La politica è colore, in questo caso quello di Fratelli d’Italia. Ma dietro gli intrecci fra il calcio a 5 e il partito di Giorgia Meloni sotto la gestione dell’ex presidente Andrea Montemurro c’è un altro scontro, questo sì davvero politico, tutto interno al pallone. Da una parte la Lega Dilettanti di Cosimo Sibilia, che aveva commissariato la divisione, dall’altra la FederCalcio di Gabriele Gravina, che ha annullato il commissariamento. Un braccio di ferro istituzionale, con vista elezioni: fra neanche 6 mesi si vota per la guida del pallone italiano e pure il calcetto avrà la sua parte.

Negli scorsi giorni ilfattoquotidiano.it (insieme a La Repubblica) ha raccontato dei rapporti fra la divisione Calcio a 5 e FdI: tra le altre cose, un progetto sociale organizzato con Opes, ente di promozione costola del partito, e alcune fatture finite nel mirino dell’organismo di vigilanza interno. La vicenda è stata valutata e archiviata dalla Procura Figc, che non ha rilevato illeciti (anzi, ha contestato la vigilanza, ma la Lega è pronta a fare ricorso al Collegio di garanzia al Coni). Una guerra di carte bollate, che si ricollega a quella sul commissariamento della divisione, il cui presupposto sta proprio nelle eventuali irregolarità riscontrate in passato: la Lega Dilettanti l’aveva deciso in estate, il Tribunale Figc l’ha sospeso a inizio settembre e poi definitivamente annullato con la sentenza in appello, reinsediando il vecchio comitato direttivo con a capo il vicepresidente ed ex braccio destro di Montemurro, Gabriele Di Gianvito.

Le posizioni sono chiare. La Lnd avrebbe voluto una forte discontinuità rispetto alla vecchia gestione dopo i dubbi emersi. La Figc è contraria: ha spiegato che non c’erano i presupposti per il commissariamento, tanto più che le stesse contestazioni (giudicate infondate) erano state mosse solo all’ex presidente e non al resto della governance, ipotizzando quindi un abuso della Lega. Questo in realtà lo hanno detto gli organi di giustizia, che dovrebbero essere terzi e indipendenti, formalmente lo sono come in tutte le federazioni, ma come in tante federazioni finiscono per essere emanazioni di quelli politici. Perciò nel contenzioso è possibile vedere un braccio di ferro, non il primo, fra Gravina e Sibilia, n. 1 e 2 del calcio italiano, probabili candidati alle prossime elezioni federali in calendario a marzo 2021.

L’ultima volta Gravina e Sibilia erano alleati, ora il secondo si aspetterebbe una staffetta e il primo non pare d’accordo. Così anche il calcetto può diventare occasione di tensione. È una piccola ma autonoma divisione nello sconfinato impero dei Dilettanti, che da solo vale il 34% dei voti. Col commissariamento, la divisione sarebbe stata sotto il fermo controllo della Lega. Senza lo è molto di meno, può diventare un vantaggio per Gravina e un fastidio per Sibilia. Alle urne, il calcio a 5 conta un paio di delegati assembleari, da rosicchiare al fronte Sibilia: circa lo 0,7% del totale, briciole, comunque utili in quella che si annuncia come una delle elezioni più incerte di sempre. Ma più in generale, può aprire una crepa nella granitica Lega Dilettanti (o almeno così spera chi punta a indebolirla). È anche per questo che il calcio a 5 è diventato di recente oggetto di tante attenzioni mediatiche, denunce incrociate, procedimenti legali. In ballo alla fine potrebbe esserci il futuro della stessa divisione: mentre Sibilia valuta se retrocederla a semplice dipartimento (con meno autonomia, soprattutto di spesa…), l’attuale reggente Di Gianvito punta a staccarsi dalla Lnd e passare sotto l’egida della Figc, cioè di Gravina (come ha già fatto la Serie A femminile). La partita (di calcetto) continua.

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