“Il problema non è il colore politico o altro, ma la sicurezza nazionale. Io me ne infischio dei 5 Stelle, del Pd, della Lega. Chi se ne frega. Si parla di sanità, di salute. Punto”. E’ l’appassionato sfogo del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che, ospite di “Non è l’arena” (La7), respinge l’accusa secondo cui la determinazione delle zone regionali del contagio da coronavirus nasconda motivazioni politiche.

“La sicurezza nazionale – continua – passa purtroppo attraverso il sacrificio. E il sacrificio è, in primis, nostro, perché dobbiamo analizzare i dati, gestire e informare. E’ una sofferenza. Voi non immaginate che sofferenza ho io a pensare ai 38mila morti, ai miei colleghi morti, agli altri miei colleghi che mi chiamano tutti i giorni e che mi dicono: ‘Fate le zone rosse, perché non ce la facciamo più’. Lo vogliamo capire che siamo in guerra? E stiamo lottando per salvare l’Italia. Punto”.

Al conduttore Massimo Giletti che gli ricorda alcuni esempi di disservizi e di ritardi in Lombardia, Sileri risponde: “E’ vero. Però questo è il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Poi chi ha sbagliato verrà cacciato a calci nel culo. Punto”.

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