Una settimana di tempo per sciogliere tutti i nodi, ad iniziare dal tema della capienza di palasport, musei e teatri sul quale continua forte il pressing. Governo ed enti locali proveranno in questo arco di tempo a risolvere i punti ancora in discussione prima del varo del nuovo Dpcm con le misure di contrasto al Covid-19, ora che la curva dei contagi sta risalendo dopo settimane di tregua. Quelle in vigore, infatti, sono state prorogate fino al 15 ottobre con il decreto approvato in Consiglio dei ministri che sposta il termine dello stato di emergenza al 31 gennaio 2021. Al quale è allegata la sola novità dell’uso obbligatorio delle mascherine anche all’aperto, con tanto di prescrizione a portarle con sé ogni volta che si esce di casa, su cui c’è il sostanziale parere favorevole di Regioni, Comuni e Province.

La prima riunione con il governo, cui hanno preso parte i ministri degli Affari Regionali, Francesco Boccia, e in collegamento dalla Sardegna il titolare della Salute, Roberto Speranza, consegna un passaggio significativo: il ritorno alla cabina di regia, chiesto a gran voce da tutti gli attori presenti al tavolo, che si riunirà frequentemente. “Se lo strumento ha funzionato nei momenti più duri dell’emergenza e per la fase delle riaperture, a maggior ragione può essere utile adesso”, è il ragionamento portato dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, e sottoscritto anche dal numero uno di Anci, Antonio Decaro.

Il sindaco di Bari, poi, ha introdotto nella discussione la possibilità, per i primi cittadini, di fare alcune ordinanze più specifiche rispetto alla fase più drammatica in cui avevano rinunciato al potere di ordinanza. Il clima è disteso, giovedì ci sarà un altro incontro tra le parti, mentre le Regioni si riuniranno, prima della Stato-Regioni e della Conferenza unificata. Un confronto interno in cui torneranno anche le parole del governo. Che rassicura sui protocolli vigenti, quelli relativi al comparto scuola e le attività produttive: “Non sono messi in discussione, ma restano in vigore”, assicura Boccia.

Si dibatte invece sui palasport. Un tema da affrontare, secondo Bonaccini: “Siamo ora Paese sicuro, grazie alla collaborazione istituzionale. C’è preoccupazione ma non siamo per fortuna nelle condizioni di altri Paesi europei. Bisogna continuare su questa strada”, ha spiegato. La richiesta delle Regioni è stata quella di valutare la presenza del pubblico a percentuale per palazzetti dello sport e teatri e altre strutture simili, come i musei ai quali tiene molto il ministro della Cultura Dario Franceschini, sempre con controllo accessi entrate-uscite, mascherine obbligatorie e rilevamento temperatura. Non per gli stadi, dove la capienza massima di 1.000 persone è condivisa, sempre a patto di ok dell’autorità sanitaria.

Mentre Speranza ha annunciato che i medici di famiglia sono disponibili ad aprire i loro studi per i test rapidi antigenici. Ma il ministro della Salute ha anche espresso preoccupazione per i dati sui contagi che arrivano da alcuni Paesi europei come Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Belgio e soprattutto Olanda. E in un tweet annuncia la firma di un’ordinanza che dispone test per chi arriva proprio da queste nazioni. Tra i nodi che andranno sciolti nei prossimi giorni sulla bozza del nuovo Dpcm, di sicuro c’è quello che riguarda il campo d’azione delle Regioni, che nel testo da approvare, come spiegato direttamente dal premier Giuseppe Conte possono prevedere solo misure più restrittive rispetto a quelle del governo. Questo è l’aspetto “meno condiviso da me e da altri governatori”, spiega il presidente della Liguria, Giovanni Toti.

Che considera comunque “un passo avanti” il fatto che venga contemplato “un confronto con il ministro della Salute sulle eventuali norme migliorative”. Non dovrebbero esserci particolari problemi sul resto del decreto, soprattutto dopo che il presidente del Consiglio, ricordando che sono previste sanzioni per chi non rispetta l’obbligo di indossare le mascherine, assicura che non verrà leso il “sacrosanto principio” del cittadino di non vedersi entrare lo Stato in casa propria. Dunque, niente controlli domiciliari. Mentre le norme su quarantena e autoisolamento non cambiano. Su tutto il resto c’è una settimana intera per discutere.

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