L’autostrada è allagata a causa della pioggia e resta chiusa per un giorno, nonostante sia un’infrastruttura nuova di zecca. Tutta colpa dei terreni che si sono riempiti d’acqua e l’hanno lasciata tracimare sulla sottostante carreggiata. Nessuna responsabilità da parte del costruttore o della struttura tecnica della Regione Veneto che deve controllare la realizzazione della più importante opera stradale cantierata in Italia, la Pedemontana Veneta, del costo sulla carta di tre miliardi di euro, in realtà molto di più a causa del project financing. La tesi dello “scaricabarile” è sostenuta in un comunicato stampa diffuso dalla Regione Veneto in merito alla chiusura “in via precauzionale” della superstrada nel tratto compreso tra Malo e la A31 Valdastico. Si tratta di 5 chilometri, inaugurati alcuni mesi fa (su un totale, finora, di una dozzina di chilometri). Sono una piccola parte dell’intera opera di 94 chilometri, che ha visto la posa della prima pietra nove anni fa, nel novembre 2011, ma sufficienti per dimostrare l’esistenza di criticità, che già si aggiungono a quelle sospettate dalla magistratura.

Il movimento che si oppone alla Pedemontana ha avuto buon gioco a diffondere una nota poche ore dopo la chiusura. “Lo avevamo detto ed è capitato, il Mose della terraferma veneta, la Superstrada Pedemontana Veneta si è allagata. Il casello di Malo, aperto a giugno, è chiuso e non funziona. Il blocco era visibile dalla rotatoria di San Tomio di Malo che immette al casello. Risulta, inoltre, esondata la roggia Riale a Breganze che affluisce nel Laverda interessando anche qui la Pedemontana”. La causa? “Si è allagata una canna del tratto compreso tra A31 e casello di Malo. Dispiace avere ragione, ma le capacità tecniche dei salernitano-piemontesi sono quelle che dimostrano i fatti. A poco serve cercare giustificazioni, il nostro è un territorio di terra e acqua che ora ha dimostrato cosa può provocare la pioggia”. Il riferimento è alla Sis, la società che sta costruendo l’opera in quanto concessionaria. I comitati puntano il dito contro il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il suo assessore Gianpaolo Bottacin: “Adesso li vedremo nell’ennesima puntata con la supercazzola dell’impegno per aiutare i veneti, arrampicandosi sugli specchi e prendendosela ‘con i segni dei tempi’. Invece, dovrebbero dichiarare anche l’emergenza Spv, perché col fischio, caro Luca, che riuscirai ad aprirla”. E spiegano: “Oltre ai due innesti su A27 e A4, al tunnel Malo-Castelgomberto, adesso mancano i tunnel artificiali di Malo A31, aperti a giugno”.

Che il nuovo tratto di autostrada si sia allagato è quantomeno inconsueto. Pronta la replica della Struttura di progetto della Regione Veneto. “La chiusura si è resa necessaria in quanto, a causa delle forti e violente precipitazioni, la sede stradale è stata invasa anche dall’acqua proveniente dai terreni ad essa adiacenti, estesamente inondati”. Ma le piogge non sono una variabile in sede di progetto? Risposta: “Sulla base degli studi idraulici effettuati in fase di progettazione, il dimensionamento del sistema di smaltimento idraulico è tarato al fine di allontanare le acque scolanti delle scarpate e della piattaforma stradale: la tracimazione dai campi alla strada dipende dall’inadeguatezza del sistema di raccolta delle acque piovane nelle ampie superfici coltivate a nord dell’infrastruttura”. La colpa è dei contadini? Non direttamente. “Questo conferma la necessità di provvedere con continuità ai lavori di manutenzione da parte dei Consorzi di Bonifica della rete di scolo, ma anche all’efficientamento e al ripristino del reticolo minore dei fossati”. Eppure si ammette che il problema era previsto. “La problematica era già stata tecnicamente sollevata e per questo sono in fase di studio delle soluzioni individuate nell’ambito dei ‘tavoli idraulici’ già attivati dalla Regione con i Consorzi interessati e con il Concessionario”.

Immagine d’archivio

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