Amazon si avvicina a grandi passi alla soglia del milione di dipendenti. Il colosso dell’e-commerce, uno dei principali beneficiari della chiusura degli esercizi commerciali legati alla pandemia, ha annunciato 100 mila nuove assunzioni negli Stati Uniti e in Canada per far fronte alla forte crescita dell’acquisto di prodotti on line. L’ultimo dato sull’organico, diffuso in giugno, segnava quota 874 mila.

I nuovi posti di lavoro sono posizioni sia a tempo pieno sia part-time e, fa sapere il gruppo, i nuovi assunti saranno pagati non meno di 15 dollari lordi l’ora che in stati come la California o Seattle è sostanzialmente il salario minimo previsto per legge. In alcune città riceveranno un bonus aggiuntivo di 1.000 dollari. “La nostra espansione è accompagnata da un deciso impegno alla sicurezza. Oltre a consegne efficienti e veloci per i nostri clienti, offriamo ai nostri dipendenti e partner un ambiente di lavoro sicuro e moderno”, ha annunciato Dave Clark, vice-presidente di Amazon.

Boom di utili e ricavi grazie alla pandemia – Nel trimestre aprile-giugno Amazon ha registrato profitti per 5,2 miliardi di dollari, il doppio dei tre mesi precedenti e le vendite sono aumentate del 40%. Da marzo ad oggi, il valore di borsa della società è quasi raddoppiato con una capitalizzazione che ha superato i mille e cinquecento miliardi di dollari e con il titolo che viaggia stabilmente sopra i 3.000 dollari. Il patrimonio personale del fondatore Jeff Bezos, sfiora oggi i 190 miliardi di dollari, che ne fanno l’uomo più ricco del mondo.

Posti di lavoro in cambio di agevolazioni fiscali – In passato agli annunci di Amazon di nuove assunzioni e nuovi stabilimenti, hanno fatto seguito richieste ai singoli stati e alle singole città di agevolazioni fiscali come condizione per essere scelti come sedi. In passato la società è riuscita anche a far ritirare una tassa sulle grandi imprese introdotta nello stato di Seattle, culla del colosso. E’ anche in questo modo che da alcuni anni il gruppo riesce a non pagare negli Stati Uniti neppure un dollaro di tasse ma anzi a maturare crediti d’imposta. Nel 2018 ci fu il celebre rifiuto opposto da New York alle condizioni capestro chieste da Amazon per installare qui un nuovo quartier generale. Ma sono poche le città hanno la forza e le alternative per resistere al canto delle sirena Bezos.

Articolo Precedente

Moody’s taglia il rating della Turchia. All’orizzonte il rischio di una crisi valutaria

next
Articolo Successivo

Fca brinda al nuovo accordo con Psa. Titolo in rialzo di oltre il 10% nonostante il taglio al dividendo

next