Bene le nuove leggi anticorruzione, che rischiano di essere ostacolate dall’eccessiva durata dei processi. Da rivedere la mancanza di leggi sui lobbistie sul conflitto d’interessi che influenza negativamente soprattutto l’indipendenza dei media. È la fotografia scattata al sistema giuridico italiano contenuto dalla Commissione Europea. Nel primo rapporto sullo stato di diritto l’Italia viene promossa, ma Bruxelles sottolinea alcune inefficienze legate ai tempi lunghi dela giustizia lenta e alla scarsa indipendenza dei media, dovuta soprattutto al conflitto di interessi nel settore audio-visivo.

“In discussione riforme per razionalizzare procedure” – La Commissione ha esaminato quattro aspetti: giustizia, leggi anticorruzione, libertà dei media e suddivisione dei poteri tra istituzioni. In un rapporto lungo 26 pagine spiega che “il sistema italiano tutela l’indipendenza giudiziaria, compresa quella dei pubblici ministeri. Nell’agosto 2020, una riforma riguardante il Csm e altri aspetti del sistema giudiziario è stata proposta dal governo. È importante – si auspicano dall’Ue – che tale riforma garantisca l’indipendenza della magistratura, e ne rafforzi la trasparenza e l’integrità. Per quanto riguarda l’efficienza, il sistema giudiziario continua per affrontare sfide importanti. Nuove riforme volte a razionalizzare le procedure civili e penali sono in discussione in Parlamento. Queste riforme, insieme a un aumento del risorse umane e l’ulteriore digitalizzazione mirano a smarltire gli arretrati”. Il riferimento è ai progetti di riforma del guardasigilli Alfonso Bonafede sul sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, recentemente presentati in Consiglio dei ministri.

“Manca una legge sul lobbismo, bene anticorruzione e whistleblower” – Sul fronte dell’anticorruzione, invece, la commissione Europea ricorda che nell’ultimo anno “l’Italia ha continuato a rafforzare il sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi”. Nel dettaglio gli analisti citano la Spazzacorrotti:”La legge anticorruzione adottata nel gennaio 2019 che ha rafforzato ulteriormente le sanzioni e i periodi di prescrizione sospesi dopo il giudizio di primo grado. Inoltre, strumenti investigativi per la lotta alla criminalità organizzata sono stati estesi ai reati di corruzione”. Il rapporto continua spiegando che “l’Autorità nazionale anticorruzione ha rafforzato il suo ruolo di prevenzione ed è stata adottata una legge per la protezione degli informatori“, cioè la norma sui whistleblower. Gli analisti Ue sottolineano poi che “la capacità di rilevare, indagare e perseguire la corruzione che è molto efficace e beneficia dell’esperienza delle autorità di contrasto nella lotta alla criminalità organizzata”. Qui però cominciano le note negative: “L’Italia non ha ancora adottato una legge completa che disciplini il lobbismo e il regime di conflitto di interessi è frammentato. Tuttavia, l’efficacia delle misure repressive è ostacolato dall’eccessiva durata dei procedimenti penali. Una riforma globale per razionalizzare la procedura penale è in discussione in Parlamento”.

“Indipendenza politica dei media è problema” – Tra i settori a rischio Bruxelles segnala “l’indipendenza politica dei media italiani” che “resta un problema. “Già 15 anni fa la commissione di Venezia -spiega la commissione riferendosi all’organo europeo per la democrazia attraverso il Diritto – aveva sollevato il caso esprimendf preoccupazione per quanto riguarda l’indipendenza politica dei media, a causa della mancanza di efficaci disposizioni sulla prevenzione dei conflitti di interesse”. Per questo motivo il rapporto “valuta l’Italia a medio rischio al riguardo e conclude che l’influenza politica continua a farsi sentire in modo significativo nel settore audiovisivo. In misura minore questa valutazione si applica anche al settore dei giornali, a causa dei rapporti indiretti tra gli interessi degli editori e il governo, a livello nazionale così come a livello locale. Sempre sul fronte mediatico, Bruxelles spiega che “l’Italia ha istituito un Centro che mira a monitorare le minacce ai giornalisti e sviluppare le misure di protezione necessarie per rispondere alle preoccupazioni in merito alla sicurezza dei giornalisti. Le pene detentive per diffamazione sono state impugnate in tribunale, attingendo alla Costituzione e alla giurisprudenza europea della Corte dei diritti dell’uomo sulla libertà di espressione. La questione è attualmente pendente prima del Parlamento”.

“Preoccupazione per campagne diffamatorie contro Ong” – Per quanto concerne invece la suddivisione dei poteri tra istituzioni, gli analisi citano la Corte costituzionale “che continua a svolgere un ruolo importante, e ha recentemente incoraggiato una maggiore partecipazione della società civile“. A proposito di società civile per Bruxelles in Italia è “vivace e diversificata“. Tuttavia, annota Bruxelles “sono state espresse preoccupazioni in merito al complessità del processo di registrazione per le Ong e della legge che armonizza le norme sul settore non profit”. Secondo Bruxelles “una narrativa negativa riguarda l’ambiente in cui operano le Ong attive nel campo della migrazione e dell’asilo. La commissione ricorda che “il Consiglio d’Europa ha raccomandato di abrogare la legge e le politiche che impediscono alle Ong di svolgere il loro lavoro legittimo, mentre l’Onu ha raccomandato di garantire i diritti e la libertà di azione, sollevando preoccupazioni sulle campagne diffamatorie contro le Ong attive nel campo della migrazione e dell’asilo“.

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