Non siamo contenti, ma sollevati. Saremo contenti quando la manutenzione dei canali e della città sarà fatta ogni giorno”. Da oltre trent’anni Anna vive in una casa al piano terra nel sestiere San Marco a Venezia, uno dei più colpiti dall’acqua alta del novembre 2019. “Un anno fa abbiamo dovuto buttare via oltre 800 libri e diversi elettrodomestici” spiega mentre sfoglia un album di fotografie rovinato dall’umidità. Oggi in queste calli aspettavano 135 centimetri di acqua, ma con l’entrata in azione del Mose le calli sono rimaste asciutte. “Se fosse rimasta a quel livello anche senza Mose non sarebbe entrata in casa, ma saremmo stati allarmati perché bastava qualche centimetro per essere fritti – racconta Gianni, un altro residente – siamo moderatamente contenti, ma la preoccupazione rimane. Dobbiamo vedere se è un caso o meno e bisognerà fare altro oltre a tirare su le paratie”. Il pensiero va ai costi dell’opera e alle inchieste che hanno riguardato la sua costruzione. “Tutti i soldi spesi per il Mose, bene o male, non hanno permesso di fare altri lavori di manutenzione ordinaria. La città è fragile, occorre averne cura tutti i giorni”

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