', dice Jawlani, intervistato da Sky News. La nuova Siria si colloca in un quadro profondamente cambiato negli ultimi mesi: 'Lla fonte delle nostre paure proveniva dalle milizie iraniane, da Hezbollah e dal regime che ha commesso i massacri a cui stiamo assistendo oggi''. Ma ''non verrà permesso un ritorno al panico'', garantisce.
Il leader della rivolta che ha portato alla deposizione di Assad assicura che ''la Siria verrà ricostruita. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione. Sta andando verso la stabilità. La gente è esausta per la guerra. Quindi il Paese non è pronto per un'altra guerra e non ci entrerà", aggiunge.
Il paese vive giorni complessi ed è alla ricerca di un precario equilibrio. Promette ''calma e stabilità'' il primo ministro ad interim, Mohammed al-Bashir, chiamato a favorire la transizione verso la svolta piena. Nel corso della prima intervista rilasciata dopo la nomina, all'emittente al-Jazeera, afferma che dopo 13 anni di guerra ''adesso è il momento che il popolo goda di calma e stabilità''.
Il "governo di transizione avrà una durata di tre mesi", fino al prossimo marzo, ha annunciato lui stesso in un video diffuso dall'opposizione siriana dopo aver spiegato di aver incontrato i membri dell'ex governo di Bashar al-Assad per organizzare ''la fase di transizione dei prossimi due mesi'' fino a quando non avremo ''un ordine costituzionale al servizio del popolo siriano''.
"Abbiamo invitato i membri del vecchio governo e alcuni direttori dell'amministrazione di Idlib e delle aree circostanti per facilitare tutti i lavori necessari per i prossimi due mesi, finché non avremo un sistema costituzionale in grado di servire il popolo siriano", dice al-Bashir.
E mentre Mosca conferma che Assad è in Russia ("E' al sicuro e questo dimostra che la Russia agisce come necessario in queste situazioni straordinarie'', ha affermato il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov), Israele fissa paletti precisi: "Chiunque segua le orme (del presidente deposto Bashar, ndr) al-Assad finirà come lui".
"Non permetteremo a un'entità terroristica islamica estremista di agire contro Israele da oltre i suoi confini. Faremo di tutto per rimuovere la minaccia", è il monito rivolto alle nuove autorità siriane dal ministro israeliano della Difesa, Israel Katz.
A stretto giro arrivano anche le parole del premier Benjamin Netanyahu, più distensive: ''Israele vuole relazioni diplomatiche con il nuovo regime in Siria''. Ma, in un videomessaggio condiviso sui social, anche il primo ministro avverte: ''Se questo regime consente all'Iran di stabilirsi in Siria e di trasferire le armi, pagherà un prezzo elevato".
L'esercito israeliano negli ultimi giorni ha condotto circa 480 attacchi aerei in 48 ore contro obiettivi militari strategici in Siria: "L'Idf ha colpito la maggior parte delle riserve di armi strategiche in Siria, impedendo che cadessero nelle mani di elementi terroristici", la nota del'esercito. Tra gli obiettivi c'erano 15 navi militari, batterie antiaeree e siti di produzione di armi in diverse città.
"Le Idf hanno operato in Siria negli ultimi giorni per colpire e distruggere capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele. La Marina ha operato con grande successo per distruggere la flotta siriana", le informazioni diffuse da Katz, durante una visita alla base nave di Haifa all'indomani dei raid che hanno preso di mira il porto siriano di Latakia.
Sullo sfondo, il ruolo degli Stati Uniti, tra la disponibilità mostrata dal presidente uscente Joe Biden a collaborare con la nuova leadership siriana e la posizione più defilata di Donald Trump, convinto che gli Usa non debbano farsi trascinare in una 'battaglia' che non li riguarda.
Per ora, le truppe americane presenti in Siria non si muoveranno, dice il vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jon Finer. "Quelle truppe sono lì per una ragione molto specifica e importante, non come una sorta di merce di scambio", spiega Finer. Le truppe statunitensi ''sono lì ormai da quasi un decennio o più per combattere l'Isis'' e ''siamo ancora impegnati in quella missione''.
Secondo Politico, nell'Amministrazione Biden c'è un dibattito acceso sulla possibilità che Hayat Tahrir al-Sham (Hts) venga rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche. La testata Usa cita quattro funzionari statunitensi, alcuni dei quali non più in carica, che hanno accettato di parlare della questione a condizione di anonimato. "C'è un'enorme concitazione per vedere se, come e quando possiamo togliere dalla lista Hts", ha dichiarato uno dei funzionari in carica.
In base alla legge statunitense, il segretario di Stato può designare gruppi come Organizzazioni terroristiche straniere (Fto) se si impegnano in attività terroristiche e minacciano la sicurezza degli Stati Uniti. La designazione 'Fto' espone il gruppo e i suoi sostenitori attivi a sanzioni e procedimenti penali. Il processo contrario, ossa il 'delisting', arriva solo dopo lunghe deliberazioni interne tra funzionari della sicurezza nazionale, spiega Politico, secondo cui inoltre nessun presidente vuole essere visto come qualcuno che dà carta bianca ai terroristi revocando prematuramente la sua designazione Fto.
Nessuno a Washington piange la caduta di Assad, prosegue Politico, ma ci si interroga se il leader di Hts, Abu Mohammad al-Jawalni, sia il vero leader moderato che dice di essere o un lupo travestito da agnello. Intanto ieri il Dipartimento di Stato ha chiarito che al momento non è in corso una revisione specifica dello status di Hts come Organizzazione terroristica straniera. Tuttavia, ha spiegato che tali designazioni sono costantemente sottoposte a revisione e che ciò non vieta ai funzionari statunitensi di dialogare con il gruppo.
- 23:34 - Maxi incendio a Malibu in California, migliaia gli evacuati
Los Angeles, 10 dic. (Adnkronos) - Migliaia di persone sono state evacuate a causa dell'incendio boschivo, scoppiato lunedì in un'area nota come Malibu Canyon, che sta devastando alcune zone della lussuosa città in California. Tra chi è stato costretto a lasciare casa anche l'attore di Hollywood Dick Van Dyke, star di Mary Poppins che compirà 99 anni venerdì, e sua moglie Arlene, mentre la cantante Cher è fuggita dalla zona, secondo quanto riporta Skynews.
Oltre 700 vigili del fuoco hanno affrontato l'incendio di sterpaglie, chiamato Franklin Fire dalle autorità, che ha finora avvolto quasi 2.700 acri di terra. E altri 300 sono in arrivo per contenere le fiamme, che non sono ancora sotto controllo. L'incendio, che a un certo punto ha minacciato il famoso molo di Malibu, ha finora distrutto un piccolo numero di case, ma non ha causato feriti o morti, ha detto il capo dei vigili del fuoco della contea di Los Angeles Anthony Marrone in una conferenza stampa.
Migliaia di residenti della California meridionale sono attualmente sottoposti a ordini di evacuazione. Oltre 8.100 case e altre strutture sono attualmente minacciate dalle fiamme e circa 6.000 persone sono state avvisate di essere pronte a fuggire all'istante dall'incendio, che è spinto da raffiche fino a 40 miglia orarie dai famigerati venti di Santa Ana, a volte noti come "venti del diavolo".