Il coronavirus Sars-CoV 2 non molla la presa. In Italia come nel resto del mondo: dalla Spagna con un tasso di positivi (rispetto al numero dei tamponi) più alto d’Europa e Israele che ha deciso alcune misure di lockdown. Gli scienziati e i ricercatori sono da mesi sono al lavoro per sviluppare un vaccino e trovare la terapia più efficace per una malattia che si è dimostrata feroce, soprattutto con anziani e fragili, e multisistemica. In attesa che questi studi portino ad arginare la malattia e chissà fra qualche tempo eradicarla, come è successo in passato per altre patologie che sembravano invincibili, una delle difese che possiamo utilizzare è quello di vaccinarci per l’influenza come ripetono immunologi e virologi da settimane. Abbiamo chiesto a Guido Silvestri, professore ordinario e direttore del dipartimento di Patologia Generale e Medicina di Laboratorio alla Emory University di Atlanta (USA), editor di Journal of Virology, la più citata rivista di virologia, ed autore di 256 pubblicazioni scientifiche, considerato uno dei massimi esperti nel campo di un virus atroce come quello dell’Hiv, perché sono importanti i vaccini e perché dobbiamo partire da quello che abbiamo già a disposizione: quello antinfluenzale.

Quanto è importante e perché il vaccino antifluenzale in vista dell’autunno e di una eventuale secondo ondata epidemica di Sars-CoV 2?
​Il vaccino antinfluenzale è raccomandato comunque, ed ancora di più quest’autunno in quanto può ridurre oltre che la mortalità da influenza, che non è da dimenticarsi, il carico ospedaliero che potrebbe essere causato da una seconda ondata di Covid-19.

Cosa ne pensa della possibilità che anche i bambini più piccoli nella fascia 0-6 anni possano essere vaccinati contro l’influenza?
​Qui negli Stati Uniti è raccomandato dopo i sei mesi, ed i miei figli, che ora sono più grandi, lo hanno fatto regolarmente ogni anno.

Cosa possiamo dire a chi è preoccupato per eventuali reazioni ed eventi avversi?
​Che sono situazioni rarissime e controllabili. Il vero problema della vaccinazione antinfluenzale non è quello della sicurezza, che è ottima, ma del fatto che non abbiamo un vaccino “universale” contro l’influenza e quindi dobbiamo ogni anno vaccinarci di nuovo.

Se io fossi una no-vax cosa mi direbbe per farmi cambiare idea?
​Le direi di avere fiducia nella scienza, che è lo strumento migliore che l’umanità abbia mai inventato per salvare vite e ridurre le sofferenze dei nostri simili. In questo i vaccini sono uno dei regali più straordinari portati dalla scienza all’umanità.

Lei lavora da anni in un “vaccine center” e da anni si dedica alla ricerca e allo studio di vaccini. Ci può spiegare quali benefici nel corso degli ultimi anni hanno portato alla salute pubblica?
Beh, i benefici portati dai vaccini alla salute umana sono semplicemente enormi. Negli ultimi anni ne sono stati introdotti alcuni che hanno ridotto moltissimo l’incidenza di malattie potenzialmente mortali come meningiti, infezioni da pneumococco, gastroenteriti virali e cancro della cervice uterina, per non parlare dei vaccini ormai classici, come polio, difterite, tetano, epatite B etc. Ora dobbiamo concentrarci su quelle infezioni per cui ancora non abbiamo un vaccino, come AIDS, malaria, tubercolosi ed ovviamente Covid.

Al momento sono cinque i potenziali vaccini per la prevenzione del Covid in fase III. Da giorni si parla dell’ipotesi di somministrare in via eccezionale il vaccino, a causa dell’emergenza, senza attendere tutti i dati. Cosa ne pensa?
Parafrasando Einstein, penso che si debba andare il più veloce possibile ma… non più veloce del possibile. In questo senso è importante che si facciano tutti i dovuti trials clinici di efficacia e sicurezza. Prendere scorciatoie alla fine sarebbe controproducente.

La corsa al vaccino ha scatenato una nuova guerra fredda tra Stati Uniti, Cina e Russia. Questa sfida può portare benefici alla ricerca?
La scienza ha in sé un aspetto di competizione anche molto serrata, e se questa porta ad accelerare i tempi in cui un vaccino sia disponibile, allora ben venga questa competizione. L’importante, naturalmente, è che la si faccia senza violare le regole del gioco, per cui ogni vaccino va testato secondo le procedure standard per determinare la sua efficacia e sicurezza.

In attesa del vaccino molti scienziati, compreso lei, indicano la strada della ricerca di una eventuale terapia. Tra i candidati ci sono gli anticorpi monoclonali. Ci spiega perché potrebbero essere un game changer? E se ci sono altre possibili terapie allo studio?
​Gli anticorpi monoclonali specifici contro Sars-CoV 2, il virus di Covid-19, sono una terapia molto promettente in quanto capaci di neutralizzare il virus. In pratica fanno quello che deve fare un vaccino (che infatti funziona perché “insegna” al nostro sistema immunitario come produrre questi anticorpi), e lo fanno da subito dopo essere stati somministrati. L’unico problema è che la loro efficacia finisce dopo qualche settimana in quanto vengono metabolizzati dal corpo umano. Personalmente sono molto ottimista che possano essere un game changer nel periodo che ci separa dall’avere un vaccino, soprattutto in soggetti ad alto rischio, anziani e con patologie pregresse, oppure in operatori sanitari.

Il professor Garattini, intervistato dal fattoquotidiano.it, ci ha detto che in futuro ci saranno altre emergenze e dovremo studiare per cercare nuovi armi contro possibili future nuove pandemie. Cosa ne pensa?
Penso che abbia perfettamente ragione. Le emergenze sanitarie sono come gli esami, non finiscono mai.

Il candidato vaccino Oxford/AstraZeneca, che era in produzione, è stato sospeso per un sospetto caso di reazione avversa. Ci spiega questo cosa significa e quali conseguenze può avere sulla sperimentazione?
​Può succedere con un candidato vaccino, ed infatti questa è proprio la ragione per cui si fanno questi trials clinici prima di partire con l’uso di massa. Sarebbe importante spiegare ai no-vax che proprio quello che sta succedendo con il vaccino Oxford/AZ ci dimostra come le loro paure nei confronti dei vaccini già approvati per l’uso siano ingiustificate.

Lei è autore – insieme un gruppo di scienziati – di una pagina Facebook chiamata Pillole di ottimismo. Ci spiega perché e come almeno questo virus verrà sconfitto?
​Il virus verrà sconfitto dalla scienza, attraverso strumenti come vaccini, anticorpi monoclonali, farmaci antivirali e migliore gestione delle complicanze cliniche più severe. Mentre questi rinforzi arrivano sarà importante usare le classiche precauzioni, come monitoraggio, le cosiddette 3T (Testing, Tracing e Treating, ndr), preparazione a livello ospedaliero e di territorio, e uso di norme elementari di comportamento (mascherine al chiuso, distanziamento sociale, igiene personale). Il tutto senza mai più ricorrere a chiusure generalizzate che hanno avuto effetti collaterali devastanti dal punto di vista socio-economico. Questo cerchiamo di spiegare nella nostra pagina, e siamo grati alle centinaia di migliaia di lettori che ci seguono con affetto e costanza.

L’intervista al professor Silvestri era stata preparata prima della notizia della ripresa dei test del vaccino Oxford/AstraZeneca

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