Nove obiettivi economico-sociali di lungo termine, decisamente ambiziosi: dal raddoppio del ritmo di crescita del pil alla ripresa del tasso di fertilità, passando per la riduzione dell’abbandono scolastico. A fissarli sono le linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che hanno avuto il via libera del Comitato interministeriale per gli affari europei che si è riunito a Palazzo Chigi. Si tratta dei paletti dentro i quali dovrebbe muoversi il Recovery plan italiano, da presentare per ottenere a partire dall’anno prossimo i 191,4 miliardi prestiti e sovvenzioni a valere sulla Recovery and Resilience Facility, cuore del Next Generation Eu. Gli altri 18 miliardi circa (il totale è 209) andranno a rimpinguare fondi europei già esistenti. Il percorso comunque è ancora lungo: il piano definitivo arriverà solo a gennaio. “Noi ci eravamo premuniti per consegnarlo alla metà di ottobre”, ha chiarito il premier Giuseppe Conte, “invece ora sono arrivati i tempi ufficiali della Commissione e si dilatano: il 15 ottobre non va consegnata la versione completa ma solo le linee guida che comprendono obiettivi strategici. Il piano completo va consegnato da gennaio 2021 e noi confidiamo di presentarlo subito alla prima data utile”.

La bozza indica sei missioni, macroaree in cui saranno inseriti i progetti di spesa che saranno selezionati nelle prossime settimane lavorando a stretto contatto con le strutture della Commissione: si tratta di digitalizzazione, transizione green, infrastrutture, istruzione e formazione, inclusione sociale e salute. Quest’ultimo capitolo, se finanziato con il Recovery fund, potrebbe forse ridurre le fibrillazioni riguardo all’opportunità di chiedere i prestiti del Mes, opzione che vede sempre contrario il Movimento 5 Stelle. Ma va ricordato che le risorse del Recovery arriveranno solo nella seconda parte del 2021.

I nove obiettivi – Il piano punterà a raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana all’1,6% annuo dallo 0,8% medio dell’ultimo decennio, portandolo almeno in linea con la media Ue. L’altra priorità è aumentare di dieci punti il tasso di occupazione per raggiungere la media europea del 73,2%. Legati a doppio filo con i primi due sono gli obiettivi di ripresa del tasso di fertilità e crescita demografica, abbattimento dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani, migliore preparazione degli studenti e aumento della quota di diplomati e laureati, miglioramento degli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale, riduzione dei divari territoriali di pil, reddito e benessere. In più si vuole rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche. Il tutto garantendo la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica.

La rivoluzione verde – Gli obiettivi indicati nel testo sono investimenti finalizzati a conseguire gli obiettivi dello European Green Deal (inclusa la strategia ‘From farm to fork’); infrastrutture per la graduale decarbonizzazione dei trasporti e mobilità di nuova generazione; adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria; miglioramento efficienza energetica e antisismica di edifici pubblici e stabilimenti produttivi. E ancora: gestione integrata del ciclo delle acque e monitoraggio della qualità ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento; protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici, riconversione produzione e trasporto energia in chiave sostenibile, investimenti per economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili); sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia (Taranto) e valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale. Il contesto di riferimento riconosce i progressi compiuti nella riduzione delle emissioni di Co2 e nell’incremento della quota di fonti rinnovabili sul consumo di energia. Ma l’inquinamento dei centri urbani, infatti, rimane elevato e il 3,3% della popolazione vive in aree dove sono stati superati i limiti Ue delle sostanze inquinanti. Quanto all’inquinamento del suolo e delle acque è ancora sopra soglia, soprattutto nella pianura padana.

La digitalizzazione – “La spesa per ricerca e sviluppo in Italia è sensibilmente inferiore alla media Ue”, si legge nella bozza del Pnnr. “Nel 2019 in Italia il 76% della popolazione di 16-74 anni ha usato Internet negli ultimi tre mesi a fronte dell’87% dell’Ue. In Italia, soltanto il 22% dei cittadini dimostra competenze digitali avanzate, con quote fortemente differenziate per età”. Gli obiettivi del governo per invertire la rotta passano da digitalizzazione della Pa, sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud), identità digitale unica per cittadini e imprese, completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica, interventi per lo sviluppo delle reti 5G, innovazione tecnologica e digitalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico), potenziamento della digitalizzazione del patrimonio culturale, interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide.

Riforma del lavoro – Leggi delega entro aprile 2021 ed emissione dei decreti per fine 2021. E’ la tempistica della riforma del lavoro, che figura tra le politiche di supporto per la realizzazione degli obiettivi del Piano. Si punta anche a migliorare l’equità, tutelando i lavoratori vulnerabili e garantendo salari dignitosi, incentivare la produttività del lavoro con il rafforzamento degli incentivi fiscali al welfare contrattuale e la promozione della contrattazione decentrata, accrescere le skill e ridurre il divario tra competenze domandate e offerte. Le azioni prevedono la revisione degli ammortizzatori sociali, l’attuazione delle politiche attive del lavoro, la formazione on the job e life long learning, il salario minimo per tutelare le categorie più deboli, fissato a livelli competitivi. Si parla anche di contrasto al lavoro nero e all’evasione contributiva, riduzione dell’incidenza dei Neet e avviamento dei giovani al lavoro e promozione del lavoro femminile.

Il fisco – La riforma del fisco è inserita tra le politiche di supporto. Prevista una riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro con una riforma dell’Irpef in chiave progressiva, sostegno alle famiglie e alla genitorialità in raccordo con il Family Act, revisione dei sussidi, con particolare attenzione a quelli dannosi per l’ambiente, semplificazione degli adempimenti per i contribuenti e le imprese, contrasto all’evasione fiscale promuovendo l’uso dei pagamenti digitali e migliorando le risorse delle agenzie fiscali e delle autorità di controllo. Oltre al pieno utilizzo e interoperabilità delle banche dati nel rispetto della privacy. La finalità della riforma del fisco punta a “miglioramento dell’equità, efficienza e trasparenza del sistema tributari”, “aumento offerta di lavoro e investimenti materiali e in R&S delle imprese”, contributo al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale. Per quanto riguarda la tempistica si punta alla “presentazione della Legge Delega entro fine 2020” e all’emissione dei “decreti entro fine 2021”.

La pubblica amministrazione – Le finalità della riforma della pa, contenute nelle linee guida per la definizione del Piano, sono nuove competenze per la Pa, riforma dei reclutamenti e formazione personale, innovazione organizzativa, smart working e inclusività, semplificazione dei processi amministrativi, creazione dei poli territoriali avanzati e ammodernamento ed efficientamento energetico degli edifici pubblici.

Le infrastrutture – “Necessità di una nuova stagione di pianificazione strategica di medio periodo, con un piano di sviluppo integrato, sostenibile e interconnesso per un Paese più competitivo, equo e vivibile, riducendo il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno”. Gli obiettivi del governo per invertire la rotta comprendono, si legge nella bozza del Pnrr, completamento dei corridoi Ten-T della rete ferroviaria, Alta velocità di rete per passeggeri e merci; lo sviluppo della rete stradale e autostradale, ponti e viadotti, smart districts e intermodalità logistica integrata, mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile.

Competitività delle imprese – Rafforzare la capacità competitiva delle imprese del Paese, necessità di sostenere le Pmi, “motore propulsivo del Paese”, favorendo processi di fusione, patrimonializzazione e cooperazione tra reti di imprese. Ma anche incentivare i settori e le filiere con potenziale di crescita, migliorare la capacità di attrarre gli investimenti e favorire processi di reshoring. Sono alcuni degli obiettivi nella bozza del Pnrr. Il piano prevede investimenti in ricerca e sviluppo, politiche per l’attrazione di investimenti diretti esteri e a favore del reshoring, rafforzamento del Patto per l’export e sostegno all’internazionalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico), potenziamento degli strumenti finanziari per la maggior competitività delle imprese sui mercati internazionali e dell’ecosistema digitale per la promozione dell’industria culturale e del turismo.

La riforma della giustizia – La giustizia deve diventare “un fattore di competitività“, attraverso la riduzione dei tempi dei processi e investimenti per potenziare il personale e le dotazioni. Sono le finalità indicate nella bozza. “Il quadro legale deve diventare un fattore di competitività del Paese anziché un ostacolo agli investimenti, grazie a maggiore trasparenza, celerità e prevedibilità“, si legge nella bozza del Piano. “La durata dei procedimenti civili e penali, pur diminuita, è infatti ancora eccessiva e dovrà essere ridotta con interventi di riforma processuale e ordinamentale“, si sottolinea, ricordando che la riforma della giustizia “sarà accompagnata dal potenziamento ed adeguamento delle risorse di personale e delle dotazioni strumentali e tecnologiche“. “Riduzione durata procedimenti civili e penali, aggiornamento codice civile, riforma diritto commerciale per allineare governo societario a standard Ue”, sono i temi evidenziati, mentre quanto alla tempistica è indicato “presentazione delle Leggi Delega entro aprile 2021, emissione decreti nel 2021-2022”.

Il Sistema sanitario – “Il Governo intende dare seguito alle misure a sostegno del Servizio sanitario nazionale adottate con i recenti provvedimenti attraverso un piano di investimenti e misure organizzative e di politica industriale di medio-lungo termine”. Lo annuncia la ‘missione Salute’ prevista dal Piano. In dettaglio l’obiettivo per il Ssn “sarà di migliorare la qualità dell’assistenza, la capacità ricettiva degli ospedali, compresi i letti di terapia intensiva, la tempestività di risposta alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie”, si legge. “Si investirà nella digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina”. Uno specifico investimento “sarà prontamente avviato sulla cronicità e le cure a domicilio per superare le attuali carenze del sistema delle Rsa”, continua il piano. Fra gli obiettivi il Piano indica dunque il “rafforzamento della resilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero, sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica“. Ma anche “digitalizzazione dell’assistenza medica e dei servizi di prevenzione; rafforzamento della prossimità delle strutture del Ssn; integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali e ambientali; valorizzazione delle politiche per il personale sanitario”.

Il punto di partenza – In premessa, il documento tratteggia il contesto in cui vengono fissati i nuovi obiettivi. Da due decenni l’Italia cresce meno della media dei Paesi avanzati. Il Pil reale nel 2019 era ancora inferiore del 4% rispetto al 2007. Seppur in recupero negli ultimi anni, il tasso di investimento è rimasto sotto ai livelli precedenti il 2008, anche nella componente degli investimenti. La spesa per ricerca e sviluppo è inferiore alla media Ue, così come lo sono l’innovazione e digitalizzazione.

E, ancora, il tasso di partecipazione al lavoro e il tasso di occupazione sono tra i più bassi dell’Ue, con un gap maggiore per l’occupazione giovanile e femminile. Persistono notevoli carenze educative in confronto alla media Ue. Il tasso di fertilità è basso, anche nel confronto europeo, e in discesa. Gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) sono migliorati negli ultimi anni, ma la loro ripresa è minacciata dagli effetti della pandemia. Il divario Nord-Sud in termini di Pil, occupazione e Bes si è aggravato. Il Paese è altamente vulnerabile a calamità naturali e dissesto idrogeologico. Il debito pubblico è il secondo più elevato dell’Ue in rapporto al Pil, la spesa pensionistica è prevista salire in rapporto al pil nel prossimo decennio.

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