A pochi istanti dal sogno, infranto nei minuti finali dalle reti di Marquinos (90’) e Choupo-Moting (93’).

Ci credevano i giocatori in campo, ci credevano i tifosi atalantini da casa.

Ci stavamo credendo tutti.

Sembrava ormai fatta per l’Atalanta di Gianpiero Gasperini che, nonostante la sofferenza del secondo tempo, al 90’ conduceva ancora 1-0 grazie al gol di Mario Pasalic siglato al minuto 27.

Ma si sa, il calcio è imprevedibile, soprattutto se dall’altra parte ci sono campioni in grado di fare la differenza in qualsiasi momento.

Non c’è riuscita nel primo tempo la classe di Neymar che, nonostante gli strappi, i tunnel, i cambi di passo da autentico fuoriclasse, si è divorato due gol incredibili che da uno come lui non ti aspetti (e la faccia sbalordita del suo allenatore Tuchel, inquadrato subito dopo le occasioni fallite dal brasiliano, rendono bene l’idea).

C’è riuscito nella ripresa invece l’enfant prodige Kylian Mbappé, entrato sì a mezzo servizio ma creando lo stesso sin da subito scompiglio nella stanca difesa atalantina, che ha retto l’urto finché ha potuto, cioè fino a quel maledetto “novantesimo”.

Lì, si è spenta definitivamente la luce della Dea, che ha accusato il colpo e pochi attimi dopo ha subìto anche il secondo e decisivo gol.

E pensare che di occasioni nella prima frazione ne ha avute anche la Dea, sventate prontamente da un ottimo Keylor Navas (uno che ne ha già vinte tre di coppe dalle grandi orecchie con il Real Madrid).

Poi la ripresa, come ci si poteva immaginare, è stata di chiaro stampo parigino, che ha spinto molto, in primis perché sembrava averne di più nelle gambe rispetto agli avversari, e poi perché era indubbiamente la squadra che aveva più da perdere.

Gasperini nel complesso però può e deve essere soddisfatto della sua squadra, che quest’anno nella massima competizione europea ha fatto sognare tifosi e appassionati, dopo che in campionato ha conquistato il terzo posto in classifica per la seconda stagione consecutiva, infrangendo anche diversi record.

Se proprio si vuole trovare il pelo nell’uovo e criticare qualcosa al tecnico italiano, lo si può fare parlando forse della gestione dei cambi durante il match (la scelta del giovane De Riva al posto di Duvan Zapata su tutte) e nel voler controbattere l’attacco avversario uomo contro uomo fino all’ultimo. Atteggiamento che fa onore, ma forse ieri sera, vista la condizione fisica, la posta in palio e la forza dell’avversario, uno “strappo alla regola” credo lo si poteva fare.

E’ passata la squadra più forte, indubbiamente, però un piccolo rimpianto in casa orobica rimane.

Certo, in molti hanno evidenziato a più riprese come il Paris Saint Germain avesse molti giocatori importanti fuori servizio: da Marco Verratti ad Angel Di Maria, da Kurzawa a Edinson Cavani (che ha lasciato il club al termine del contratto a giugno), e con un Mbappé, come già detto, non al 100%.

Ma è bene ricordare come anche la Dea abbia dovuto fare a meno del suo portiere titolare Pierluigi Gollini e soprattutto del suo uomo migliore pre lockdown, quel Josip Ilicic che avrebbe sicuramente fatto comodo per colpi, classe e imprevedibilità.

Supposizioni, pensieri che rimangono tali. Mi piace credere che sia sempre e comunque il risultato del campo a parlare.

E guardando i risultati ottenuti, il cammino fatto, il coraggio e le prestazioni sontuose mostrate durante tutta la stagione, probabilmente di più non si poteva chiedere a questa società, a questi ragazzi.

A questa meravigliosa Atalanta.

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