Volvo Studio Talks è un nuovo format lanciato dalla Casa svedese, che ha come obiettivo quello di condividere esperienze in tanti ambiti, facendo dialogare entità diverse con un’unica convinzione: solo il confronto fra diverse prospettive può creare progresso, innovazione e successo.

Il primo evento è stato inaugurato con un collegamento a livello mondiale tra cinque Volvo Studio: Milano, il primo realizzato, Stoccolma, New York, Tokyo e Varsavia. Si è affrontato il tema della sicurezza, particolarmente caro alla casa svedese come ha ricordato Michele Crisci, Presidente di Volvo Cars Italia, “La sicurezza è nel DNA di Volvo. Riteniamo che un costruttore automobilistico abbia il dovere di occuparsi di tutti i fattori che influiscono sulla sicurezza del traffico. In passato così come oggi, le nostre proposte hanno fatto e fanno discutere. Noi siamo convinti che l’importante sia mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema, anche provocando reazioni”.

Come non ricordare, a questo proposito, che Volvo, più di 60 anni fa sviluppò la cintura di sicurezza a tre punti che oggi tutti consideriamo utile, al punto che ha salvato più di un milione di vite umane. Tuttavia, una testata globale come il New York Times, nel 1986, scriveva che “le cinture di sicurezza violano i diritti individuali”. Una dimostrazione che, per garantire una mobilità sostenibile e sicura non basta l’azione di un singolo, ma sono necessari cambiamenti comportamentali e culturali ma anche educativi e regolamentari.

Il gruppo di esperti presenti al Volvo Studio Milano, moderato dal direttore di Quattroruote Gian Luca Pellegrini, ha dunque approfondito il tema della sicurezza da diverse angolazioni. Ad aprire i lavori lo stesso Michele Crisci, secondo cui “qualsiasi tecnologia del futuro non può azzerare la fisica. Un corpo che viaggia a 180 km/h, per essere frenato ha bisogno di una lunghissima percorrenza, quindi si arriverà ad un certo punto in cui le velocità saranno tutte controllate”, riferendosi al fatto che, a partire da quest’anno, tutte le Volvo hanno una velocità limitata a 180 km/h. Una decisione controversa e che fa discutere, proprio come con le cinture di sicurezza.

Ad inquadrare il tema dal punto di vista delle forze dell’ordine ha provveduto la dott.ssa Federica Deledda, Vice Questore della Polizia di Stato e Dirigente della Polizia Stradale di Cremona, che ha illustrato il progetto Icaro, con il quale la Polizia porta la sicurezza stradale nelle scuole, un’iniziativa che per l’efficacia dimostrata nel tempo è stata adottata da diversi altri Paesi della Comunità Europea, diventando esempio di eccellenza italiana. La Deledda ha poi sottolineato l’importanza della comunicazione come strumento di prevenzione in un mondo in cui gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni. E le tre cause principali sono legate a cattivi comportamenti: distrazione alla guida (15,1%, per gran parte provocata dalla distrazione da smartphone), mancato rispetto della precedenza (13,8%) e velocità troppo elevate (9,3%). Tra l’altro, l’articolo 230 del Codice della Strada, che risale al 1992, prevede l’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole. Inutile chiedersi in quante scuole ci siano queste lezioni. Un vero peccato visto che, proprio i ragazzi sono i primi ad incappare nel “paradosso del giovane guidatore”, quello che li porta ad essere convinti della propria invincibilità, anche in auto.

La sicurezza, tuttavia, è anche un problema sanitario. Per questo il dottor Federico Semeraro, Anestesista Rianimatore del Comitato Scientifico Italian Resuscitation Council Bologna ha evidenziato che, sebbene la prima causa di morte al mondo sia l’arresto cardiaco e gli incidenti stradali causino meno vittime rispetto ad un’ascensore, la sicurezza in auto sia fondamentale. In caso di arresto cardiaco è fondamentale intervenire entro i primi 6 minuti ma la media del tempo in cui arriva un’ambulanza è di 9 minuti: troppo tardi. Col progetto Volvo Lifesafer in Olanda si sono dotate le Volvo dei clienti che aderiscono, di un defibrillatore in modo tale che la vettura Volvo più vicina possa intervenire e prestare soccorso.

Infine la professoressa Federica Foiadelli, docente del Politecnico di Milano – Dipartimento di Energia, ha infine lanciato uno sguardo sul futuro parlando della sicurezza nello scenario della mobilità elettrica del futuro sia per quanto riguarda i veicoli che per le infrastrutture di ricarica. Un altro lato della stessa medaglia, sicurezza e sostenibilità, proprio a conferma che la pluralità di visioni è fondamentale per portare valore per la comunità. Del resto è la storia che ce lo insegna: Edison, Tesla e Westinghouse furono tre uomini che lottavano per far prevalere la corrente alternata su quella continua e viceversa. Ma il mondo aveva bisogno di entrambe.

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