Cinema

Mostra del Cinema di Venezia, Nowhere Special: la storia straziante ma bellissima di un padre malato terminale e del figlio di 4 anni

di Anna Maria Pasetti

Un film che attraversa la morte per parlare della vita. Nowhere Special, opera terza di Uberto Pasolini (regista dello struggente Still Life ma anche produttore del mitico Full Monty), contiene la forza del sussurro che penetra sotto pelle, e lì ci resta come a ricordarci che da certi sentimenti non si può sfuggire. La scelta che il 34enne malato terminale John (un intenso James Norton) deve fare è tra le più complesse in natura: da padre single e senza altri parenti, vuole trovare al figlioletto Michael di 4 anni (il miracoloso Daniel Lamont, coetaneo al personaggio) una famiglia adottiva a cui affidarlo post (sua) mortem. Per l’adorato figlio, però, vuole la migliore in assoluto, che sappia sostituirne l’amore benché consapevole della difficoltà. Per questo si affida a un’agenzia specializzata che lo accompagna in un pellegrinaggio presso famiglie di svariata tipologia accomunate dal desiderio di un figlio.

“Ho trovato un articolo sui giornali che raccontava questa storia straziante ma bellissima e da lì è nata l’idea del film” spiega Pasolini, romagnolo ma da 40 anni in Regno Unito dove ormai è radicato. Come in Still Life, ritualità e delicatezza costituiscono rispettivamente la struttura e il tono di questo testo minimalista e composto, lontano da esasperazioni drammaturgiche e forse per questo capace di suscitare le emozioni più vere. Un dramma sul “passaggio” a più livelli perché riguardano la genitorialità come valore profondo e ampio, il trasferimento della conoscenza sul rapporto vita/morte ai più piccoli, il dovere alla cura in termini heideggeriani e naturalmente la necessità di coltivare la memoria. Facendo le “prove generali di paternità”, James Norton ha creato con Daniel/Michael un rapporto parallelo a quello messo in scena nel film, “ed era inevitabile perché dovevamo crescere insieme, conoscerci, fidarci l’uno dell’altro” dice l’interprete inglese il cui sguardo sul bimbo esonda di infinita dolcezza.

Se la commozione è l’inevitabile cifra spettatoriale davanti a questo piccolo grande dramma dell’anima, ciò che emerge da Nowhere Special è la capacità di urlare alla vita senza quasi mai proferir parola: gli sguardi tra John e il minuscolo Michael vibrano di un’eloquenza che strappa il cuore. Il viaggio di John, un lavavetri nordirlandese che dal nulla viene (orfano lui stesso) e nel “nowhere” è destinato ad andare se non dentro la “Memory Box” che un giorno suo figlio aprirà, ha i sentimenti di piccoli Ozu o Dardenne dell’Ulster (è lo stesso regista ad averli indicati come fonti di ispirazione) laddove la silente e imperterrita determinazione di un padre lo trasforma dall’uomo qualunque a “special”. Il film concorre alla Mostra nella sezione Orizzonti e uscirà prossimamente nelle sale per Lucky Red.

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