I casi continuano ad aumentare da metà luglio e la regione autonoma di Madrid resta la più colpita. Dopo ci sono Aragona, Paese Basco e Andalusia, che nelle ultime 24 ore ha registrato il record di 1242 nuovi positivi. La Spagna vede la curva dei contagi aumentare: ha superato i 550mila infetti dall’inizio della pandemia e attualmente è in Paese in Europa con il numero più alto di positivi rispetto ai test effettuati, l’11,8%, quando per l’Oms questa cifra non deve superare il 5% per tenere sotto controllo l’epidemia. Oltre 4mila i positivi registrati nella sola giornata di ieri. E ora i fronti che preoccupano, vista la situazione, sono due: la capacità di fare test, che sta peggiorando a livello nazionale, e l’influenza invernale dei prossimi mesi. Da luglio i contagi sono quadruplicati e la situazione ha portato il ministero della Salute a imporre misure nette. Stop alle discoteche, ridurre al massimo i contatti sociali e proibito fumare in aree pubbliche se non è possibile mantenere le distanze di sicurezza.
Test e influenza – Sul fronte tamponi, scrive El Pais, “il tempo medio che trascorre tra una persona che presenta sintomi e una diagnosi è raddoppiato da giugno“, passando “da uno a due giorni a tre e quattro”. Nei laboratori mancano personale e reagenti, che non consentono di processare in tempi brevi i test che vengono effettuati. Un ritardo che, spiega il vice presidente della Società spagnola di Sanità Pubblica (Sespas) Andrea Burón, comporta il rischio che le persone non si isolino da subito e che i loro contatti, visto che non vengono avvertiti tempestivamente, possano diffondere il virus, limitando così “la capacità rompere le catene di trasmissione del contagio“.
L’altro fronte è quello dell’influenza stagionale che ogni anno “colpisce quasi 800mila cittadini, ne manda 52mila in ospedale e ne uccide circa 15mila”, si legge ancora sul giornale spagnolo. La sua durata è di circa otto settimane a partire da metà dicembre, e le autorità sanitarie temono che il picco possa coincidere con un’altra ondata di Covid, con la conseguenza di un afflusso ingestibile di ricoveri. Il peggiore degli scenari che per Jesús Castilla della Società spagnola di epidemiologia si può evitare “limitando ulteriormente i movimenti nelle zone con il maggior tasso di casi di influenza, a partire da gennaio” e facendo il tradizionale vaccino.
Ricoveri in aumento, ma ospedali lontani da criticità – Per quanto riguarda invece la situazione ospedaliera, scrive Rtve, l’occupazione non è paragonabile a quella del picco della scorsa primavera anche se il numero di persone che necessita il ricovero è aumentata. Negli ultimi 7 giorni sono 171 i pazienti ricoverati per coronavirus: Canarie, Murcia, Andalusia e Comunità valenciana sono le regioni col maggior numero di pazienti gravi e a Madrid il numero di letti occupati da malati Covid nelle terapie intensive è del 18%, 12% in Aragona, Baleari e Paese basco.
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