La Lega in Umbria toglie la gestione del registro dei tumori all’Università di Perugia e lavora per riassegnarla a una società regionale, il cui presidente (nominato da poco) è anche il capo di un’azienda privata che lavora sullo stesso registro in Veneto. Regione, quest’ultima, da cui arriva “in prestito” l’attuale assessore alla Sanità, Luca Coletto, già sottosegretario alla Salute con il governo gialloverde. Esiste un intreccio politico e di nomine tutto interno al Carroccio dietro il polverone che si sta sollevando nell’Ente guidato da Donatella Tesei. A inizio anno, la giunta regionale non ha provveduto a rifinanziare i 180mila euro da destinare al gruppo di ricerca universitario guidato dal professor Fabrizio Stracci, che lavora nel team perugino dall’istituzione del registro, nel 1992. Il mancato rinnovo della convenzione, scaduta a febbraio, ha determinato lo scioglimento del gruppo di lavoro, composto essenzialmente da ricercatori precari, i quali nei mesi successivi hanno trovato impiego nel settore privato. La gestione del registro ora potrebbe finire in capo appunto alla società regionale Umbria Digitale, Coletto, interpellato da Ilfattoquotidiano.it, non smentisce: “È una possibilità, le competenze del presidente sono quelle e sono ottime”. Ma, specifica, “a decidere sarà il nostro direttore generale”.

Registro rifinanziato, ma l’università per ora è esclusa
Nel frattempo, alle continue sollecitazioni delle opposizioni – con in testa Pd e M5s – la giunta Tesei ha fatto seguire annunci circa la ripartenza del registro. L’ultimo, da parte di Coletto, pochi giorni fa: “In tempi brevi – ha dichiarato – la giunta procederà ad una fase di transizione con un confronto scientifico con le parti interessate per garantire la ripresa delle attività strategiche del Registro Tumori, considerato da questa giunta uno strumento fondamentale di sanità pubblica”. Il 16 settembre Coletto ha ottenuto dalla sua giunta il rifinanziamento del registro, ma ancora non c’è una data per la “ripartenza” dei lavori. L’Ateneo perugino, intanto, è ormai fuori dai giochi: “Il gruppo di lavoro attualmente è sciolto – conferma a ilfattoquotidiano.it il professor Stracci – e non ho notizie di una rimessa in funzione delle attività. Fra l’altro sarebbe difficile ricominciare da capo, visto che i ricercatori non sono più disponibili e bisognerebbe formarne di nuovi”.

Il ruolo di Fortunato Bianconi e della sua Ict4Life
Come detto, la governatrice Tesei, di concerto con Coletto, vorrebbe assegnare la gestione del registro a Umbria Digitale, alla cui guida il 20 luglio scorso è stato nominato un ingegnere di Montefalco, Fortunato Bianconi, con un passato proprio nel gruppo di ricerca coordinato da Stracci (con il quale collabora tuttora). Il neo presidente ha partecipato a diverse iniziative del Forum sanità della Lega ed è stato consigliere comunale in quota destra a Montefalco, lo stesso Paese di cui Tesei era sindaca. Soprattutto, Bianconi è il socio di maggioranza della Ict4Life srl, società con 10mila euro di capitale sociale che ha realizzato il sito internet del registro umbro e il 12 settembre 2017 ha ottenuto lo stesso incarico (da 39.300 euro) da parte della Azienda Zero della Regione Veneto. L’eventuale assegnazione a Umbria Digitale del registro tumori andrebbe dunque a creare un corto circuito rispetto al quale la gestione del servizio finirebbe tutta nelle mani dell’ingegnere filo-leghista. In questi mesi almeno due ricercatori dello staff di Stracci sono stati assunti alla Ict4Life di Bianconi. Bianconi, più volte contattato telefonicamente e via sms da ilfattoquotidiano.it, non ha mai risposto.

Coletto: “Il modello è il Veneto. Bianconi? Grandi competenze”
Risponde alle nostre domande, invece, l’assessore Coletto, che spiega come “il registro dei tumori era fermo al 2017”. “Resterà la supervisione dell’università – afferma l’ex sottosegretario – ma il servizio deve tornare in capo alla Regione, come avviene in Veneto, su questo non ci sono dubbi. Umbria Digitale? Deciderà il nostro direttore della sanità”. E su Bianconi: “Ha fatto parte dello staff di Stracci, ha anche dato una mano per avviare il registro in Veneto, le competenze sono quelle e sono ottime”. Ma non sono le “competenze” ad essere in discussione, bensì, l’opportunità dell’operazione. “Umbria Digitale non ha il personale né il know-how per gestire il registro dei tumori più importante d’Italia”, attacca Tommaso Bori, capogruppo regionale del Pd e medico, che ha posto il problema sin da inizio anno, attraverso interrogazioni pubbliche e interventi in consiglio regionale. “Se dovesse andare in porto l’intendimento della giunta, bisognerebbe di certo rivolgersi a qualche azienda esterna, una sorta di privatizzazione”, fa notare il 30enne esponente dem. Il pensiero corre subito a Ict4Life, da molti reputata l’unica realtà privata in grado di gestire il servizio fuori dagli atenei.

Accaierie di Terni e Nardi e Alto Tevere gli osservati speciali
Il registro dei tumori, fondato nel 1992, detiene i dati relativi alle cartelle cliniche di decine di migliaia di pazienti, analizza le principali cause di morte a seconda dei territori e valuta l’impatto di situazioni ambientali critiche – fra cui la presenza dei poli industriali delle acciaierie di Narni e Terni e l’inquinamento nell’Alto Tevere – con le patologie oncologiche riscontrate su quei territori. Va detto che negli anni il registro dei tumori aveva fatto registrare una progressiva riduzione dei finanziamenti. Rispetto ai 500mila euro iniziali, con i quali veniva pagato – fra assunti e precari – un gruppo di lavoro di ben 15 persone, negli ultimi anni i fondi a disposizione sono scesi fino a quota 180mila euro, ritenuti da Stracci “assolutamente inaccettabili”. Soldi attraverso i quali si riusciva a stipendiare appena 3 ricercatori e 2 universitari. Tutto ciò a fronte di un bilancio della sanità umbra che arriva a toccare i 2 miliardi di euro.

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